Maggio Musicale Fiorentino

Zubin Mehta e Carlos Padrissa insieme per un capolavoro di Verdi al Maggio Musicale.

La Forza del Destino da domani in scena, per un totale di cinque rappresentazioni.

di Domenico Del Nero

Zubin Mehta e Carlos Padrissa insieme per un capolavoro di Verdi al Maggio Musicale.

È una di quelle opere che …. Non si devono nominare, meglio ricorrere a perifrasi. La fama di opera “maledetta” che accompagna la Forza del destino di Giuseppe Verdi è forse spiegabile con il numero di morti in scena, insolitamente elevato anche per drammone romantico  (e il progetto originario prevedeva, come se non bastassero il baritono e la soprano defunti sul palcoscenico, pure il suicidio del tenore) o forse con alcune “coincidenze” che nel mondo dello spettacolo hanno il loro peso: la prima dell’opera dovette essere rimandata per una indisposizione della primadonna,  e quando Verdi decise pochi anni dopo la prima  di rivedere il tutto, al librettista, il povero Francesco Maria Piave, venne un colpo apoplettico, tanto che Verdi dovette ricorrere ad Antonio Ghislanzoni, futuro librettista di Aida …

Ma (fatti ovviamente i debiti scongiuri) si tratta di un’opera di grande interesse sia sul piano drammaturgico che su quello musicale, uno dei più interessanti del Verdi maturo; per cui rivederla è sempre un piacere e l’edizione che andrà in scena domani a Firenze vede sul podio il maestro Zubin Mehta e alla regia Carlus Padrissa, della compagnia La Fura dels baus.  “ Sono molto felice di avere Zubin Mehta e Carlus Padrissa e un grandissimo cast - ha detto il sovrintendente Alexander Pereira - in questo progetto sul quale circola sempre un po’ di scaramanzia. Sto vedendo in questi giorni nascere uno spettacolo molto interessante e avventuroso che racconta una storia drammatica. Zubin Mehta ama molto quest’opera e sarà un grande regalo che farà a Firenze e a tutti noi.”

L’opera prenderà dunque il via domani venerdì 4 maggio alle ore 19, con repliche il 7, il 10 e il 16 sempre alle ore 19 e il 19 giugno alle 15,30.  “ Nella Forza del destino di Giuseppe Verdi, troviamo un po’ di tutto, c’è naturalmente l’amore come in tutte le sue opere, la storia, ma anche il pregiudizio razziale, la guerra, e le buffonerie di Fra Melitone. Solo il genio di Verdi poteva concepire una storia come questa e intersecare tutti questi livelli tra loro. In questo allestimento di Carlus Padrissa di La Fura del Baus, un signor genio col quale collaboro da anni, schieriamo un cast con grandissimi cantanti, voci mondiali che sono in grado di incarnare ogni ruolo e sono molto contento, anzi molto felice, di lavorare con tutti loro!” Questo il commento del maestro Mehta, mentre il regista ha dichiarato:  “La forza del destino, l’opera innominabile, per ragioni scaramantiche, di Verdi, ha una struttura molto complessa per la compresenza di tematiche spesso contrastanti: l’amore e la morte; la vendetta e il perdono, derivante dal sentimento religioso; il dramma e la commedia, ma su tutto un destino inesorabile che schiaccia tutti i personaggi dell’opera “I due amanti Leonora e Alvaro, sono due esseri intrappolati dalla forza del destino, due stelle che, quando si scontrano, formano un buco nero e perdono la loro luce. E il destino è come un buco nero nel quale precipitiamo. Le due stelle appunto sono Leonora e Alvaro; il loro incontro genererà un buco nero (che si vedrà all’inizio dell’opera) e da questo buco nero verranno generate delle onde gravitazionali, come un sasso gettato nell’acqua, che influenzeranno tutta l’opera innescando dei legami tra il presente, il passato e il futuro fino al suo finale che appare come una fatalità. Questa è una produzione italiana e catalana - continua Padrissa - e lavorare al Maggio è sempre un piacere e soprattutto con Zubin Mehta che noi alla Fura consideriamo un nostro padrino e essere a Firenze è straordinario, per me è una città davvero magica. Di altissimo livello il cast: Saioa Hernández (Leonora), Annalisa Stroppa (Preziosilla), Roberto Aronica (Don Alvaro), Amartuvshin Enkhbat (Don Carlo), Ferruccio Furlanetto (Padre Guardiano), Nicola Alaimo (Fra Melitone), Alessandro Spina (Marchese di Calatrava), Leonardo Cortellazzi (Mastro Trabuco), Valentina Corò (Curra), Francesco Samuele Venuti (un alcade), Roman Lyulkin (un chirurgo) e poi i solisti del Coro Ferruccio Finetti, Leonardo Melani, Luca Tamani. Le scene sono di Roland Olbeter, i costumi di Chu Uroz, le luci e il video sono di Franc Aleu. Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Direttore del Coro Lorenzo Fratini. Il 6 giugno alle ore 21 l’opera verrà trasmessa sulla piattaforma ITsART.

Tratto dal dramma del politico e nobiluomo spagnolo Ángel de Saavedra y Ramírez de Baquedano duca di Rivas  Don Alvaro o La fuerza del sino, che Verdi  aveva apprezzato per l’originalità delle scene di ambientazione popolare che si intrecciano agli eventi drammatici dell’intreccio principale, quest’opera verdiana ha avuto una genesi molto particolare. All’inizio del 1861 il maestro riceveva dal tenore Enrico Tamberlick una lettera con una proposta del teatro imperiale di San Pietroburgo: comporre un’opera per un compenso di sessantamila  franchi. Dopo aver scartato l’idea di un Ruy Blas,  la scelta cadde sull’opera di Rivas. La prima rappresentazione avvenne il 10 novembre 1862, dopo il rinvio di cui si è detto. Verdi andò dii persona a San Pietroburgo, ma malgrado il successo, i compensi e l’Ordine di San Stanislao conferitogli personalmente dallo Zar, Verdi non era soddisfatto del risultato e così  per la prima italiana alla Scala del 1869  furono revisionati sia il libretto che la partitura (fu aggiunta, tra l’altro, la famosa sinfonia che alla prima russa non c’era).

Nel libretto di Piave, la cui stesura Verdi seguì molto da vicino. Sono evidenti l’influenza del grand-opéra, il dramma romantico e l’ambientazione popolare, il tocco monastico. Curioso che quella che è una delle caratteristiche più notevoli di quest’opera, la commistione tra tragico e comico, sia stata ritenuta ai tempi della prima un difetto: eppure il Romanticismo aveva spazzato via il principio della “separazione degli stili”! Verdi invece difese sempre (e giustamente) questa sua scelta, anche perché riuscì a realizzarla in modo straordinario da un punto di vista musicale: ad esempio nella scena dell’osteria e dell’accampamento,  viene accompagnato uno stile musicale da commedia (cui Piave amò infondere un linguaggio realistico che, come osserva Luigi Baldacci, era decisamente atipico nella librettistica del tempo) che fa senza dubbio pensare al Falstaff :  e personaggio Falstaffiano è senz’altro Fra’ Melitone, il Frate Zoccolone come lo definisce Carlo Casini, per il quale la Forza del destino  riassume tutti gli elementi della cultura melodrammatica europea. Di grande importanza  la presenza del coro, che pare abbia ispirato persino  Musorgskij del Boris Godunov , l’ardua tessitura vocale (in particolare di Eleonora) e la presenza di una orchestra che comincia ad avere – ormai, dopo il Don Carlos – un ruolo decisamente maggiore che nei lavori precedenti.

 

La trama dell’opera  (melodramma in quattro atti).

Leonora, figlia del marchese di Calatrava, prova rimorso all’idea di fuggire a mezzanotte con l’amato Alvaro, che il padre non vuol farle sposare. Il progetto di fuga è sventato dal sopraggiungere del padrone di casa. Per dimostrare le sue buone intenzioni, Alvaro getta a terra la pistola da cui parte accidentalmente un colpo che ferisce il marchese, il quale, prima di morire, maledice la figlia. In abiti maschili, Leonora è alla ricerca di Alvaro, ma in un’osteria si imbatte nel fratello Carlo alla caccia dei due innamorati per vendicare, con la loro morte, il padre. Angosciata, Leonora si rifugia presso il convento della Madonna degli Angeli, dove è condotta alla presenza del Padre Guardiano a cui svela la propria identità. La giovane risolve di ritirarsi in un eremo non lontano dal convento. Persuaso che Leonora sia morta, Alvaro si è arruolato nell’esercito che combatte in Italia le truppe imperiali. In battaglia il giovane salva la vita di Carlo. Senza riconoscerlo, questi stringe con lui un patto di fratellanza. Ferito, Alvaro gli affida una cassetta dove Carlo scopre il ritratto della sorella. Svelato chi sia in realtà il giovane che gli ha salvato la vita, Carlo aspetta che guarisca per sfidarlo a duello. Carlo raggiunge il Convento degli Angeli dove scopre tra i religiosi Alvaro e lo sfida ad un duello in cui il rivale resta mortalmente ferito. Alla ricerca di un confessore, Alvaro si imbatte nell’eremo in cui vive Leonora. La giovane accorre presso il fratello che prima di morire la trafigge con la spada.L’opera si conclude con il rimorso e la redenzione di Alvaro.

 

 

 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Giuseppina ANITA il 07/06/2021 22:44:01

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