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IT'S MAGGIO: Il concerto diretto da sir John Eliot Gardiner disponibile sulla piattaforma ITSART

Il 9 marzo il celebre direttore inglese aveva registrato a Firenze le variazioni Enigma di Elgar e la seconda sinfonia di Ciajkowski, in una splendida esecuzione.

di Domenico Del Nero

IT'S MAGGIO: Il concerto diretto da sir John Eliot Gardiner disponibile sulla piattaforma ITSART

Una direzione in perfetto stile “british”. Sir John Eliot Gardiner è un vero gentiluomo della bacchetta e senza dubbio tra lui e l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino è amore a prima vista, o meglio a primo suono. Il 9 marzo scorso, in una platea desolatamente vuota (a parte i pochi giornalisti presente) si è tenuto uno splendido evento musicale degno, per dirla con Tasso “ d’un chiaro sol, d’un pieno teatro”. Ma purtroppo i tempi sono quelli che sono. In compenso, il concerto è ora disponibile per il piacere degli appassionati sulla piattaforma ITSART

Il nome del direttore inglese è molto legato alla musica antica e barocca, soprattutto al Michelangelo della musica Claudio Monteverdi; ma il suo repertorio va ben oltre i gloriosi albori della grande tradizione lirica e sinfonica.  Se è vero che  il suo lavoro come Direttore artistico del Monteverdi Choir, dell’Orchestre Révolutionnaire et Romantique e degli English  Baroque  Soloists  ne  ha  fatto  una  figura  di  primo  piano  nel  revival della musica antica e un pioniere di esecuzioni “storicamente informate”, il suo repertorio spazia dal 17° al 20° secolo ed senz’altro un ospite graditissimo dei più prestigiosi podi del mondo musicale, per non parlare delle sue incisioni con i più importanti marchi discografici.

Il concerto registrato a marzo aveva nel suo programma le Enigma Variations di Sir Edward Elgar (1899), raro esemplare di compositore britannico caratterizzato da un ricco catalogo sinfonico e celebre soprattutto per Pomp and Circumstance, marce per l’incoronazione del successore della regina Vittoria, Edoardo VII.  Musicista elegante e dalla raffinata tavolozza orchestrale, Elgar esordisce come sinfonista proprio con le variazioni Enigma, che si imposero subito come la più importante composizione sinfonica inglese di quel periodo. “

La struttura formale del brano consta di un andante iniziale in sol minore (che secondo il compositore esprimeva la solitudine dell’artista)  seguito da 14 variazioni, ciascuna delle quali presenta le iniziali di un nome o dal soprannome di una persona  cara al compositore: dall’allieva prediletta a cui si era legato fin dal 1889 e con cui strinse un profondo sodalizio umano e  artistico  destinato  a  terminare  solo  con  la  morte  di  lei  (1920)  ad  A. J. Jaeger, suo manager presso l’editore Novello ed altri ancora. L’enigma dunque non sta nei nomi dei personaggi dedicatari di ciascuna variazione (tutti ormai identificati) ma se mai in una sorta di  “tema misterioso” che nessuno è riuscito ad identificare; : un altro e misterioso tema sarebbe infatti  stato usato in partitura senza mai comparire nella sua interezza, una sorta di contrappunto nascosto che nessuno studioso è riuscito a decifrare nonostante le numerose supposizioni avanzate nel tempo, ma senza che il compositore stesso fornisse mai ulteriori chiarimento, invitando invece il pubblico ad ascoltare la musica senza condizionamenti di sorta.

Ed è proprio quello che senza dubbio l’esecuzione di Gardiner invita a fare: una lettura brillante e analitica insieme, attenta ad ogni sfumatura e coloritura, sottolineando soprattutto quell’intimismo raccolto che è proprio dei migliori momenti del compositore inglese; ogni variazione evoca con leggerezza e precisione insieme un carattere un ritratto, mentre la tavolozza orchestrale di Elgar risalta in tutti i suoi colori, nitidi ma non corruschi né troppo brillanti.

Una esecuzione dunque davvero memorabile e da manuale, ma del resto la stessa cosa si può ben dire anche della seconda sinfonia di Čaikovskij, la “piccola Russia”. Eseguita per la prima volta nel 1873 con grande successo di critica e in una versione definitiva, ampiamente rimaneggiata, otto anni dopo (1881) il lavoro non ha sicuramente la popolarità delle ultime tre sinfonie (quarta, quinta e sesta) del compositore russo. Il titolo, Piccola Russia, allude alla presenza di alcuni canti popolari raccolti nella località ucraina di Kamenka, in cui Čaikovskij si recava spesso in visita della famiglia della sorella Alexandra.

Il primo movimento si apre con un andante sostenuto che cita una canzone popolare (Lungo la Madre Volga) eseguita dal corno, ripresa dal fagotto ed estesa poi a tutta l’orchestra; passaggio condotto da Gardiner in modo semplicemente mirabile: “ Non  c’è  musica  che  renda  meglio  il  senso  di  solitudine  di  quella russa: da Čaikovskij a Šostakovič non si contano i casi di voci sperdute  che  sembrano  effondersi  con  dolente  malinconia  in  spazi  vasti e silenti”, scrive Paolo Gallarati nel programma di sala, ed è precisamente la sensazione che l’orchestra del Maggio restituisce all’ascoltatore. Perfetta l’esecuzione anche degli altri movimenti; l’andante marziale, con la sua marcia che sembra evocare un balletto, annunciata anch’essa dal suono del corno; il brillante scherzo caratterizzato da guizzi strumentali vivaci e coloriti, con un trio che sembra voler riprendere l’andamento della marcia precedente; infine il finale, annunciato da una robusta fanfara e caratterizzato da una grande vivacità e dall’evocazione del folclore russo senza mai scadere nella banalità dell’oleografia. Una esecuzione – anche in questo caso  - che rende piena giustizia a tutti gli aspetti della partitura, grazie ad una direzione appassionata e impeccabile, assecondata da un’orchestra in vero “stato di grazia” e dalla particolare brillantezza dei fiati e degli ottoni, in particolare dei corni che hanno in questo lavoro un ruolo rilevante, soprattutto per i bellissimi assoli.

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    2 commenti per questo articolo

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