Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
A volte ritornano …ed è bene che sia così. Ce ne fossero infatti, di ritorni come quello del bellissimo Elisir d’Amore che rinfresca davvero – è proprio il caso di dirlo – le afose serate fiorentine e dona un attimo di serenità ai tanti affezionati amici e sostenitori del Maggio Musicale Fiorentino, angosciati e basiti per il terremoto del tutto inaspettato che si è abbattuto sui vertici di un teatro che stava e sta decisamente dando il meglio di sé. Una nota davvero stonata e amara che è venuta a incrinare una stagione ricca di tanti appuntamenti interessanti e spesso entusiasmanti.
Ma lo spettacolo continua e c’è anzi da complimentarsi più che mai con l’orchestra, con il coro, con tutto il personale del teatro che malgrado questo momento non certo facile continuano a porre l’arte, la bellezza e la cultura davanti a tutto.
L’allestimento di Pier Francesco Maestrini, con le scene di Juan Guillermo Nova e gli spiritosi costumi di Luca dall’Alpi, che abbiamo più volte presentato e recensito, [1]viene riproposto con straordinaria vivacità e con un tocco di nuova ricchezza scenica. Spettacolo molto movimentato, colorato e diretto con mano sapiente, costituisce uno sfondo ricco e coinvolgente in cui si muovono i protagonisti della vicenda che Felice Romani riprese da Scribe, ambientandola però in un contesto del tutto diverso che non stravolge le linee essenziali della vicenda né i caratteri dei personaggi.
Ma il vero deus ex machina dello spettacolo è stato senza dubbio il direttore d’orchestra, Fabrizio Maria Carminati, che si muove del tutto a suo agio in una partitura che, senza essere un prodigio d’orchestrazione come quelle rossiniane, ha comunque una sua ricchezza e un suo fascino. Il direttore riesce anzitutto a stabilire una perfetta sintonia con il proscenio, dirigendo con vivacità e brio ma senza mancare di sottolineare gli aspetti e i passaggi patetici che sono la vera caratteristica di quest’opera e che a volte vengono un po’ troppo enfatizzati. Carminati invece è rimasto in perfetto equilibrio tra umorismo, tenerezza e malinconia, perfettamente assecondato da un’orchestra e un coro in forma smagliante; coro che ha saputo dare un’ottima performance sia vocale che scenica.
Affiatato e decisamente di buon livello il gruppo degli interpreti principali: il soprano Marina Monzò (Adina) è una giovane soprano di 25 anni che ha studiato con artisti del calibro di Renata Scotto e Mariella Devia e il cui repertorio comprende titoli di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi. Oltre ad una eccellente presenza scenica, la giovane interprete ha dato vita a un personaggio che passa da una iniziale frivolezza (sottolineata anche dal canto) ad una maggiore maturità ed intensità sentimentale: la voce, dotata di un discreto volume, bei colori e acuti notevoli, ha evidenziato un personaggio grintoso e convincente, che ha conquistato ed entusiasmato il pubblico.
Notevole anche il Nemorino del tenore Giulio Pelligra, dotato di una bella voce insolitamente robusta , di ottimo fraseggio e svettanti acuti. La celebre aria Una furtiva lacrima è stata cantata con grande dolcezza e partecipazione, mentre il personaggio rende perfettamente l’idea del contadinotto imbranato e malinconico.
Ottimi i due ruoli buffi; il Belcore del baritono Biagio Pizzuti, dalla bella voce robusta e scura e dalla presenza scenica alquanto …decisa, anche se mai eccessiva; mentre il baritono Marco Filippo Romano, uno dei migliori in questo repertorio, ha dato vita a un Dulcamara più che mai cialtronesco e ruffiano, con un canto sempre impeccabile per volume e dizione. Godibilissima la sua versione slangdel duettino iniziale del secondo atto Io son ricco tu sei bella.
Uno spettacolo molto divertente e molto apprezzato dal pubblico, da non perdere assolutamente l’ultima replica domani 25 luglio.
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