Teatro della Toscana

FIRENZE: L'uomo più crudele del mondo, un emozionante noir teatrale di Davide Sacco sulle scene del teatro della Pergola. Protagonisti Lino Guanciale e Francesco Montanari

Un atto unico di grande compattezza e tensione, molto apprezzato dal pubblico. Grande interpretazione dei due protagonisti.

di Domenico Del Nero

Diretto come un pugno allo stomaco, anche non altrettanto dannoso, anzi! L’uomo più crudele del mondo di Davide Sacco in scena in questi giorni, dal 31 ottobre al 5 novembre al teatro della Pergola (Teatro della Toscana) si può definire come un’ora di pura adrenalina, un noir dai toni allucinati che cattura l’attenzione dello spettatore dalla prima battuta sino alla conclusione che sarebbe un vero …crimine anticipare, anche perché il drammaturgo è stato davvero abilissimo nel non lasciarla intuire, tanto che piomba addosso allo spettatore come un vero fulmen in clausola ….

È un vero e proprio crescendo di tensione quello a cui si assiste sulla scena, grazie anche alla straordinaria bravura dei due protagonisti, Lino Guanciale e Francesco Montanari. Il primo nei panni di Paul Veres, un personaggio ambiguo e misterioso; poco e nulla si sa della  sua vita e la sua poco invidiabile reputazione di spietatezza gli viene dall’essere il proprietario della più importante azienda di armamenti d’Europa. Per un anonimo e ben poco famoso giornalista di una semisconosciuta testata locale, un’intervista in esclusiva con un personaggio del genere sembra essere la grande occasione, quella capace di dare una svolta decisiva alla sua vita e alla sua carriera.

Davide Sacco, che è anche regista dell’edizione in questione, struttura l’incontro tra i due come un vero e proprio “ring”: un ufficio tutto sommato abbastanza squallido ( le scene sono di Luigi Sacco) che non evoca in nulla l’importanza del personaggio, ma che si rivelerà del tutto funzionale: una luce non molto forte ma comunque calda e sufficiente a mettere in evidenza i personaggi in una sorta di “chiaroscuro” molto funzionale alla scena (luci di Andrea Pistoia).

E quella che doveva essere una intervista si rivela in realtà una sorta di confronto allucinato e allucinante tra Veres, che si mostra come un personaggio apparentemente del tutto cinico e amorale, che vuole “sedurre” e attirare nelle proprie spire il proprio antagonista, coinvolgerlo nella propria visione del mondo e nella fede nella assoluta bassezza della condizione umana e un tutto sommato “anonimo” giornalista. Un ruolo, quello di Veres, che Guanciale interpreta come di consueto alla perfezione, dando vita a un personaggio ambiguo, in bilico tra raziocinio e follia, ma soprattutto disperatamente solo.  E Francesco Montanari certo non è da meno: il suo giornalista si presenta all’inizio come la classica “brava persona” (lui stesso ribadisce più volte di esserlo) che sembra non capire assolutamente il modo di fare del suo interlocutore, che più che farsi intervistare sembra voglia piuttosto mettere a nudo la personalità del giornalista stesso; ma poi le difese cedono, e presto la “brava persona” si mostra disponibile alle peggiori efferatezze, quali avere rapporti sessuali con un cadavere o uccidere freddamente in cambio di denaro.

Lo scopo di tutto questo? Sembra che l’autore voglia suggerirci sia la pervasiva e onnipresente forza nel male, anche nelle “magnifiche sorti e progressive” dei nostri giorni, come gli ultimi eventi fin troppo tragicamente dimostrano. “ L’inganno vissuto dal nostro mondo, di una pace che era probabilmente soltanto di facciata, si è disvelato (…) Interrogarsi su quanto umana sia questa mostruosità è una responsabilità di ognuno di noi: umano non è sinonimo solo di bello e positivo, umano è tutto ciò di cui l’uomo è capace, tra cui anche la guerra e il male”; così Lino Guanciale, e Francesco Montanari a sua volta ha dichiarato: “Il confronto fra i due farà cadere ogni sovrastruttura: l’armiere mostrerà delle luci e il giornalista delle ombre. La parola crudeltà è molto complessa, perché piena di sfaccettature: a volte anche nel male l’essere umano può entrare in discussione con se stesso ed essere meravigliosamente sublime”.

Infatti, un altro dei meriti di questo testo di un drammaturgo dei nostri giorni, che dimostra dunque quanto il teatro possa essere ancora vivo e vitale anche sul versante della produzione, è l’aver costruito un sottile e abilissimo “gioco delle parti” che sarebbe senz’altro piaciuto a Pirandello. Un “duetto” che Guanciale e Montanari hanno saputo realizzare in modo superlativo, dando vita a due personaggi assolutamente credibili e “reali”, ricordandoci che il male non è sempre eclatante ma si può essere nascosto sotto i panni più rispettabili: la famosa “banalità del male”.

Uno spettacolo seguito dal pubblico fiorentino in assoluto silenzio e con il fiato sospeso, fino a un caloroso, meritatissimo applauso ai due interpreti straordinari ma anche all’autore regista, che lo ha davvero meritato in pieno. Assolutamente da non perdere.

Prossime rappresentazioni: Venerdì  e sabato ore 21, domenica ore 16.