Fiaba Horror in vernacolo pistoiese

Un cuniolo senza fine

Infatti, è più che siuro di aver udito un rumore strambo giungere da uno spiazzo che un deessere lontano da doè lui!

di Il Raccontafavole

Un cuniolo senza fine

Ormai in quella tenda da campeggio è notte fonda.

Le tenebre si sono insinue in ogni 'antuccio e la guasi totale mancanza di luce signifia una perdurante assenza di sentimenti.

Un si sente una parola in giro, sembra d’essere in un cuniolosenza fine, ove regna incontrastao il distacco dalle 'ose.

Finalmente, io bonino!, Duccio apre i su’ fanali, ma un vede un bel gniente!

Solo tenebre profonde, nient’altro, l’omo è rimasto ceo da tutt’ed§ l’occhi. 

Subito prova a allungare la mana sudaa e tremarella verso il pispolo della lampada a batterie.

Duccio ha paura, perché c’è un motivo bono!

Infatti, è più che siuro di aver udito un rumore strambo giungere da una spiazzo che un deessere lontano da doè lui! 

Un sono che a notte fonda un si dovrebbe udì, e al buio pesto.

Ancora quel rumore, rassomilliante a una specie di scricchiolio uggioso, però si distingue male, io bonino!

L’omo allora e 'omincia a pensà davè sognaho, ma comunque il buio pesto la fa da padrone, col su fardello immateriale e soffoante.

Duccio, un vole ripensare a quel sono, e allora decide di 'oncentrarsi sull’alito della su’ moglie, un respiro che si sente lievemente perché Remigia è voltaa dall’altra parte.

Quando, alla fine, le su’ palpebre sembrano accostarsi, le tenebre riominciano a pulsare, guasi a fremere.

L’omo a questo punto sente tutti i sensi allertahi e le orecchie dritte fino al dolore, gli occhi già acceati vagare nel buio più spesso; poi o un comincia a annusà, per sentì se l’aria emana qualche variazione di sorta. Macchè e un succede gniente di nulla.

Subito dopo arriva il terore vero e proprio, quando con una mana avverte qualcosa; il su’ petto 'omincia a ballonzerellare dallo spavento, e sembra sentire una pressione mia da poho.

Sono le tenebre che pian piano si posano sul petto e stanno lì a pigiarlo, è la sagoma dell’oscurità, io bono!, che qualche minuto prima era immateriale e ora diventa sempre più partecipe, pigiando senza sosta sul su’ petto.

Questo assillante peso gli sta impedendo di respirare normalmente, un sa’ più che pesci pigliare.

Quel sono che sentiha altro un era chel su’ respiro che fuoriesce dalla bocca con insistente fatia.

Poi, io lallero!, o un sente un altro sono, sono che gli mette ancor più agitazione e terore.

E’ il timbro di un altro respiro, mia del suo; come una sorta di soffio che spira tra gli alberi, accompagnaho da uno strano odore di tempi passati, trascorsi l’un con l’altro fino a decomporsi insieme, a impastarsi in un mastodontio trascorso ormai defunto.

Altro un è che l'esalazione delle distanze della voragine, spalancatasi e rantolante sopra il poero Duccio. E quest’esalazione preme, eccome se pigia.  

Ormai e un c’è verso e sta per crollare, sente che la paura lo sta agnientando e che le tenebre stanno invadendo la su’anima.

Vogliono strapparlo alla vita portandoselo con sé attraverso un incubo senza fine.

Ora Duccio 'omincia a frignare, sono caldi goccioloni di terore che gli prorompono dagli occhi cei quando, oltre a quel sono, si inserisce l’eco lontana di una 'anzone demoniaha.

Il poeromo s’accorge che dita aguzze, scheletrie stanno per strappargli l’anima e per rubargli quella su’ vita ancora da vivere, e che ora sta perdendo.

Dunque, quello che lo circonda è solo terore allo stato puro, un esiste più gniente di nulla.

Si sente totalmente immobilizzaho e definitivamente solo.

Poi, tutto d’un colpo, ogni osa comincia a recedere, l’aria gelida della notte gli penetra i polmoni trasformandoli, funestamente, in pezzi di ghiaccio.

Ormai tutto è muto in quella tenda, il silenzio ha preso il posto di quella sgradevole assonanza molto vicina al delirio.

Le orrorifie tenebre se ne sono ite.

Duccio, crede di essere passato a miglior vita, ma guasi magihamente avverte il piede ‘aldo della ‘onsorte… e quella luce un è l’aldilà, ma continua a essere la vita. 

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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da ANGELA passera il 13/06/2013 14:34:51

    mi piace mi piace , finalmente sento che veramente dopo il buio viene la luce, che si può sperare nella fine del terrore della pena che ti fa sentire sempre solo , e che il calore di chi ti sta accanto può sciogliere il ghiaccio che ha preso il cuore.

  • Inserito da roberta il 13/06/2013 14:33:10

    questa narrativa mette in risalto l'incubo-sogno che si presenta in modo angosciante,è a tutti gli effetti del disturbo del sonno , gli incubi sono molto frequenti tra i 4 e i 12 anni di età tendendo a diminuire con l' avanzare dell' età...questo era sostanzialmente il concetto dal punto di vista pscicologico accompagnata da una bella narrativa ..

  • Inserito da SABYDA il 13/06/2013 13:15:08

    Di sihuro... il cuniolo.... è qualcosa che gia' di per se' terrorizza, figuriamoci addentrandoci con l'anima. E come fa i' poeromo' a no ave' paura.... mamma mia poera Remigia, l'era meglio che andeano a fa' una scampagnata insu pe' i'colle di giorno invece di dormi' in quella tenda tanto oscura e paurosa. Meglio non addentrarsi.... certe volte evitiamo così nn puo' accadere cose insostenibili. Comunque è proprio horror....pe'fortuna chissa'.....di la' e un l'hanno voluo'.........ahahahahaah e poi sara' un Deja vous?

  • Inserito da bea il 13/06/2013 12:23:29

    Huuu, un incubo! E so bene perché ho fatto camping una volta nella mia vita e mai più. Gli incubi ti assaltano in questo silenzio. Favola che provoca subito la pelle d'oca. Le tue favole d'orror toccano sempre questa sensazione di angoscia, se li vive quasi con il racconto. Le parole del vernacolo pistoiese, sìì, non le capisco tutte, ma nel contesto sempre ben comprensibile. Forsé esiste un dizzionario del dialetto, lo compro subito!Complimenti!

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