Una buona lettura per l'estate e non solo

Quel ragazzo inglese che poteva cambiare la storia: solo un romanzo, ma da leggersi d'un fiato

Torna Bruno Arcieri, il personaggio creato dal fiorentino Leonardo Gori, penna davvero doc, anzi docg!

di Domenico Del Nero

Quel ragazzo inglese che poteva cambiare la storia: solo un romanzo, ma da leggersi d'un fiato

Tredici romanzi e venti anni di presenza nelle librerie, ma non li dimostra affatto: anzi è proprio il caso di dire cento di questi libri! Bruno Arcieri, l’ufficiale dei carabinieri nato dagli alambicchi del farmacista fiorentino Leonardo Gori prestato (per nostra grandissima fortuna) alla letteratura fa centro ancora una volta, esattamente vent’anni dopo quel Nero di Maggio che segnò il suo esordio.  Anzi Il ragazzo inglese, uscito nelle scorse settimane e già giunto meritatamente alla seconda edizione, si dimostra l’opera di uno scrittore che riesce sempre a sorprendere e ad avvincere, senza concedere nulla allo splatter e al cattivo gusto, letterario e non solo, oggi imperante.  Letteratura di consumo? Assolutamente no, Gori merita sicuramente di essere definito uno dei migliori scrittori italiani, non fosse che per il fatto di riuscire a realizzare la quadratura del cerchio di una buona, anzi ottima qualità di scrittura con una trama capace di coinvolgere dalla prima all’ultima pagina e con personaggi che restano memorabili. Giallo, spy story, romanzo storico? Difficile incasellarlo in un genere ben preciso, certi confini stanno decisamente stretti a Gori;  oltre a questo,  spicca l’ambientazione storica, sempre molto accurata e senza cedimenti alla superficialità o alla faciloneria, che si tratti del granduca Pietro Leopoldo (protagonista sino ad ora, purtroppo, di un solo, splendido romanzo di Gori) o del Fascismo e degli anni sessanta- settanta, in Italia e non solo. Anche nel primo caso Gori, senza rinunciare per questo a far trasparire il proprio punto di vista ( o meglio, quello di Arcieri, che il Fascismo non lo ama di certo, soprattutto dopo l’assurda infamia di quelle leggi razziali che mettono in crisi il suo rapporto con la bellissima giovane ebrea Elena Contini) rifugge da quelle facili e plateali demonizzazioni che riducono un fenomeno che dovrebbe essere storico ad una assurda “tifoseria da stadio” E di storia invece ce n’è tanta in questo romanzo, nelle due vicende che vengono narrate “in parallelo” grazie al vecchio ma sempre valido artificio del flashback: Arceri e il maresciallo Guerra sono impegnati in una corsa contro il tempo per impedire una sorta di “regolamento di conti” tra alcuni vecchi ex collaboratori del colonnello Arceri oramai da tempo in pensione, e durante il tragitto in auto Arceri racconta la vicenda principale: nella primavera del 1940, alla vigilia del tragico ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, proprio Elena Contini lo aveva involontariamente coinvolto in una vicenda di spionaggio che forse avrebbe potuto cambiare i destini dell’Italia: Johnny, un ragazzi inglese protetto da strambe, anziane signorine inglesi ha un segreto molto scottante da rivelare, in cambio vuole protezione per sé e per la sua ragazza Leda : “ Era un femmina – femmina  (…)  ne ho conosciute anch’io. Non c’è nella da fare: quelle lì, se si mettono in testa di fregarti, ci riescono…” Leda, le signorine inglesi, il maresciallo Guerra: è anche nei personaggi “secondari” che eccelle l’arte di uno scrittore per cui ogni personaggio non è solo una marionetta da far agire in uno scenario qualsiasi, ma personaggi dalla personalità indimenticabile e che portano il segno del loro tempo. E così, se la scaltra popolana Leda ha un qualcosa di Pratolini (non per nulla vive Oltrarno), le attempate signorine inglesi  ci riportano alla tradizione della presenza britannica a Firenze, è tutto il clima della Firenze d’anteguerra che rivive in queste pagine: una Firenze che non è mai “generica” ma che è lo sfondo indispensabile di una vicenda e una trama ricchi di colpi di scena e che coinvolgono il mondo intero, e sulle quali, per rispetto al lettore, non è possibile dire una parola di più; solo che per un particolare questa vicenda si ricollega proprio al romanzo iniziale Nero di maggio; particolare che i fans di Arcieri riconosceranno sicuramente.

Un romanzo godibilissimo dunque di uno scrittore che per alcuni aspetti potrebbe essere definito il Simenon Italiano, amato dal pubblico ma non sufficientemente valorizzato da una critica forse molto più attenta alle “etichette” che non alla qualità (vogliamo dire all'arte?) 

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