Maggio Musicale Fiorentino

Firenze all'opera: presentate le nuove stagioni. Dal Barocco al contemporaneo, tanti appuntamenti da non perdere.

Titoli e interpreti di grande interesse e spessore sia nella stagione autunnale - invernale che nel Festival. Un grandissimo sforzo da parte del teatro che merita di essere sostenuto

di Domenico Del Nero

Firenze all'opera: presentate le nuove stagioni.  Dal Barocco al contemporaneo, tanti appuntamenti da non perdere.

Un'immagine di scena della Rondine di Puccini.

Una stagione di far girare la testa. Non c’è che dire, il sovrintendente Alexander Pereira ha davvero mantenuto la parola e soprattutto dopo il terribile periodo appena trascorso, che certo non ha risparmiato la cultura e il suo “indotto” il programma presentato martedì 6 luglio in una conferenza stampa ancora rigorosamente in streaming dallo stesso sovrintendente, dal sindaco Dario Nardella e dal maestro Zubin Mehta ha davvero un qualcosa di favoloso.

E così, in attesa dei primi spettacoli operistici a Firenze dopo la quarantena, ovvero Un Ballo in Maschera  (15- 18 luglio) e la Traviata (19 luglio) entrambi in forma di concerto ed eseguiti nella cavea del teatro, il pubblico fiorentino e non può prepararsi ad una stagione che ha tutte le premesse per essere davvero memorabile.

Si parte a fine agosto, con Zubin Mehta, che sarà il vero “mattatore” di questa stagione, realizzando un sogno del sovrintendente Pereira: l’esecuzione della Messa da Requiem di Verdi in Piazza della Signoria (30-31) eseguito dall’orchestra e dal coro del Maggio con un voci soliste di primissimo piano: Krassimira Stoyanova, Elīna Garanča mezzosprano di classe assoluta, il grande Francesco Meli e la star mondiale Ildar Abdrazakov. Il concerto è dedicato – giustamente – alle vittime del coronavirus, ma si spera che possa segnare il ritorno della grande musica nella piazza più prestigiosa della città.

In campo operistico il sipario si alza il sette settembre sul Rinaldo di Handel, (repliche  9,10,13)  che avrebbe dovuto andare in scena fra fine marzo e inizio aprile di quest’anno. Mai eseguito prima a Firenze, si tratta di un nuovo allestimento in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia. È l’opera d’esordio del compositore a Londra nel 1711, spettacolo “kolossal” che ebbe un enorme successo, su libretto di Giacomo Rossi tratto dalla Gerusalemme liberata . Un’opera notevole, secondo molti  un capolavoro anche per la complessità  e la costruzione della partitura, che sarà diretto da un bero e proprio esperto di questo repertorio, il maestro Federico Maria Sardelli.  Notevole anche il cast: Raffaele Pe – uno dei migliori controtenori  italiani - Leonardo Cortellazzi, Carmela Remigio, Francesca Aspromonte, Andrea Patucelli e William Corrò.

Un graditissimo ritorno è quello della Rondine di Giacomo Puccini : lavoro a torto considerato minore e “rilanciato” proprio dal Maggio, nella interessante regia  – ambientata alla fine degli ’90 del secolo scorso -di Denis Krief in apertura di stagione 2017-18, in occasione del centenario dell’opera. Ed è proprio questa versione, che già tre anni fa ha avuto un ottimo successo, che viene riproposta diretta dal maestro Marco Armiliato. Nel ruolo di Magda canterà Ailyn Pérez, famoso soprano statunitense che dopo La Scala, il Metropolitan, il Covent Garden, debutta a Firenze, in quello di Ruggero Roberto Aronica, Lisette sarà Roberta Mameli, Prunier sarà Francesco Castoro.

Dopo un’altra interessante riproposta, il verdiano Nabucco con la regia di Leo Muscato, vedrà il celeberrimo Placido Domingo nel ruolo del re babilonese, Fabio Sartori in quello di Ismaele  e Maria Josè Siri al suo debutto nel ruolo di Abigaille ( 4,7,10,13 ottobre). Un altro “classico”, il Barbiere di Siviglia, dalla regia per la verità un po’ indigesta con sedie e palloncini  di Damiano Michieletto. In compenso fa ben sperare il cast: A dirigere l'Orchestra del Maggio ci sarà il giovane direttore Michele Gamba, mentre gli interpreti principali saranno lo strepitoso mezzosoprano russo Vasilisa Berzhanskaya come Rosina, Massimo Cavalletti come Figaro, e come Don Bartolo Fabio Capitanucci; debutta come Conte d’Almaviva la  star del Festival di Spoleto, Ruzil Gatin. ( 23,25,27 e 29 ottobre.)

Ed eccoci dunque ai nuovi allestimenti; si parte da un titolo molto frequentato dal Maggio, Madama Butterfly di Puccini, con la regia di Chiara Muti, figlia del maestro, (12, 15, 23, 26, 28 novembre e 1 dicembre e la direzione di Francesco Ivan Ciampa; ma senza  dubbio un titolo a lungo atteso e finalmente approdato al palcoscenico fiorentino è il penultimo grande capolavoro verdiano, sintesi perfetta di musica e poesia (non per nulla il libretto è di Boito), di tecnica strumentale e vocale: Otello di Verdi, con la direzione di Mehta e un cast degno del moro di Venezia. Tre i debutti assoluti nei ruoli principali: da quello atteso da anni di Fabio Sartori come Otello, a Marina Rebeka il famosissimo soprano lettone e già ospite sui più importanti palcoscenici internazionali, che sarà Desdemona e Ludovic Tézier il celebre baritono superstar francese, come il perfido Jago.  Si tratta di un nuovo allestimento con la regia dell’attore e regista cinematografico Valerio Binasco (che ha debuttato al Maggio come regista di un’opera lirica nel maggio 2018 quando firmò Cardillac di Paul Hindemith, titolo di apertura dell’81 esima edizione del Festival). Prima rappresentazione il 27 novembre, repliche il 30 novembre, e il 3, 6, 15, 19 dicembre.

A dicembre torna anche Gaetano Donizetti, autore molto amato dal Maggio, con un titolo della maturità del compositore: Linda di Chamounix, con un nuovo allestimento firmato dal regista Cesare Lievi e diretto da giovane e promettente direttore d’orchestra Michele Gamba. Basterebbe il nome di Jessica Pratt che interpreterà la protagonista a farne un appuntamento imperdibile, a cui si devono però aggiungere il tenore Francesco Demuro, che sarà Carlo e il  grande basso Michele Pertusi che finalmente torna a cantare a Firenze,  nel ruolo del Prefetto. Opera un tempo fra le più amate ed eseguite del compositore bergamasco, è tornata sui palcoscenici a partire dalla seconda metà del Novecento; opera “semiseria”, è particolarmente apprezzabile per i suoi caratteri e l’eleganza della partitura.

Oltre ad alcuni appuntamenti con la danza (Nuovo BallettO di ToscanA) da segnare in agenda un appuntamento di  fine anno: un gala  verdiano 31 dicembre che vedrà sul palcoscenico le strepitose voci di Saioa Hernández, Marcelo Álvarez, Ludovic Tézier e Ferruccio Furlanetto con il Coro e l’Orchestra del Maggio.

E subito a gennaio 2021 un altro appuntamento imperdibile: La Damnation de Faust di Hector Berlioz (11, 13 3 16 gennaio) in forma di concerto con un gigante della bacchetta: James Levine, che ha diretto le più prestigiose orchestre del mondo ed è al suo debutto con una orchestra italiana. Nel cast le voci di Michael Spyres (uno dei più grandi interpreti di Berlioz) nel ruolo di Faust, Marianne Crebassa tra i più celebri mezzosoprano francesi in quello di Marguerite, e il grande Ferruccio Furlanetto sarà un sicuramente diabolico Mefistofele.  L’opera di Berlioz è una tra le più celebri ispirate al misterioso e controverso personaggio di Johann Georg Faust, realmente vissuto tra il  1480 e il 1580 ma immortalato dai capolavori di Christopher Marlowe( 1604)  e Johann Wolfgang Goethe  che lavorò al suo capolavoro per buona parte della sua vita. Anche Berlioz, come Boito e Gounod, si ispirò alla versione di Goethe ma se allontanò notevolmente, come si può facilmente comprendere sin dal titolo.

Levine dirigerà anche due importanti concerti sinfonici con Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms il 17gennaio e le ultime tre sinfonie di Wolfgang Amadeus Mozart il 21.

Ancora un nuovo allestimento di un classico amatissimo: Rigoletto che verrà presentato con la regia di Davide Livermore, diretto dal maestro Riccardo Frizza, uno dei più importanti direttori italiani e con il baritono Leo Nucci  nel ruolo del protagonista, parte che al celebre baritono è perfettamente congeniale ( 21, 23, 26 e 28 febbraio, 3 e 7 marzo. Ultima opera della stagione invernale il Così fan tutte di Mozart, che completa così la trilogia “dapontiana” del Maggio Musicale; sul podio il maestro Mehta, regia di Sven Erich Bechtolf, un personaggio davvero “eclettico”che ha toccato con successo nel corso della sua carriera tutti gli aspetti dell’esperienza teatrale: attore sia teatrale che di cinema, regista di prosa e d’opera, al suo debutto fiorentino ( 28 marzo, 1,6, 8 e 11 aprile).

Una stagione che si caratterizza dunque per una straordinaria ricchezza di titoli e di jnterpreti, più orientata come da consuetudine verso il repertorio tradizionale. Non c’è  come talvolta in passato un filo conduttore, che comunque era più proprio del Maggio vero e proprio; ma è comunque apprezzabile l’alternanza tra titoli di repertorio ed altri meno consueti, come il Rinaldo, la Damnation e la Linda.

Diverso il discorso per il Festival (di cui diamo solo una rapida anticipazione) che rispecchia anche quest’anno perfettamente la sua funzione di festival che ricupera o ripropone titoli “meno noti”. Una funzione che in passato è stata fondamentale (pensiamo solo alla “rinascita” monteverdiana o rossiniana) e che negli ultimi anni il teatro fiorentino sembra decisamente voler ricuperare.

Sei opere liriche (tutti nuovi allestimenti) e dodici  appuntamenti sinfonici e concertistici, è questa l’ossatura che compone l’ottantatreesima edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino che si terrà dal 24 aprile al 30 luglio 2021. Una edizione che guarda a quella  “giovane scuola” o scuola verista, etichetta dai confini e dai connotati quanto mai incerti e dibattuti, e che comprende musicisti la cui opera è stata in buona parte, se non in tutto, dimenticata. E ad inaugurare il festival è un titolo molto caro ai nostri nonni e bisnonni, ma ultimamente meno rappresentato: Adriana Lecouvreur, capolavoro di Francesco Cilea . Rappresentata nel 1902 l’opera è un perfetto esempio della cultura e della raffinatezza del suo autore, anche lui ingiustamente confinato ad un unico titolo.  E oltre a Jeanne Dark di Fabio Vacchi, opera contemporanea commissionata per il Maggio, a una Forza del Destino con la regia di Carlus Padrissa, grande innovatore e fondatore della compagnia La Fura dels Baus e  a un bellissimo omaggio ai primordi del melodramma con il Ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, altra graditissima sorpresa del festival è un’opera mai rappresentata prima a Firenze: Siberia (1903) di Umberto Giordano, secondo titolo “russo” dopo Fedora del musicista pugliese; ma a differenza della precedente e più fortunata opera, Siberia si svolge interamente nell’impero degli zar; prima rappresentazione il 7 luglio, repliche il 10, 13, 16 e 24 luglio. L’opera, molto apprezzata in Italia e in Francia e particolarmente amata dal suo autore, ha subito una vera e propria eclissi a partire dal secondo dopoguerra.

Molto nutrito ed apprezzabile anche il panorama concertistico, che sarà analizzato a parte.

 

 

 

 

 

 

 

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