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IT'S MAGGIO: Daniel Harding, una bacchetta per grandi emozioni. Su ITsART la registrazione del concerto di aprile con l'orchestra del MMF

Una splendida esecuzione tra Brahms e Mahler, con orchestra e direttore in piena sintonia.

di Domenico Del Nero

IT'S MAGGIO: Daniel Harding, una bacchetta per grandi emozioni.  Su ITsART la registrazione del concerto di aprile con l'orchestra del MMF

Ancora due appuntamenti straordinari per il  Maggio Musicale Fiorentino disponibili online sulla piattaforma ITsART: due concerti, registrati rispettivamente l’11 e il 12 aprile; il primo diretto da un Zubin Mehta in forma smagliante, che dopo la bellissima prova del Così fan tutte ha dato un’ottima lettura del concerto Concerto in re maggiore op. 61 per violino e orchestra di Ludwig van Beethoven (con Vilde Frang al violino),  la Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 9, Italiana, di Felix Mendelssohn-Bartholdy e il poema sinfonico Pini di Roma di Ottorino Respighi.

Il giorno successivo invece è salito sul podio fiorentino il maestro Daniel Harding, il cui ultimo concerto in Teatro fu alla testa dei Wiener Philharmoniker per la 79° edizione del Festival del Maggio (2016); lo stesso che ha inaugurato la stagione operistica dell’ l’83° festival del Maggio Musicale Fiorentino dirigendo Adriana Lecouvreur .

Nato a Oxford, Harding ha iniziato la sua carriera come assistente di Sir Simon Rattle alla City of Birmingham Symphony Orchestra, con la quale ebbe il suo debutto professionale nel 1994. È stato  assistente di Claudio Abbado con i Berliner Philharmoniker, con i quali debuttò al Festival di Berlino nel 1996. Attualmente Direttore musicale e artistico della Swedish Radio Symphony Orchestra, è stato, dal 2016 al 2019, Direttore musicale dell’Orchestre de Paris e, dal 2007 al 2017, Principale Direttore ospite della London Symphony Orchestra; è inoltre Direttore onorario a vita della Mahler Chamber Orchestra. Nel 2018, Daniel Harding è stato nominato Direttore artistico del Festival Anima Mundi e, nel 2020, Direttore in residence dell’Orchestre de la Suisse Romande per le stagioni 2021-23. Collabora assiduamente con prestigiose orchestre internazionali: Wiener Philharmoniker, Royal Concertgebouw di Amsterdam, Berliner Philharmoniker, Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, Dresdener Philharmonie e Filarmonica della Scala. Un curriculum davvero di tutto rispetto e del resto il maestro Harding si è dimostrato pienamente all’altezza delle aspettative. Il programma la Tragische Ouvertüre in re minore op. 81  (ouvertüre tragica)  di Johannes Brahms  e la sinfonia n. 1 il Titano di Gustav Mahler.  E in tutti i  suoi tre appuntamenti fiorentini, di cui questo è il primo in ordine cronologico, Harding si è confermato un interprete vigoroso e appassionante, capace di muoversi con grande professionalità e sensibilità artistica in un repertorio vasto e complesso.  

L’opera di Brahms, composta intorno al 1880 insieme all’altra ouvertüre op. 80 Accademica, si tratta però di musica pura, senza alcun riferimento “programmatico” anche se ci fu chi volle trovarne qualcuno a tutti i costi, dall’Amleto di Shakespeare al Faust di Goethe. La Tragica, sicuramente ha una impronta più drammatica e malinconica dell’Accademica, ma una impronta vigorosa e incisiva che si rivela fin dall’attacco iniziale. Harding evidenzia al massimo il carattere tragico e irruente del brano, con una lettura che non pur non mancando di sottolineare le brevi parentesi liriche si rivela del tutto coinvolgente, dall’attacco alla tagliente stretta finale.

Eleganza, incisività, tempi giusti e perfetta distribuzione dei “colori” orchestrali caratterizza anche e soprattutto l’esecuzione di quello splendido capolavoro che è il Titano di Mahler. Lavoro dalla gestazione lunga e tormentata, il Titano ha conosciuto ben tre versioni, la prima eseguita a Budapest nel 1889, l’ultima a Berlino nel 1896; ma gli ultimi, definitivi ritocchi furono dati nel 1909.  Il compositore fu a lungo incerto se dare alla sua composizione la dimensione di poema sinfonico o di sinfonia; anche se oggi è noto con questa seconda denominazione, in realtà presenta le caratteristiche del poema sinfonico.

Quando si accinse a comporre il Titano, Mahler era già noto come direttore d’orchestra ma quasi sconosciuto come compositore.  Dovendo scegliere tra  la continuità con la tradizione classica in stile Brahms, ovvero un genere strumentale puro e la maniera wagneriana (seguita nei poemi sinfonici di Liszt) in cui la musica si originava da un  “programma” letterario e filosofico,  Mahler optò infine, nella versione definitiva, per una sintesi tra le due vie: riportò a quattro i movimenti come nella sinfonia classica (sopprimendo il quinto) e rinunciando almeno apparentemente a quella traccia letteraria che era stata però determinante per la creazione dell’opera.

Per l’esecuzione amburghese del 1893 Mahler definì il Titano ( il titolo era ispirato a un romanzo dello scrittore romantico  Jean Paul Richter) un poema sinfonico in forma di sinfonia. Era diviso in due parti: la prima parte, Dai giorni di gioventù: fiorì, frutti e spine, era formata dai primi tre movimenti e la seconda, Comoedia humana.  Tutti e cinque i movimenti avevano a loro volta una definizione e una “spiegazione”.  Ma già nel 1896 Mahler scriveva: “il titolo, Titano, e il programma hanno una ragione: a quel tempo i miei amici mi indussero a stendere una specie di programma per facilitare la comprensione della sinfonia. Titolo e programma furono quindi pensati in un secondo momento. Se ora li voglio evitare, non è soltanto perché li considero insufficienti e alquanto deboli ma anche perché l’esperienza mi ha insegnato che il pubblico è indotto in errore dai programmi e dai titoli. Succede sempre così!” Ma anche i riferimenti testuali vengono soppressi, restano la memoria musicale dell’infanzia, il rapporto privilegiato con la letteratura romantica (anche tramite l’autocitazione dei coevi Lieder eines fahrenden Gesellen, la contemplazione dell’immensità della natura (il primo movimento inizia con lento stirsciando, Wie ein Naturlaut, come un sospiro della natura) e l’uomo sospeso davanti al mistero della vita.

Il Titano presenta una strumentazione molto complessa e una alternanza di momenti cupi e malinconici  e altri sereni e gioiosi, fino al “trionfo dopo la lotta finale. Harding, assecondato da un’orchestra in pieno stato di grazia,  non solo lavora di cesello su tutte le sezioni dell’organico strumentale, ma restituisce fedelmente la varietà di temi e di toni di questo straordinario capolavoro; dal lungo pedale degli archi che crea un clima di sospensione e di mistero dell’incipit ; la brillantezza e l’incisività del secondo movimento Kräftig bewegt, dock nicht zu schnell , con la memoria dell’autore che riaffiora nel ritmo vigoroso ed elegante delle danze morave e infine la grande apoteosi finale, un vero e proprio climax di tensione ed emozione con tutta l’orchestra  che sembra scaricare la tensione accumulata. Una esecuzione di grande forza ed eleganza, trascinante ma non retorica, che avrebbe meritato una grande ovazione finale. Degna d’un chiaro sol, degna d’un pieno teatro, come tutti questi straordinari spettacoli del Maggio Musicale Fiorentino.

 

 

 

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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da commentldymb551 il 27/06/2021 05:06:09

  • Inserito da commentpmiks147 il 26/06/2021 02:53:32

  • Inserito da commentmzzuz871 il 25/06/2021 01:03:11

  • Inserito da commentbszmg174 il 23/06/2021 23:10:38

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