Maggio Musicale Fiorentino

Firenze: secondo concerto del ciclo Beethoven - Honegger, con la partecipazione di Ottorino Respighi

Diretto da Daniele Gatti con Enrico Pace al pianoforte, l'appuntamento di venerdì e sabato prevede il secondo concerto di Beethoven, la seconda sinfonia di Honegger e le fontane di Roma di Respighi

di Domenico Del Nero

Firenze: secondo concerto del ciclo Beethoven - Honegger, con la partecipazione  di Ottorino Respighi

il maestro Enrico Pace

Nuovo appuntamento per il ciclo Beethoven- Honegger progettato e diretto dal direttore principale del Maggio Daniele Gatti: venerdì 6 ottobre alle ore 20, con replica alla stessa ora il giorno successivo, verranno eseguiti il Concerto n. 2 in si bemolle maggiore op. 19 per pianoforte e orchestra di Ludwig Van Beethoven, la sinfonia n. 2 in re maggiore H. 153  di Arthur Honegger e il poema sinfonico  P. 106 le Fontane di Roma  di Ottorino Respighi.

Solista per il concerto di Beethoven il pianista Enrico Pace, classe 1967, un interprete prestigioso che ha suonato insieme a varie orchestre europee tra cui l'Orchestra Filarmonica della Radio Olandese, le Orchestre Sinfoniche di Sydney e Melbourne, la Berliner Sinfonie-Orchester, MDR-Sinfonieorchester Leipzig etc. Parlando del concerto in programma il maestro Pace ha dichiarato:         “ Per Beethoven, all’epoca, si prospettava anche una luminosa carriera da esecutore, oltre che da compositore, e il Concerto n. 2 ne è un perfetto biglietto da visita. Si può notare come il genio di Bonn attinga in parte dalla tradizione Haydniana e Mozartiana, ma al contempo si notano anche le impressionanti ‘pennellate’ personali che Beethoven inserisce all’interno della composizione; in alcuni tratti sembra addirittura che si abbia a che fare con un Beethoven maturo”.

In effetti, il concerto n. 2 non era tra i preferiti del suo autore: anche se contrassegnato con il n. 2, fu il primo composto dal musicista dopo il suo trasferimento a Vienna: La prima versione, realizzata tra il 1794 e i primi mesi del 1795, fu presentata dall’autore in un concerto al Burgtheater con la direzione di Antonio Salieri. Rivisto tre anni dopo in vista di una esecuzione a Praga, fu modificato e pubblicato nel 1801; in quella circostanza il compositore, che stava lavorando ormai al Terzo Concerto,  lo dichiarò una delle sue opere meno riuscite.  Forte l’influenza del modello mozartiano: l’equilibrio sonoro tra solista e orchestra, il rispetto della forma sonata nel primo movimento, l’entrata del pianoforte con un tema nuovo dopo l’esposizione dell’orchestra; ma come notava Pace, non mancano tratti che già preannunciano il Beethoven più maturo.

La Sinfonia n. 2 fu commissionata a Honegger nel 1936 dal direttore Paul Sacher,  per celebrare il decimo anniversario della Basler Kammerorchester, da lui fondata. Ma il compositore, all’epoca impegnato in altri lavori, mise mano alla composizione della sinfonia solo quattro anni dopo, nel 1940 in pieno periodo bellico. L’opera, completata nell’ottobre 1941, fu eseguita per la prima volta il 18 maggio 1942 al Collegium Musicum di Zurigo per poi essere presentata a Parigi il 25 giugno dello stesso anno nell'ambito dei festeggiamenti per il cinquantesimo compleanno di Honegger. La Sinfonia è scritta per un’orchestra di soli archi con l’intervento ad libitum di una tromba nelle ultime battute del movimento finale. Una scelta, come spiegato dal compositore, dovuta alla necessità di controbilanciare il carattere cupo e desolante dei primi due movimenti e funzionale anche a sostenere la linea melodica del Corale che compare alla fine. Come nelle altre sinfonie, anche nella seconda si riscontrano alcuni elementi tipici del linguaggio sinfonico di Honegger come il rigore della forma e il denso contrappunto. Nel primo movimento, in forma-sonata, una melodia lamentosa affidata alla viola preannuncia quello che sarà il carattere dominante dell’opera. L’Adagio che segue mantiene intatte la drammaticità e la cupezza dell’inizio, impaginando un tema mesto e funereo su una fitta trama contrappuntistica. Solo nel movimento finale, Honegger sembra aprire uno spiraglio di speranza e un raggio di luce: dopo aver presentato più temi dal carattere contrastante ecco apparire un ultimo tema raddoppiato dalla tromba con il suo suono brillante.

Infine un brano di un autore italiano del Novecento di grande interesse, forse non conosciuto e apprezzato che meriterebbe: Ottorino Respighi (1878-1936), musicista ascritto con Malipiero, Casella Alfano e Pizzetti alla c.d. “generazione dell’Ottanta”, compositori tanto innovativi e importanti nel loro tempo quanto poco noti ne nostro. In particolare Respighi fu autore fecondo di opere oggi quasi mai rappresentate ( come Belfagor, la Campana Sommersa, la Fiamma, Maria Egiziaca) ed è soprattutto noto per il balletto su musiche pianistiche di Rossini da lui riviste e strumentate (La Boutique Fantasque) e il trittico di pomi sinfonici dedicato a Roma  (Fontane di Roma, Pini di Roma, Feste Romane). Respighi ebbe una formazione ricca di esperienze di tutto rispetto: nel 1899 conseguì il diploma di violino entrando nell’orchestra del Teatro Comunale. Alla fine dell’anno  1900 non esitò ad assumere la posizione di prima viola nell’orchestra del teatro Mariinskij di Pietroburgo. Il soggiorno in Russia fu per lui l’occasione di formarsi alla scuola di Nicolai Rimskij-Korsakov, non solo grande compositore ma anche sommo maestro di strumentazione; e  sarà proprio la grande raffinatezza dell’orchestrazione una delle caratteristiche  dominanti di Respighi, che si nota più che mai proprio nel famoso trittico romano.

Le Fontane  furono dunque il primo dei tre poemi ad essere composto: scritto nel 1916, fu eseguito a Roma l’11 marzo 1917 diretto da Antonio Guarnieri. L’accoglienza non fu particolarmente calorosa, ma l’anno successivo il successo alla Scala con la direzione di Toscanini fu pieno, sia di pubblico che di critica.

Con effetto davvero “impressionista”, le fontane si aprono con La fontana di Valle Giulia all’alba, dove Respighi ricrea un’atmosfera bucolica con il rumore sommesso delle gocce che si mescola al canto mattutino degli uccelli e al suono degli zampognari che accompagnano le greggi al pascolo. La fontana del Tritone al mattino è un tripudio di magnificenza sonora, tutta squilli di corni e trilli dell’orchestra. La fontana di Trevi al meriggio spicca invece per il tema solenne affidato agli ottoni che accompagna il passaggio del carro di Nettuno accompagnato da sirene e tritoni, mentre in chiusura La fontana di Villa Medici al tramonto ritrae il momento magico che precede la sera con i suoi suoni di natura: il fruscìo delle foglie, i rintocchi delle campane in lontananza, lo zampillare dell’acqua in sottofondo (arpa e celesta) che accompagna il canto nostalgico dei flauti e del corno inglese. 

 

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da tokpe il 16/12/2023 11:45:13

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  • Inserito da CLAUDIO VIRGOLINO il 06/11/2023 20:01:47

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