Maggio Musicale Fiorentino

Maggio Musicale: si chiude il ciclo Beethoven - Honegger.

In programma il primo concerto per piano e orchestra di Beethoven, la quinta sinfonia di Honegger e Nocturnes di Debussy

di Domenico Del Nero

Maggio Musicale: si chiude il ciclo Beethoven - Honegger.

Il maestro Benedetto Lupo

Ultime due serate per una serie di concerti davvero interessante e di grande spessore: domani mercoledì 6 dicembre e in seconda serata giovedì 7 in sala Mehta alle ore 20, si conclude il Ciclo dedicato a Ludwig van Beethoven, Arthur Honegger e l'Europa, che ha preso avvio alla fine del mese di settembre e ha proposto integralmente per la prima volta in Italia le cinque sinfonie di Arthur Honegger (delle quali sia la prima che la quarta mai eseguite prima d’ora a Firenze) accostandole ai cinque concerti per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven e alle composizioni di alcuni fra i più importanti autori del XX secolo: Igor Stravinskij, Ottorino Respighi, John Ireland, Paul Hindemith e Claude Debussy. Il maestro Daniele Gatti, direttore principale del Maggio che ha messo insieme questo itinerario, ha dichiarato: “Ho desiderato comporre questo ciclo  – ha detto il maestro Gatti – con le 5 sinfonie di Honegger, con i 5 concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven e cinque compositori di 5 scuole: la russa, l’italiana, l’inglese, la tedesca, e la francese senza tenere conto di un “filo rosso verticale” che rappresentasse un comun denominatore tra i programmi. Bensì ho tenuto conto e rispettato la cifra distintiva del Maggio e della sua proposta artistica e quindi ho pensato a un percorso che avesse invece una linea orizzontale: nulla accomuna Honegger a Beethoven, questo è chiaro, ma a fianco di una proposta di sinfonie rarissime    penso alla Prima, alla Quarta e la Quinta che anche io non ho mai diretto  – abbiamo desiderato offrire una sorta di “controbilanciamento” al pubblico eseguendo i cinque concerti per pianoforte di Beethoven  – che sono più familiari – con cinque solisti italiani. Per completare il programma abbiamo scelto le composizioni di cinque autori di scuole diverse, proponendo oltre a ben note composizioni come quella di Stravinskij (L’uccello di fuoco, suite) nel primo concerto, o Fontane di Roma di Respighi nel secondo appuntamento, altre meno eseguite; dunque nel terzo abbiamo eseguito un brano di John Ireland, compositore inglese del Novecento meno noto al pubblico al contrario di Britten o Elgar, nel quarto concerto abbiamo chiuso la serata con un brano virtuosistico, forte e potente di Hindemith, Konzertmusik per archi e ottoni; nell’ultimo concerto  quello dei prossimi 6 e 7 dicembre eseguiremo con l’Orchestra e il Coro, Claude Debussy, uno dei miei autori francesi prediletti.”

Per questo ultimo appuntamento, si parte con il  Concerto n. 1 in do maggiore op. 15 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven: terminato nel 1798 e pubblicato nel marzo del 1801 dall'editore viennese Mollo, fu dedicato ad una sua giovane allieva, Anna Luisa Barbara von Keglevich. Nonostante sia catalogato come n. 1, in realtà fu composto dal suo autore nel 1795 - anni dopo la scrittura del Secondo concerto per pianoforte e orchestra - avvenuta fra il 1787 e il 1789. Il modello dichiarato di quest’opera è il concerto di tradizione classica con un primo movimento di carattere festoso e militaresco, un movimento centrale improntato al lirismo e un ultimo movimento caratterizzato da elementi folcloristici. Tuttavia nel Concerto in do maggiore sono già presenti alcuni tratti caratteristici dello stile beethoveniano riscontrabili nelle figurazioni ritmiche energiche e nei temi dal taglio netto e ben tornito dell’Allegro, nelle ampie volute melodiche e nelle modulazioni improvvise del Largo, così come nella robusta vitalità dei ritmi di danza popolare che animano il Rondò finale.

Al pianoforte il solista Benedetto Lupo: È un concerto che amo moltissimo, non solo perché è stato il primo concerto con cui ho debuttato a 13 anni, ma anche perché oggi più che mai percepisco con assoluta chiarezza il desiderio del giovane Beethoven di consolidare il suo successo, affermando senza indugi la sua enorme personalità ma partendo nel solco della migliore tradizione: questo mi sembra evidente sia nel primo tempo, dove accanto a un impianto assolutamente classico non mancano momenti d’inquietudine nello sviluppo; sia nella dolcezza del secondo tempo, la cui forma è già molto più complessa rispetto ai canoni dell’epoca e, per concludere, nell’umorismo dello splendido rondò, pieno di brio, di sorprendenti “turcherie” e di situazioni degne di un’opera buffa. Forse certe trovate del genio di Bonn potrebbero persino sembrare una captatio benevolentiae nei confronti del pubblico viennese di allora che notoriamente apprezzava l’opera buffa italiana. Esse però ci permettono di avvicinarci a un Beethoven talvolta meno presente nel nostro immaginario, catturando un frammento privo di quell’aria un po’ corrucciata presente a tratti in certe sue raffigurazioni, rendendoci l’immagine sonora di un giovane compositore energico e consapevole del suo gargantuesco talento” – ha dichiarato il pianista

Segue di Honegger la Sinfonia n. 5 in re minore, Di tre Re , detta così non per motivi … regali, ma  in riferimento alla nota  Re che viene ripetuta alla fine di ogni movimento:  realizzata nell’autunno del 1950, nacque in un periodo particolarmente difficile per il compositore. Due anni prima si era manifestata in tutta la sua gravità la patologia cardiaca che lo avrebbe portato alla morte nel 1955. Fiaccato nel corpo e nello spirito, Honegger era afflitto in quel periodo da insonnie continue e lugubri pensieri. Quelle "idées noires”, da lui così definite, avrebbero preso forma sul pentagramma alla stregua di abbozzi che sarebbero stati utilizzati in seguito come materiale per la sua ultima Sinfonia, la Quinta. La commissione dell’opera era giunta ancora una volta dall’amico e direttore Serge Koussevitzky (già ispiratore vent’anni prima della Sinfonia n.1 ) che aveva richiesto a Honegger una sinfonia da eseguire in memoria della moglie Nathalie. A dirigerne la prima esecuzione, il 9 marzo 1951, fu Charles Munch, succeduto nel frattempo a Koussevitzky nella carica di direttore musicale della Boston Symphony Orchestra. La Sinfonia n. 5 di Honegger, legata a doppio filo alla sua condizione esistenziale e dunque segnata da un carattere particolarmente drammatico: Il primo tempo, Grave, si apre in fortissimo con un maestoso corale il cui disegno caratterizza l’intero movimento. Il secondo tempo, che insolitamente presenta la forma dello Scherzo, si divide tra una sezione principale giocosa e piuttosto movimentata e una sezione in Adagio di tono cupo, dominata dal timbro di violoncelli e ottoni. Il finale si apre con una pulsazione a note ribattute delle trombe ripresa subito dagli archi. Ne segue un discorso musicale veemente che ricorda il motorismo delle composizioni giovanili di Honegger e che, alla stregua di un moto perpetuo, prosegue imperterrito fino alla fine dove si spegne nei tre re di violoncelli e contrabbassi sussurrati in pianissimo.

In conclusione, Nocturnes, trittico sinfonico per coro femminile e orchestra L 98, di Claude Debussy. “ “Non si tratta della forma abituale del Notturno”, disse lo stesso Debussy, “ma di tutto ciò che la parola contiene di impressioni e di luci particolari.” Una musica che vive non solo nella dimensione del tempo ma anche nell’evocazione dello spazio, dove i frammenti tematici sono sottratti alle leggi della dialettica ma trattati piuttosto come macchie sonore. Così in Nuages, il primo dei brani, non vi è traccia di un percorso che segua una logica discorsiva. Il tema principale affidato al corno inglese, su un morbido tappeto d’accompagnamento di clarinetti e fagotti, non conosce sviluppo e suggerisce un trascolorare infinito proprio come il passaggio delle nuvole. In Fètes la musica ha un cambio di marcia: il ritmo si fa incalzante e il discorso assume l’aspetto di un flusso con continui mutamenti di direzione. Nell’ultimo brano che chiude il trittico, Sirènes, i vocalizzi del coro femminile evocano invece l’antico e seducente canto delle sirene su un accompagnamento orchestrale fluttuante e mutevole.

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Concerto n. 1 in do maggiore op. 73 per pianoforte e orchestra

Allegro con brio / Largo / Rondò: Allegro scherzando

ARTHUR HONEGGER

Sinfonia n. 5 Di tre re H. 202

Grave / Allegretto. Adagio. Allegretto. Adagio. Allegretto / Allegro marcato

CLAUDE DEBUSSY

Nocturnes per coro femminile e orchestra

Nuages / Fêtes / Sirènes (con coro femminile)

 

 

Direttore Daniele Gatti
Pianoforte Benedetto Lupo

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da tokpe il 16/12/2023 11:23:23

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