Maggio Musicale Fiorentino

Don Pasquale, dal Casinò alla beffa amorosa. Al Maggio una nuova edizione del capolavoro di Donizetti

Il regista Andrea Bernard ambienta l'opera in un vecchia e dismessa casa da gioco.

di Domenico Del Nero

Don Pasquale, dal Casinò alla beffa amorosa. Al Maggio una nuova edizione del capolavoro di Donizetti

Esempio di Senes libidinosus di marca plautina, o maschera grottesca di sapore pirandelliano? Don Pasquale, protagonista dell’omonima opera buffa di Gaetano Donizetti, oscilla in fondo tra questi due poli; se non si può definirlo solo un Pantalone della commedia dell’arte in ritardo, farne addirittura un personaggio altamente problematico può essere però eccessivo: è un carattere tipicamente donizettiano, che affianca al riso – o al sorriso – anche un po’ di pensosa malinconia.

Quel che comunque è certo è che è sempre stato uno dei titoli di maggior successo e richiamo del compositore bergamasco. Il teatro del Maggio Musicale fiorentino lo mette in scena a partire da stasera, venerdì 21 febbraio (ore 20) per un totale di cinque recite (repliche 23, 26, 29 febbraio e 4 marzo; feriali ore 20, festivo ore 15.30). L’edizione in scena a Firenze è un nuovo allestimento di un giovane regista emergente, Andrea Bernard: nato a Bolzano nel 1987, Bernard si è clamorosamente affacciato alla ribalta internazionale nel 2016, quando vince lo European Opera-directing Prize grazie a un progetto de La traviata che verrà poi portato in scena al Festival Verdi di Parma 2017 e al Teatro Comunale di Bologna nel 2019.

Il giovane regista si cimenta con una nuova lettura del testo, che decide di ambientare in un vecchio e dimesso casinò, luogo di perdizione per eccellenza e quindi eccellente sfondo per il raggiro che si commette ai danni dell’avaro e ingenuo Don Pasquale: un casinò oramai  dismesso, di cui si immagina che questo Don Pasquale fosse stato proprietario, nel quale ha costruito la sua fortuna e vissuto una vita di successi, avidità e potere. “ “Un casin�� come luogo dove si perde la concezione del tempo – spiega il regista –, dove le persone danno il meglio e il peggio di sé e si trasformano in bestie serve dei loro istinti. Un casinò come luogo perfetto per la truffa perfetta dove si può giocare tutto e si gioca con le vite proprie e degli altri. Questo è il nostro Don Pasquale, un gioco di inganni e travestimenti, di sentimenti e relazioni umane”.

Le scene sono state realizzate da Alberto Beltrame, architetto e scenografo coetaneo di Bernard insieme al quale collabora fin dai primi anni della loro carriera operistica.

La direzione dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino è affidata ad Antonino Fogliani, al suo debutto sul podio fiorentino. Direttore principale ospite alla Deutsche Oper am Rhein dal 2017 e direttore musicale del Rossini in Wildbad: Belcanto Opera Festival dal 2012, è uno dei direttori più apprezzati della sua generazione a livello internazionale. Nel suo ampio repertorio operistico figurano in particolare molte delle principali opere del primo Ottocento italiano, dal giovane Verdi a Rossini e Bellini fino, appunto, a Gaetano Donizetti.

Nel periodo 1822 - 1837 Gaetano Donizetti aveva composto molte opere per i teatri napoletani, tra cui grandi successi al San Carlo con Lucia di Lammermoor e Roberto Devereux. Dopo la partenza da Napoli Donizetti approdò, come tutti i maggiori compositori del suo tempo e non solo, a Parigi. Ritiratosi ormai da anni Rossini e scomparso prematuramente Bellini, divenne di fatto l’operista italiano di maggior fama. Tra il 1840 ed il 1843 furono rappresentati con altri titoli di minor successo, La Fille du régiment, Les Martyrs, la Favorite e Don Pasquale, composto a quel che si dice in undici giorni (ma la strumentazione e la revisione richiesero un periodo di tempo più lungo)  e rappresentato con grande successo al Theatre Italien di Parigi il 3 gennaio 1843. Il dramma si rifaceva ad un libretto di Angelo Anelli (lo stesso della Italiana in Algeri ) musicato da Stefano Pavesi nel 1810 come Ser Marcantonio. Il librettista del Don Pasquale fu invece Giovanni Ruffini esule per motivi politici e scrittore di un certa rinomanza;  motivo per cui (oltre che, a quanto pare, per una furiosa lite con il compositore) si rifiutò di far apparire il proprio nome nel libretto, sul frontespizio del quale appare l'indicazione "Dramma buffo in tre atti di M. A., ovvero Michele Accursi, un altro esule amico sia di Donizetti sia di Ruffini.

Caratteristica del Don Pasquale è  la mescolanza di lirismo, malinconia e vis comica, che già era stata propria dell’Elisir d’Amore: commedia rustica quest’ultima,  quanto invece la prima è cittadina, quasi salottiera. Si tratta dell’ultima incursione nel comico del compositore bergamasco, ma sicuramente felice la  linea musicale oscilla dunque  fra il comico e l’affettuoso mettendo  in risalto il calore con cui il musicista guarda ai suoi personaggi; ed è proprio la profonda simpatia  con cui Donizetti plasma i suoi personaggi il fulcro di una azione scenica che trova il suo perfetto corrispettivo nell’espressione musicale.

Per quanto riguarda gli interpreti dell’edizione fiorentina, c’è  il basso Nicola Ulivieri nel ruolo di Don Pasquale, il soprano spagnolo Marina Monzò  veste i  panni di Norina, il tenore russo Maxim Mironov  interpreta Ernesto e il baritono Davide Luciano sarà il Dottor Malatesta. Francesco Samuele Venuti, dell’Accademia del Teatro del Maggio, interpreta il notaro. Scene di Alberto Beltrame, costumi di Elena Beccaro, luci di Marco Alba

 L’argomento dell’opera è la gaia congiura che viene attuata ai danni di Don Pasquale, vecchio e ricco scapolo, il quale, per far dispetto al nipote Ernesto che vorrebbe sposare Norina, decide improvvisamente di sposarsi. Affida il compito di trovargli la moglie all’amico dottor Malatesta, il quale gli propone la sorella Sofronia, dal carattere particolarmente dolce e remissivo. Ma sotto le vesti di Sofronia si nasconde la stessa Norina, che prende parte all’intrigo per giocare un tiro al vecchio ed accelerare i tempi del suo vero matrimonio con Ernesto. Il contratto nuziale viene firmato, Sofronia si insedia in casa di Pasquale, e subito rivela un ben diverso carattere: autoritaria ed aggressiva, respinge l’attempato marito, acquista carrozze e cavalli ed elegge Ernesto suo personale cavalier servente. Don Pasquale è al colmo della disperazione, la sua vita è un inferno, quando un giorno, complici i due giovani, trova un messaggio con il quale uno sconosciuto ammiratore chiede a Sofronia un appuntamento. Il vecchio si fa guardingo, e così scopre la moglie con Ernesto, che però riconosce solo in un secondo momento, quando il dottor Malatesta lo convince a dare il consenso al matrimonio del nipote Ernesto con la scaltra Norina; Don Pasquale capisce all’improvviso l’inganno, dapprima infuriato per la beffa subita si mostra poi felicissimo per lo scampato pericolo e concede il perdono ai due innamorati. [i]

 

 

 

 



[i] Fonte: https://digilander.libero.it/AgenziaStampa/Archivio/Musica/pinto032.htm

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