Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Morta …. Morta gridano disperati Michonnet e Maurizio; ma Adriana non cade platealmente a terra dopo le sue ultime battute; si allontana e scompare nel buio, la sua è una vera e propria uscita di scena, mentre l’orchestra si spegne in un suggestivo pianissimo ….
Il pubblico aspetta, disciplinatamente, che anche l’ultima nota si sia spenta. Poi scoppia una vera e propria ovazione, gli spettatori sono poco meno di cinquecento ma è come se il teatro fosse pieno. Una sorta di …. catarsi dopo il lungo “digiuno”? Senz’altro anche questo ma non solo, perché questa edizione di Adriana Lecouvreur è in assoluto uno spettacolo memorabile. Prima di tutto, per la protagonista e per il direttore d’orchestra; ma anche per un cast di ottimo livello e una regia interessante, che punta tutto sul “teatro nel teatro”, più vicina a un allestimento tradizionale, senza banalità o stravolgimenti di sorta.
E partiamo come di consueto dalla regia; è toccato a Frederick Wake – Walker, regista e producer sia del mondo dell’opera che del teatro musicale e di performance multidisciplinari (è direttore artistico della Mahogany opera ) raccogliere il testimone di Jurgen Fimm, che ha dovuto rinunciare per ragioni di salute a firmare la regia di questa Adriana. Due sono le direzioni che emergono dalla sua lettura: il Settecento e il metateatro, quasi una sorta di connubio tra la Comédie-Française e Pirandello. Il secolo dei lumi, ma anche delle galanterie e dell’Ancien Regime, è rievocato con grazia e leggiadria soprattutto nei bellissimi costumi di Julia Katharina Berndt, senza fronzoli superflui ma con eleganza e anche un tocco di garbata ironia; lo stesso dicasi per le coreografie di Anna Olkhovaya, che non si è limitata a curare il balletto ma tutti i movimenti scenici dei vari personaggi: “ La coreografia è basata sul triangolo - aveva detto in conferenza stampa – figura che rappresenta i rapporti che intrecciano in quest’opera, e non solo nella danza”
Da parte sua il regista aveva dichiarato che Adriana gli aveva fatto immediatamente nascere l’idea del teatro nel teatro : “In questa produzione, infatti, c’è tutto il teatro a cui si può pensare: la commedia, la tragedia, la commedia dell'arte, il balletto classico, il cabaret, il simbolismo e molto altro. In breve: proprio perché il teatro non lo abbiamo avuto per molto tempo, abbiamo inserito una vera e propria esplosione teatrale in questa produzione”. Esplosione teatrale è davvero la parola giusta: le scene di Polina Liefers rimandano a un elegante edificio teatrale neoclassico; il secondo atto. Il “nido della Grange Batelière è costituito dal palcoscenico adattato a portico e giardino, nel terzo atto al centro della scena di Palazzo Bouillon c’è il “teatrino” dove si svolgerà il balletto del giudizio di Paride e dove Adriana rivolgerà l’infiammato monologo di Fedra contro la sua rivale. Una lettura dunque rispettosa del testo originale ma non “museale” o oleoagrafica, in cui il tema della “maschera” che i personaggi assumono per i loro vari “giochi” amorosi o politici ha qualcosa della spietata leggerezza settecentesca, ma anche un tocco di inquietudine novecentesca.
In questo sfondo sapientemente costruito e ben calibrato (unica sfasatura, forse, l’intervallo posto solo tra terzo e quarto atto, con una notevole sproporzione tra le due parti dell’opera) corre l’interpretazione formidabile di Daniel Harding, perfettamente assecondato da orchestra e coro al meglio della loro forma. Harding non aveva mai diretto prima Adriana e ed è forse più a suo agio nel repertorio sinfonico, ma è evidente che si è gettato nell’impresa con entusiasmo e competenza impeccabili. Ne esce una direzione straordinariamente vigorosa, che non indugia troppo in languori estenuati ma lascia emergere tutti i punti di forza di una partitura sapientemente architettata, che ammicca alla Francia di Gounod e Massenet ma anche a Wagner. Ma Harding va ben oltre, ed ecco guizzi e bagliori settecenteschi di sapore neoclassico (ad es, nel balletto del terzo atto), mentre il drammatico epilogo del quarto atto è sottolineato con una intensità e una cura del dettaglio veramente straordinarie. Il risultato complessivo è sicuramente una lettura emozionante e memorabile, che ha reso giustizia a una partitura talvolta frettolosamente liquidata come verista, con tutto quanto di negativo – soprattutto in ambiente fiorentino – si associa spesso a questo termine.
Semplicemente straordinaria da un punto di vista vocale l’Adriana di Maria Josè Siri: voce di grande luminosità e potenza, caratterizzata da duttilità, ottimo fraseggio, grande padronanza sia nel centro che negli acuti. Buona anche la presenza scenica anche se – a voler essere ipercritici- l’attrice avrebbe avuto bisogno in alcuni momenti di un briciolo di grinta in più.
Ksenia Dudnikova è stata una principessa di Boiullon fosca e intrigante, con una bella coloratura vocale da contralto. Il Maurizio di Martin Muehle ha una buona presenza scenica anche se sul piano vocale presenta alcuni momenti di opacità, alternati peraltro ad altri di buon livello. Formidabile scenicamente il Michonnet di Nicola Alaimo e buone nel complesso anche le parti minori.
Uno spettacolo dunque assolutamente da non perdere: repliche Venerdì 30 aprile, lunedì 3 e giovedì 6 maggio, sempre alle ore 19.
Altro appuntamento da non perdere domani sera alle 20: un concerto in memoria dell’ex sovrintendente Stefano Merlini e delle vittime toscane della pandemia. In programma il Requiem di Mozart, eseguito dall’orchestra e dal coro del Maggio Musicale Fiorentino: maestro del coro Lorenzo Fratini, direttore d’orchestra Daniel Harding, la stessa bacchetta di Adriana e di un recente concerto che ci hanno regalato tante straordinarie emozioni. Solisti soprano Christiane Karg, al suo debutto sul palco fiorentino e che canterà anche in occasione della seconda sinfonia di Gustav Mahler diretta dal maestro Myung-Whun Chung (5 maggio 2021 ore 20), il mezzosoprano Sara Mingardo, artista ospite del Maggio in più occasioni tra cui recentemente i concerti della rassegna ‘Il Maggio riapre!” svolti tra giugno e luglio 2020, il tenore Matthew Swensen, che ha debuttato sul palco del Maggio lo scorso marzo interpretando Ferrando nel Così fan tutte di Mozart diretto dal maestro Zubin Mehta per la regia di Sven-Erich Bechtolf, e il basso Gianluca Buratto, artista ospite del teatro in più occasioni tra cui il concerto al Duomo di Firenze, diretto dal maestro Zubin Mehta in occasione delle celebrazioni di San Giovanni (giugno 2020) .
Oltre ai 500 posti in presenza, Il Requiem sarà registrato e, successivamente, trasmesso in streaming sulla piattaforma ItsArt.
Inserito da Mr Mike il 31/03/2023 01:16:13
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