Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
John Coguart era un fine intellettuale che sembrava vivere in un mondo tutto suo.
Aveva raggiunto fama e notorietà grazie ad una serie di racconti fantascientifici e d’avventura; un piccolo Giulio Verne del Connecticut, per intenderci.
Amava le belle donne e le auto più potenti e costose, un mix che contraddiceva la sua nomea di elegante scrittore.
Molti dei suoi guadagni venivano da lui donati ad un ente benefico, ma guai a chi avesse raccontato simil elargizione, teneva moltissimo all’anonimato in merito a queste cose.
Tagliando corto e arrivendo al nocciolo della questione, John era continuamente inviso da una famigliaccia che viveva non distante dalla sua abitazione.
Un nucleo di persone ricche, ma tendenzialmente portate all’alcolismo, alla prostituzione, alla depravazione e al furto.
E pensare che continuamente si facevano vedere in questa o quella Chiesa, mentre in realtà venivano rappresentati come il male allo stato puro.
C’era il capofamiglia pervertito che amava toccare i culi delle donne e guardare i film porno dove gli attori si accoppiavano con i cavalli; c’era la moglie pettegola e maldicente sempre attaccata alla bottiglia del brandy, c’erano le due figlie degenerate sempre in cerca di nuove avventure perché, ahiloro, avevano sposato due uomini che avevano ben altri interessi che fare sesso; erano solo ed esclusivamente allettati dall’eredità delle mogli una volta morti i genitori.
Questa famigliaccia, com’era definita da molti, era invidiosissima di J.Coguart, a tal punto che crearono appositamente per lui una trappola infernale, così da estrometterlo dalla vita della loro città.
Un fatal inganno, che vide coinvolto anche un poliziotto amico di uno dei generi, e che portò John in galera.
Fu accusato di furto, dopo che vennero rinvenuti nella sua abitazione alcuni gioielli, la cui scomparsa era stata denunciata dalla famigliaccia, e che furono messi lì sicuramente dalla polizia quando fece irruzione.
Insomma, fu prelevato e interrogato cinque ore senza la possibilità di chiamare il suo avvocato.
Fu sbattuto in carcere, mentre gli inquirenti, incoraggiati dal Pubblico Ministero del Grande Tribunale del Connecticut, controllarono per mesi ogni movimentazione bancaria del suo conto, al termine della quale non trovarono la benchè minima somma di denaro che la famigliaccia aveva dichiarato rubata da Cougart.
Nonostante ciò, fu costretto dal suo avvocato, molto più propenso verso la famigliaccia che non con John – forse perché comprato anch’egli da quel nucleo di pervertiti - , a patteggiare una pena mai commessa.
Ma le cattiverie di detta famigliaccia, e della congrega di giudici del Connecticut, non finirono certo lì poiché, mentre John stava risolvendo la sua situazione con la legge, cioè patteggiando, vigliaccamente e subdolamente -con cura e sollecitudine- denunciarono ancora una volta l’inviso nemico, stavolta incolpandolo di avere il tesserino di scrittore e giornalista falso, fasullo.
La realtà era ben diversa, ma vallo a spiegare agli aguizzini che lo rinchiusero ancora al fresco.
Ora, John Cougart è uscito di prigione e, insieme, a due degli studi legali più famosi di New York, vuol passare al contrattacco evidenziando i torti subiti e denunciando la demoniaca famigliaccia.
Della stessa si dice che passi le giornate cercando di fregare il prossimo, magari con l’ausilio di qualche poliziotto corrotto.
Insomma la malagiustizia italiana sta facendo proseliti nel mondo.
Inserito da bea il 07/09/2013 19:13:47
Mi sembra più realistica che inventata,la storia. Ci sono gli invidiosi repressi e frustrati che nella loro squallide e limitate esistenze - anche se ricchi, benestanti - non sanno fare altro che sparlare con cattiveria e maligna falsità delle vite altrui, hic sumus, in quanto invidiosi e paranoici. Esistenze senza altri interessi e contenuti, svuotate di valori umani, riempite di noia, iperalimentate di ricchezza, ed a loro manca solo la ricchezza mentale di uno scrittore. Mai rivendicarsi... L'ignoranza è l'unico mezzo pungente, punente.
Inserito da Vanessa P. il 07/09/2013 18:42:54
Una favola moderna si potrebbe definire, non tanto fantasiosa quanto orribilmente attuale e reale...potremmo paradossalmente paragonarla alla situazione che sta attualmente vivendo un noto politico di spicco, invidiato da tutti o quasi, e da tutti o quasi,un soggetto da bandire dall' ambiente politico!! L' invidia altrui è una brutta bestia, si insinua silenziosa, si alimenta giorno dopo giorno senza che tu te ne accorga, finchè non esplode e ti divora!! l'antidoto giusto è a volte rendere pan per focaccia...rendere la pariglia!!
Inserito da sabyda il 07/09/2013 12:37:17
incipit, fantasia o realtà' , Mah io direi realtà' romanzata, tutto ci fa pensare a qualcosa di molto vero, come io comportamenti di tali esseri conviventi in un nucleo che chiamarlo famiglia e' tutto un programma. Nn discosta dalla realtà' anzi tutti i personaggi hanno un ruolo preciso come nella struttura della favola. Nn vorrei fare una lezione di lingua italiana, ma io nn ci vedo niente di fantastico, ripeto magari l fosse, per noi chiaramente che vivremmo in una società' migliore e nn deprimente e depravata come la nostra.
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