Fiaba Horror

Per qualche chilo in più -Seconda e ultima parte-

Quella stazione vetusta e in disuso

di Il Raccontafavole

Per qualche chilo in più   -Seconda e ultima parte-


L’accompagnò fuori dalla caffetteria e le chiese se poteva unirsi a lei per un pezzo di strada. Sarah rispose che avrebbe chiamato un Taxi.


“ Lo attendo con te”, suggerì Tim.


 La donna per l’ennesima volta guardò l’orologio e argomentò, presa dal panico: “ Cazz… sono le 11:35!”


Allora l’amico le chiese: “ Dove vive quella signora ... Travis?”


“ Non importa. Non molto lontano”, si voltò e lo baciò sulla bocca. “Addio, amore. Non dimenticherò mai questa notte.”


“Beh ... neanche io. Ma ci rivedremo, giusto?”


-Certo- Disse Sarah e si allontanò in fretta per la strada. Di lì a poco la superò un Taxi senza fermarsi, nonostante i cenni della donna. 


Continuò a camminare senza voltarsi indietro, per poi perdersi in un angolo di una stretta via. 


Si muoveva china e a corti passi, controllando che il vestito mantenesse la sua impeccabile linea.


Nel frattempo Tim, triste e assai sconsolato, non riusciva a decidersi di tornare a casa.


Rientrò nel bar e si fece servire una birra.


La musica era forte e un terribile mal di testa iniziò a rendergli la serata ancora più disperata. Guardò di nuovo attentamente il locale e parve vedere, in mezzo ad altre persone, l’ombra del tipo col cappello, seduto su una sedia, che con calma fumava una sigaretta. 


Mentre stava per richiedere il bis alcolico, vide tremolare il neon di un cartello su uno degli specchi del bar… la scritta che si spegneva e si accendeva era Trevis...England Beer. 


“ Merda”, pensò. Un uomo vicino a lui gli inviò uno sguardo torvo, ma non disse nulla.


Era il nome della vecchietta che doveva essere soccorsa da Sarah…


Aveva visto il neon che evidenziava quel nome, ma poi dimenticato. E Sarah aveva mentito. 


Di certo non aveva nessuna di cui prendersi cura, era una scusa per uscire dalla caffetteria.


“Ma lei mi ha baciato,” pensò Tim, esasperato. “Ha detto che aveva trascorso dei bei momenti con me. Mi ha chiamato amore. Perché avrebbe dovuto mentire? Perché ... "


Corse fuori dal bar. Girò l'angolo dove aveva perso di vista Sarah, capendo che sarebbe stato difficile trovarla. Tuttavia, cominciò a camminare arrivando all’angolo in questione, mentre una strana, inquietante sensazione di pericolo lo stava pervadendo.


Ricordò le enigmatiche parole della donna «Non dimenticherò mai questa notte", che poteva significare molte cose, alcune delle quali piuttosto oscure. Affrettò il passo. 


Attraversò la piazza principale, per poi spostarsi sulla strada che portava alla vecchia stazione ferroviaria. Non capiva perché stesse prendendo quella direzione, sapeva solo di avere pochissime possibilità di ritrovare il suo amore.


La stazione ferroviaria si presentò come un luogo sordido e abbandonato; luogo non assolutamente adatto per una donna.


Si accorse che ai lati della strada dissestate c’erano puttane, trans, drogati, la feccia della terra. Intorno il puzzo di urina imperversava e la spazzatura era stata depositata ad ogni angolo; i ratti banchettavano e tagliavano le strade ai passanti.


Tim alzò lo sguardo. Gli parve di vedere un pezzetto del vestito nero di Sarah, che era stato perso in una delle porte del vecchio edificio. 


Per un momento pensò ad una pura illusione: Sarah non poteva essere in quel luogo dimenticato da Dio.


Poi, d’improvviso, lei apparve come in una visione, ma non era una visione. 


Camminò attraverso un corridoio tappezzato di macerie, appena illuminato da vetusti lampioni gialli, e poi entrò nella stanza dove vide la figura di Sarah. Era grande e spaziosa. Capì immediatamente che una volta era stata la sala d'attesa, ma ora vi erano solo piastrelle bianche alle pareti e due o tre panchine di legno mangiato dall’umidità. Notò, anche, miracolosamente ancora in piedi, un chiosco di metallo arrugginito che era stato usato per vendere giornali e riviste; lì gli parve di vedere un movimento che attirò la sua attenzione. Si avvicinò al posto.


Sarah, disse, infinitamente sorpreso.


Lei ebbe a voltarsi di scatto, molto sorpresa.


“Come mi hai trovato?” 


“Non devi stare qui, vattene ti prego, vattene! E’ estremamente pericoloso”.


“ Cosa stai facendo? Perché sei qui? Che succede, Sarah!”


La ragazza, per qualche ragione, era seduta nella cabina, come se si fosse limitata ad attendere alcuni clienti che erano scomparsi da decenni. 


“Sono caduto su un sasso appuntito, credo. Mi duole terribilmente la schiena”. 


“ Merda, Sarah, che cazzo ti sta succedendo”, mentre la stava osservando da più vicino.


 E gli parve di vedere, nella luce fioca proveniente dalla strada, qualcosa che si muoveva nei suoi zigomi, qualcosa sotto la pelle, come se le ossa della ragazza stessero aumentando di volume, trasformando la carne in qualcosa di diverso.


La faccia di Sarah era stata coperta dal palmo delle sue mani, mentre cercava di sfuggire allo sguardo pietrificato di Tim.


Il dolore alla schiena stava diventando insopportabile e quando si girò, si accorse che aveva battuto sul pezzo di ferro che sosteneva un orologio che segnava ininterrottamente mezzanotte.     


“Sarah? Dove diavolo sei?”    


Poi sentì un rumore alla sua destra e lo seguì; sembrava un singhiozzo. Attraverso i frammenti di grande specchio, vide qualcosa che lo preoccupava: un altro pezzo di vestito nero. Sembrava strappato. Il singhiozzo non cessava e Tim si avvicinò a quel posto.   


La trovò nell'ultima stanza di un bagno, seduta sui resti di una toilette. Il suo volto era coperto con le mani, capì che era lei, ma qualcosa non quadrava. Era diversa. 


Tim sentì l’abito della donna scricchiolare per poi aprirsi come fosse un fiore. Da esso apparve una massa di carne flaccida e pallida, in altre parti blu-venato. La ragazza gridò e scalciò come se fosse invase da formiche parassite. L’abito si sgretolò del tutto. 


Tim fece un passo indietro, sapendo che quello che vedeva era impossibile.


 “E’ stato qui che ho fatto il patto”, disse piangendo la donna.


Tim abbassò le braccia e guardò nella sua direzione. I suoi occhi, i suoi scintillanti occhi intelligenti erano lì, a guardarlo, ma era l'unica cosa riconoscibile di lei. Tutto –gli alti zigomi, le guance, erano appese come una piega sotto il mento; Sarah sembrava un’altra persona, non era più quella vista nella caffetteria. L’abito era stato sommerso da un enorme, bianco, corpo flaccido.


“Volevo essere magra. Volevo essere magre per te, per te che mi guardassi come le altre belle ragazze. Anche se solo per un giorno. Così ho fatto il patto. Qui. E ha funzionato. Questa mattina mi sono svegliata magra, bella, come ho sempre sognato. Ed è stato il giorno più bello della mia vita, Tim. Mi sono guardata e rimirata nello specchio. Poi, mi hai detto che ero bella. Ti ho baciato. Ma ora è necessario dire basta a tutto quanto. E’ mezzanotte. Fa parte del patto, amore.”


“ Sarah, non sai di cosa stai parlando…”, seppe solo dire l’amico.     


“ Ora viene a prendermi. Vai via. Via il prima possibile ...”, proferì la donna.


“ Ma chi,? Chi verrà a ...”


 Non ebbe il tempo di finire la domanda. Qualcosa o qualcuno si stava muovendo di fianco a lui e, tuttavia, dentro di se sapeva chi fosse.  Trasse un respiro tremante e guardò di lato.


L'uomo che si avvicinava sembrava fatto di carboni ardenti. I suoi occhi erano scuri, buchi fumosi. Per ogni passo che faceva sul pavimento allagato, un fisssss tagliente veniva percepito e uno sbuffo di fumo si alzava verso il soffitto. Nonostante la visione da incubo, Tim riconobbe il cappello che ora non sembrava così ridicolo, perché quella vecchia stazione ferroviaria era il dominio naturale della creatura.


Il demone si fermò; Sarah guardò quegli occhi degli abissi e non sembrò accorgersi della presenza di Tim, che si era ritirato contro il muro, tremando... quasi incosciente. 


Tese la mano e disse con una voce simile ad un tuono lontano:


“ Ci siamo, Sarah; è ora di andare”.


La ragazza si mise a sedere. L’essere era miseramente nudo e non poteva far altro che notare gli eccessi di carne che strabordavano dalla donna; le pieghe dello stomaco e quelle delle braccia parean traboccare come onde enormi su una parete. 


Quanti chili, quanti poteva essere? Come aveva fatto a ingrassare così dai tempi del liceo? Quella donna doveva pesare circa duecento, duecentocinquanta chili. A malapena la cabina di legno riusciva a contenerla tutta. I suoi seni enormi e penduli ondeggiavano come frementi sfere. Si muoveva molto lentamente, quasi senza fiato. 


Raggiunse il demone, e poi un sibilo, seguito da un lampo di fuoco annerì il soffitto di piastrelle bianche... Un grande nuvola color carbone oscurò tutto e un attimo dopo rimase solo il nauseante puzzondo di urina e escrementi...

Tim, stravolto,  si guardò attorno ma notò solo degradazione e topi, mura screpolate e ragnatele gigantesche.

Si pizzicò più di una volta per capire se quello che aveva visto fosse stato solo un incubo dovuto al troppo alcool. 

Un pezzo di vestito nero, vicino a quella traballante edicola, gli fece capire di aver vissuto per alcuni minuti all'inferno e si domandò perchè non fosse stato ingoiato anch'egli dal demone.

In fondo, pensò, che non gli era andata male, sebbene il dolore straziante per la metamorfosi di Sarah lo rendesse disperato e triste.


Con questi pensieri ripercorse la strada per tornare alla sua auto, girò nuovamente l'angolo dove aveva, ore prima, perso di vista Sarah e si accinse ad attraversare la strada.

Un tonfo sordo richiamò l'attenzione dei passanti. Un'auto avevo travolto Tim, sbalzandolo a 10 mt di distanza, la macchina che non aveva rispettato le strisce pedonali si era dileguata nel buio, senza che nessuno riuscisse a prenderne la targa.


Il giorno dopo a casa della ex moglie di Tim.

"Charles,forse sarebbe stato meglio soccorrere quel cane... anche se sono animali. Avrà sofferto molto... Sai, forse eravamo troppo ubriachi...ma ho sentito un urlo quasi umano provenire da quella bestia... "


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