Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Sicuramente l’inizio è stato eccellente. Le gelide atmosfere norvegesi non hanno mancato di entusiasmare il pubblico fiorentino che ha accolto con grandi e meritate ovazioni la rappresentazione del Peer Gynt di Ibsen con le musiche di scena di Edvard Grieg, andate in scena il 16 e il 17 gennaio scorsi. Il Maggio Musicale ha ripreso l’allestimento in forma di concerto del 2002, curato oggi come allora da Pier Paolo Pacini. Pochi oggetti di scena, tra cui un baule, attori che hanno dato vita ai personaggi interagendo perfettamente con l’orchestra, il coro e i cantanti: Sandro Lombardi, volto ormai noto al pubblico del maggio, si è calato nella parte con abilità nel ruolo del protagonista, ricostruendo il suo “percorso di formazione” da giovane scapestrato a vecchio giunto ormai sul passo estremo messa davanti ai suoi fallimenti; un iter per molti aspetti “freudiano” ante litteram che è emerso in una recitazione appassionata e coinvolgente. Elena Ghiaurov ha prestato con grande fascino la sua voce sia alla madre di Peer che alla dolce e innamorata Solvejg, con notevole versatilità e abilità; mentre Annibale Pavone è passato con grande maestria attraverso più ruoli: mago, re dei Troll, figlia del re dei Troll. Una lettura dunque quella di Pacini che è riuscita a restituire il fascino di un’opera moderna e di grande attualità.
La parte musicale è stata comunque il grande punto di forza dello spettacolo, con la perfetta sintonia di orchestra, coro e solisti diretti con grande passione e competenza da Nikolas Nägele, un giovane direttore (classe 1987) già decisamente affermato: vincitore nel 2013 del prestigioso premio Aspen Festival Conducting prize” è stato impegnato come pianista e direttore d’orchestra presso l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino (dirigendo Hansel e Gretel ) mentre nell’estate 2019 ha diretto il Viaggio a Reims presso il ROF.
Nagele ha offerto una lettura molto accurata della partitura di Grieg; il ritratto del protagonista emerge, spaccone e burlone, emerge con grande vivacità dalla battute del preludio: sia le scene liriche (come la canzone di Solveig, sia quelle più “folcloristiche” come la danza dei Troll e quella di Anitra sono eseguite con nitore, precisione e straordinaria ricchezza di colori, senza trascurare il tocco wagneriano presente soprattutto nell’ultima parte. Magistrale tra l’altro l’esecuzione del Mattino, senz’altro il brano più celebre, in cui l’orchestra del Maggio evoca la scena con una vera e propria fenomenale sinestesia.
Se l’orchestra e il coro assecondano perfettamente l’interpretazione del giovane direttore, anche le due soliste hanno lasciato un’ottima impressione: il soprano Aitana Sanz Pérez, dell’Accademia del Maggio, è stata una Solveig di grande delicatezza ma dalla voce nitida e cristallina, mentre il mezzosoprano Olha Smokolina è stata una Anìtra davvero notevole.
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