Maggio Musicale Fiorentino

DER IUNGE LORD: un trionfo meritato. L'opera di Henze stupisce e incanta il pubblico fiorentino

Il Maggio vince ancora una scommessa ardita, grazie a uno spettacolo perfettamente calibrato in tutte le sue componenti

di Domenico Del Nero

DER IUNGE LORD: un trionfo meritato. L'opera di Henze stupisce e incanta il pubblico fiorentino

Foto di Michele MONASTA (dalla pagina FB del Maggio Musicale Fiorentino)

Un formidabile caleidoscopio di luci, suoni, colori. Der Junge Lord di Hans Werner Henze  è una grande scommessa vinta dal Maggio Musicale Fiorentino. L’opera, in scena in questi giorni nell’ambito dell’87 festival, si è rivelata un vero successo di pubblico e di critica; grazie a uno spettacolo perfettamente calibrato, ricco di inventiva, humor e senso scenico. E così il teatro fiorentino è riuscito ancora una volta nella sua storica missione di far conoscere e far piacere un titolo poco noto e poco frequentato. [1]

La messa in scena punta ad esaltare soprattutto, ma non esclusivamente, il lato surreale e grottesco della vicenda: non per nulla il regista ha dichiarato di essersi ispirato a Carlo Collodi e al suo giornale satirico il lampione; numerosi i riferimenti scenici alle sue vignette caricaturali realizzati dal bravissimo scenografo Davide Signorini; anche il personaggio del lampionaio rientra in quel contesto. [2]

La regia di Daniele Menghisi centra perfettamente il carattere complesso e affascinante di quest’opera e si muove in perfetta sintonia con il golfo mistico. Questa lettura ha il duplice pregio di “spiegare” accuratamente una vicenda poco o per niente nota al pubblico, ma nello stesso di non avere assolutamente nulla di aridamente “didascalico”.  Nel ricreare l’ambiente di una immaginaria cittadina di provincia tedesca in cui si svolge la vicenda nell’anno 1830 (Hülsdorf-Gotha)  il regista ricorre non solo a Collodi, ma a tutta una serie di elementi spettacolari che sembrano spaziare dal varietà, al circo, alla cultura della Germania di Weimar; con la partecipazione di un team che si mostra perfettamente affiatato, dalla scenografia ai bellissimi costumi ottocenteschi e/o fiabeschi di Nika Campisi e le luci di Gianni Bertoli. Il regista riesce a sottolineare perfettamente la differenza di mentalità tra gli abitanti di Hülsdorf-Gotha,  provinciali, gretti e formalisti ma al tempo stesso assetati di novità e di promozione sociale, e quella di sir Elgar e del suo entourage: il suo segretario si presenta vestito con una eccentrica gonna rosa e in gonna si presenterà poi l’eccentrico “nipote” di sir Elgar, Lord Barrat, fino a contagiare tutti quanti nel finale … Il regista cura con grande maestria ed efficacia sia i singoli “caratteri” che i movimenti scenici, contribuendo in maniera determinante al successo trionfale dello spettacolo.

L’orchestra e il coro del Maggio diretto da Lorenzo Fratini danno ancora una volta il meglio di se stessi, in un’opera del tutto fuori repertorio e mai eseguita prima sui palcoscenici fiorentini. Merito senza dubbio anche della formidabile direzione di Markus Stenz, direttore tedesco di chiara fama ed esperto della musica di Henze, da lui conosciuto personalmente.   Der Junge Lord è senza dubbio una partitura molto complessa con i suoi echi mozartiani e rossiniani, i suoi rimandi a Richard Strauss e a Stravinskij e ad altri autori del Novecento. Non siamo però, come avverte Stenz, davanti a citazioni “alla lettera”: è come se il compositore si avvicinasse a questi modelli per creare qualcosa di assolutamente nuovo ed originale. [3]  Il maestro dirige con un notevole piglio teatrale, riuscendo a equilibrare perfettamente una strumentazione ricca e complessa con il sostegno alle voci, i passaggi da un quadro all’altro, i momenti lirici e sentimentali. Una partitura sicuramente complessa, ricca di rimandi, ammiccamenti, sottolineature che il direttore e l’orchestra hanno affrontato nel migliore dei modi.

Decisamente di buon livello anche il cast vocale: il tenore Matteo Falcier, oltre ad essere un lord Barrat … scimmiesco quanto basta, affronta con sicurezza un ruolo vocale abbastanza impervio che insiste soprattutto sull’acuto; il baritono Levent Bakirci è un ottimo segretario di sir Elgar, sia sul piano scenico che su quello vocale, grazie al suo timbro e al suo accurato fraseggio, mentre il tenore Antonio Mandrillo disegna un Wilhelm innamorato e passionale. Il soprano Marily Santoro è una Luise ingenua e un po’ patetica come deve essere, dotata di un ottimo strumento vocale; bravissima e spiritosa Marina Comparato nel ruolo della baronessa Grünwiesel.  Di buon livello e sempre all’altezza di un ottimo spettacolo anche gli altri interpreti, tra cui il protagonista … muto! Sir Elgar infatti parla ( o meglio canta) solo attraverso il suo segretario e il suo ruolo è sostenuto da un attore, in questo caso l’ottimo Giovanni Franzoni.  Bravissimi anche i figuranti, i danzatori della Compagnia Komoco con le coreografie di Sofia Nappi e il coro delle voci bianche dell’Accademia del Maggio diretto da Sara Matteucci. Grandi applausi per tutti a fine spettacolo. Ultima replica assolutamente da non perdere sabato 31 Maggio ore 15.30.

 

La presente recensione si riferisce alla recita di mercoledì 28 maggio

.



[2] 87° festival del Maggio Musicale Fiorentino, Der Iunge Lord, programma di sala, p. 95

[3] Ibidem, p. 90

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.

TotaliDizionario

cerca la parola...