Teatro della Toscana

Sbronza colossale con delitto... o forse no? Al teatro della Pergola una esilarante commedia di Labiche

Sul palcoscenico fiorentino il delitto di via dell'Orsina, con l'ottima regia di Andrée Ruth Shammah, protagonisti Massimo Dapporto e Antonello Fassari.

di Domenico Del Nero

Eugène Labiche ( 1815-1888) prolifico drammaturgo francese era uno specialista del vaudeville, teatro leggero con brani musicali che per certi aspetti può essere considerato un antenato del varietà. Sicuramente la pièce più celebre dello scrittore francese è quel Un chapeau de paille d'Italie, noto da noi come Il cappello di paglia di Firenze, da cui il compositore Nino Rota trasse la sua opera più nota e fortunata: un indiavolato susseguirsi di colpi di scena e di situazioni al limite dell’assurdo, in una situazione tra il comico e il grottesco che si risolve solo all’ultima scena.

Ma Labiche è sicuramente anche altro e si deve essere profondamente grati alla regista Andrée Ruth Shammah  per aver portato sulle scene il delitto di via dell’Orsina,  traduzione e rielaborazione di un testo del 1857, L'affaire de la rue de Lourcine , considerato uno dei capolavori del drammaturgo francese e composto da 21 brevi scene in bilico, come di consueto, tra nonsense e umorismo. La Ruth Sammath, che ha curato l’adattamento, la regia e la traduzione dell’opera (quest’ultima insieme a Giorgio Melazzi), ha portato alcune modifiche, come l’aggiunta di un personaggio (il servitore anziano Amedeo), mentre la scena passa dalla Parigi del secondo Impero all’Italia del Novecento, anni ‘40. Ma rimane intatta e perfetta la magia di un meccanismo scenico affascinante e davvero coinvolgente.  L’opera è adesso sui palcoscenici fiorentini del teatro della Pergola (Teatro della Toscana); la prima rappresentazione si è tenuta ieri davanti a una sala purtroppo con ancora molti vuoti; sembra che il pubblico abbia ancora paura di andare a teatro, o forse si tratta di riprendere l’abitudine? Eppure per chi ama la cultura la riapertura dei teatri dovrebbe essere una festa, un “ritorno a casa” che di abitudinario non dovrebbe avere nulla…

Chi c’era comunque ha apprezzato e molto uno spettacolo che era quello delle grandi occasioni. Merito sicuramente della messa in scena e di una compagnia teatrale ben affiatata ed equilibrata, con Massimo Dapporto e Antonello Fassari come “mattatori”, ma  decisamente bene affiancati.

La scena si apre in un elegante ambiente con pavimenti a piastrelle bianche e nere e un letto a baldacchino totalmente chiuso nel fondo. Apprendiamo che lì dovrebbe beatamente dormire il sonno del giusto Zancopè (Massimo Dapporto), signore di buona e borghese famiglia che però, di nascosto alla moglie Norina (interpretata dalla bravissima  “signora snob” Susanna Marcomeni) ha trascorso la nottata facendo bagordi con i suoi ex compagni di liceo (i “labadoni”) ricavandone una sbronza colossale e un assoluto vuoto di memoria su quanto accaduto “dall’insalata in poi”.  A complicare le cose, Zancopè si ritrova ad aver dormito con un tizio apparentemente sconosciuto, che poi si rivela essere uno dei compari di bisboccia, un tale Mistenghi ( Antonello Fassari) che però, quanto a memoria, non sta certo messo meglio. E così, quando Norina che ha ricevuto per errore da uno dei domestici un giornale vecchio di vent’anni, legge la notizia di un efferato delitto avvenuto durante la notte, i due cominciano a pensare, per una serie di particolari, di essere stati loro a uccidere in stato di totale incoscienza. I due si troveranno con una bella gatta da pelare (non solo metaforica, tra l’altro!) …

Ci fermiamo qua e consigliamo vivamente chi desideri vedere la commedia (cosa senz’altro consigliabile) di non cercare di sapere di più, ma di abbandonarsi al piacere di uno spettacolo veramente di alto livello, intrigante e con una punta di giallo.  Nessun tassello infatti è fuori posto, davvero nulla di troppo né di troppo poco; le scene di Margherita Palli  e i costumi eleganti e di buon gusto di Niccoletta Ceccolini in qualche caso (come la livrea di Amedeo o anche l’abito del cugino Potardo)  vagamente grotteschi; la regia che tiene saldamente le fila del gioco, restaurando come nella migliore tradizione del Vaudeville alcuni pezzi cantati che gli attori affrontano con notevole bravura.

Gli attori poi riescono a “tenere il gioco” senza mai andare sopra le righe o scadere nel macchiettistico; Dapporto è uno Zancopè vivace per mimica ed espressività. Esattamente come il più “ruspante” Mistenghi di Antonello Fassari; ma sia gli attori che la regista non si limitano all’aspetto umoristico, grottesco ma propongono anche uno “scavo” psicologico di grande interesse: qual è il confine tra una volontà omicida e la sua effettiva realizzazione? E se questa non si verifica solo per caso, qual è il livello di responsabilità?

Di ottimo livello anche i personaggi minori, l’anziano e flemmatico servitore Amedeo di Andrea Soffiantini, il suo giovane e irriverente collega Christian Pradella, il bizzarro e astuto cugino Potardo di Marco Balbi.

Spettacolo decisamente da vedere, incoraggiare, sostenere. Repliche successive: Giovedì 11 gennaio ore 19,45, venerdì e sabato ore 20,45, domenica ore 15,45.