Maggio Musicale Fiorentino

BOHEME: il capolavoro di Puccini riporta l'opera al Maggio, con partecipazione e entusiasmo di pubblico

Giovedì 16 novembre ha debuttato il secondo cast, dopo la prima senza orchestra per una protesta sindacale.

di Domenico Del Nero

Se non c’era il tutto esaurito poco ci mancava; il ritorno dell’opera sul palcoscenico del Maggio era una festa a lungo attesa e c’è da dire che non ha deluso. Dopo la partenza un po’ accidentata della prima senza orchestra, giovedì 16 novembre ha debuttato il secondo cast – stavolta con orchestra al completo – con un risultato molto apprezzato dal numeroso pubblico in sala, che ha applaudito con grande entusiasmo.  La Bohème di Puccini è un’opera tenera e struggente, attraversata  da  un vago senso di effimera gaiezza e può davvero definirsi “decadente” nel senso migliore del termine:   il sentore di innocenza e  di  mistero, come dirà splendidamente Pascoli  (non a caso sovente accostato a Puccini e come lui per molto tempo  frainteso) nella Digitale Purpurea.

Nel grande musicista lucchese – è ben noto – Eros e Thanatos  sono sempre strettamente intrecciati.  E in quest’opera lo sono davvero sin dall’inizio, dal mancamento iniziale di Mimì nel primo atto, che la dichiara  malata  ma non per questo meno affascinante.

Lo spettacolo, almeno per quanto concerne il “secondo cast” a cui la presente recensione si riferisce, è stato caratterizzato da un andamento discretamente spigliato, malgrado una partenza un po’ incerta sia nella fossa d’orchestra che nel palcoscenico. La regia era quella ormai collaudata di Bruno Ravella, ripresa in quest’occasione da Stefania Grazioli, l’allestimento trova Rodolfo, Mimì, Marcello, Musetta e gli altri protagonisti nella Parigi del tardo XIX secolo: lo spaccato della soffitta di Rodolfo e Marcello, dove si ambienta il primo quadro dell’opera, è semplice e essenziale negli spazi, mentre nel secondo quadro a dominare la scena è un grande semicerchio ricco di luci, con lo scheletro della soffitta del primo quadro che diventa la struttura del celebre Café Momus. Anche il terzo quadro è minimalista nella sua struttura: l’ambientazione della scena ambientata a La Barriera d'Enfer è formata da una piccola costruzione in legno, una sbarra e una panchina. Le scene, curate da Tiziano Santi, sono ben curate ma non oltremodo realistiche, in modo così da non mostrare un semplice ritratto fotografico dell’epoca in cui è ambientata la produzione, volte dunque più a ‘suggerire’ gli spazi piuttosto che a mostrarli come appunto in una fotografia. Certo così’ si perdono i “mille comignoli” di Parigi che fumano dai cieli bigi; una scenografia insomma che non entusiasma, ma neppure irrita. Stefania Grazioli è comunque riuscita a dare vita a uno spettacolo vivace, con i giusti movimenti scenici, sia nella scena “corale” del secondo atto nel Caffè Momus che in quelle nella soffitta.

La direzione di Giacomo Sagripanti parte un po’ un sordina, ma prende vita già dalla metà del primo atto; il maestro, assecondato dall’orchestra del Maggio, rende onore alla strumentazione ricca e raffinata di quest’opera, dando vita sia ai momenti vivaci e più “scapigliati” che alle scene più liriche ed intimistiche, con grande cura di particolari: ottima come di consueto la prova del coro, soprattutto nel secondo atto.

Per quanto concerne il cast, Rodolfo era interpretato dal tenore australiano - cinese Kang Wang: dotato di buona estensione vocale, con un registro inferiore scuro ed un acuto deciso e svettante, Wang si cala bene nella parte dando vita a un personaggio simpatico e appassionato. Unico appunto la dizione e il declamato non sempre impeccabili, anche se sempre migliori con il procedere dello spettacolo. Il pittore Marcello era il baritono cinese Qianming Dou,  molto apprezzato dal pubblico, discreto nell’interpretazione e con un discreto timbro scuro, anche se talvolta poco convincete nel fraseggio; Aida Pascu è stata una Mimì dolce e crepuscolare, mentre Aleksandrina Mihaylova è stata una Musetta spigliata e vivace, dotata di una voce  squillante e bene impostata, che rendeva perfettamente il personaggioconvincente anche il Colline di Francesco Leone. dotato di una voce calda e piena soprattutto nella celebre aria vecchia zimarra; applausi meritati anche per lo Schaunard di Matteo Torcaso.  

Prossime repliche 22 e 29 novembre alle ore 20 con il primo cast; 15 novembre ore 15.30 (secondo cast)

Per la presentazione dello spettacolo cfr.   https://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9431&categoria=1&sezione=8&rubrica=8