Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Finalmente libero!
Martin era certo del suo imminente destino.
La morte, oceano nascosto di ombre, stava sussurrando una canzone alle sue orecchie, e rideva con una voce dolce e seducente.
Lui si girò per guardarla e notò che stava ancora sorridendo.
Gli occhi di Martin, invece, erano freddi e ostili.
Poi capì.
La sua vita, immersa in difficoltà e disgrazie, era diventata un essere maligno, ricoperto di rabbia e dolore.
Non esisteva, oramai, alcun piacere per lui e odiava il mondo che a sua volta lo detestava.
La vecchia e nera signora era venuta a fargli un ultimo regalo, forse il più gradito che avesse mai ricevuto, la libertà, la franchigia dalle schifezze del mondo.
Si voltò ancora a mirare la morte e stavolta a ridere fu Martin, pensando di aver trovato la devozione della vita nella morte.
Fu un prezzo giusto: la sua anima, in cambio della pace eterna.
La volpe!
Era una splendida mattina d'estate e Miriam giocava
serenamente con una palla di pezza colorata.
Una simpatica volpe si avvicinò, alquanto curiosa. La bimba, allora, cominciò a
guardarla imbambolata.
La volpe le restituì lo sguardo, coi suoi occhi completamente neri. Miriam si sentì talmente osservata che non riuscì più a muoversi.
Le sue mani iniziarono a tremare leggermente, le sue pupille si dilatarono, come se quegli occhi neri l'avvolgessero e la penetrassero.
Forse questo sentimento di stordimento impedì alla giovane
di vedere che la volpe si stava avvicinando lentamente.
Poi, l'animale saltò, dirigendosi verso la testa di Miriam.
Gli uccelli fuggirono terrorizzati dall’agghiacciante urlo della bambina che
lacerò l’aria. Una palla rotolò sul prato e si accostò all’altra di pezza.
Un corpo senza vita giacque insanguinato in un giardino, mentre una volpe si acquattava su quella carne immobile, crogiolandosi nel trionfo della sua battaglia e nel sangue della morticina.
Clarisse
Clarisse, una fredda notte d’autunno, stava giocando a tennis con un amico nel suo nuovo campo sportivo.
Beh, la cosa strana è che ad un tratto sentì toccarsi la spalla da qualcosa.
All’inizio non ci fece caso, tanto da sedersi a parlare e ridere col suo amico.
Quando finirono di conversare, un'ombra nera le passò accanto, era tarchiata con una coda e le corna… non ebbe la forza di guardarla in viso ... ma non ne aveva paura, però!
Due volte gli accadde questa cosa e sempre di notte, e la prima fu con il suo amico, la seconda era da sola…
Mentre ripensava a tutto questo, si allungò per dormire e richiuse … la sua cripta…
Inserito da Loredana il 05/03/2013 16:22:28
Mai leggere i trittici o i dittici horror del Raccontafavole prima delle cinque della sera (e sono ancora in tempo), altrimenti l'adrenalina non smette di scorrere!
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