Editoriale

Morire a trentacinque anni, vittime del politicamente corretto.

Un giovane carabiniere assassinato a Roma durante un controllo. Ma ovviamente nessuno si indigna, non per questo almeno.

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

tacinque anni sono pochi per morire. Certo, lo sono ancor di più i 18, i 19 o 20 che troviamo incisi sulle lapidi o sulle croci dei cimiteri militari, ma questo fa parte di quell’antica festa crudele che è la guerra, divenuta poi ancor più esiziale grazie alle magnifiche sorti e progressive dell’umanità e delle sue scoperte.

Ma nel civilissimo ventunesimo secolo? Le guerre, almeno in Europa, dovrebbero essere relegate nei manuali di storia, scritti quasi sempre, inutile dirlo, a stretto uso e consumo dei vincitori; testi sui quali si legge che settanta anni fa tutto il male del mondo è stato sconfitto da una strana e ben poco santa alleanza, in cui c’era un dittatore altrettanto e forse ancora più crudele di quello tedesco, con cui si era in un primo momento alleato. Ma baffone, a differenza di baffino, aveva gli alleati giusti e così lui vinse la guerra e i suoi sodali sparsi in tutto il mondo e soprattutto in tutta Europa vinsero il dopoguerra, riuscendo a far dimenticare bazzecole come un centinaio di milioni di morti (tutti fascisti e reazionari, del resto) e riuscendo addirittura a imporsi, loro e i loro discendenti ideologici nella varie salse (la peggiore e più rancida delle quali sicuramente la cattocomunista, oggi più virulenta che mai grazie a Bergoglio) come unico e solo paradigma di giustizia, di verità, libertà, etc. etc.

In un contesto del genere, se noi viviamo nel migliore dei mondi possibili, perché un ragazzo di 35 anni deve perdere la vita nell’adempimento del suo dovere non combattendo contro la mafia (ma che ci fa la mafia, nel migliore dei mondi possibili?) o contro qualche pericolosissima combriccola di gangster in un tremendo scontro a fuoco, cosa che anche nel migliore dei mondi possibili può succedere? Ma che questo ragazzo che ha scelto di vestire una divisa per difendere il suo paese e garantire la sicurezza dei suoi concittadini, sposato tra l’altro da poco più di 40 giorni, debba abbandonare la vita in un controllo di due balordi sbarcati chissà come e perché nel nostro paese, questa è una cosa che è, o dovrebbe essere, del tutto fuori dal mondo. Che i balordi siano bianchi, neri o gialli, che siano sbarcati da un barcone o da un comodo aereo, che vengano dall'Africa o da quella "civilissima" America che da decenni ci considera una sua colonia, poco cambia alla sostanza del discorso. 

Mario Rega Cerciello era uno di quegli uomini di cui tutti noi dovremmo essere orgogliosi e che dovremmo ringraziare, ogni volta che li vediamo nelle loro auto o di pattuglia a garantire a noi, ai nostri ragazzi e ai nostri bambini di poter circolare con un minimo sindacale di serenità. Poi certo, non sono tutti angeli in divisa ma per l’appunto di perfetto e immacolato ci sono solo le anime belle delle sinistra, i Roberto Saviano che anche in questa circostanza parla di strumentalizzazione di razzismo etc. Per non parlare di un vomitevole commento su Twitter che insinua che l’assassino che ha accoltellato il giovane vicebrigadiere potrebbe aver agito per difesa… magari anche legittima.

E allora, in definitiva, il punto è proprio questo. In realtà, anche questo ragazzo è caduto in una guerra assurda, cattiva, strisciante e diabolica che è in atto ormai da tanto tempo e che ha una scia di vittime: Pamela, la ragazza di Macerata fatta a pezzi e finita in un trolley; Alessandro, Daniele ed Ermanno, le vittime di Kabobo, il simpatico ghanese che si sfogava prendendo a picconate i cittadini del paese che avrebbe dovuto accoglierlo; e tanti, tanti altri, compresi certamente coloro che annegano nel Mediterraneo illusi e raggirati da nuovi mercanti di schiavi senza il minimo scrupolo e neppure un barlume di umanità.

Caro Mario, puoi giurare che nessuno si toglierà per te il reggiseno, come ha fatto una pletora di inutili, anzi dannosi idioti in difesa di una tizia che quanto meno ha compiuto in atto di prepotenza e di spregio contro la sovranità del nostro paese: per te non ci saranno striscioni, cortei, indignati a pagamento. Di sicuro il tizio che sta in Santa Marta e che dicono sia il papa non dirà mezza parola per te, per la tua giovane sposa, per i tuoi commilitoni; perché lui, come la corte di prelati più o meno alti che lo circonda, stanno dalla stessa parte del nemico: dalla parte dei tuoi assassini.  Sta dalla parte di coloro che ti hanno disarmato, che prendendo a pretesto le poche mele marce che ci sono nelle forze dell’ordine come in qualsiasi altro ambiente (anzi, lì ce ne sono sicuramente meno che altrove, certo moltissime meno rispetto alla politica e forse anche alla magistratura) cercano di farci credere che il vero problema dell’Italia sia proprio chi vuole in qualche modo salvarla e preservarla. Coloro che ci dicono che essere italiani, padri e madri di famiglia, cittadini magari non santi ma quantomeno onesti, cattolici e legati alle proprie tradizioni è fondamentalmente sbagliato.

Poi ci sono gli altri; c’è una grande maggioranza purtroppo ancora sin troppo silenziosa che ti porterà nel cuore e non dimenticherà. E si spera che questa maggioranza cominci presto a parlare, poi a gridare e a spedire su quei maledetti e infami barconi chi veramente si merita di colarci a picco, che sono poi gli stessi che vorrebbero affondare questo paese.

Riposa in pace Mario, e possa trovare pace la tua giovane sposa.

 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Sam Weller il 28/07/2019 17:19:45

    Sinceramente, una domanda sorge spontanea? Come è possibile che ci sia ancora qualcuno che continua a dare credito, ad un soggetto come può essere Sviano, soprattutto dopo la perla del delitto di Yara Gambirasio, a suo dire uccisa per ritorsione alla camorra (https://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/yara-e-il-legame-con-la-lopav-per-saviano-chiesta-larchiviazione_1059428_11/) Peccato però che come noto, la vicenda sia andata in un altra direzione. Poi uno potrebbe obbiettare;"ma Saviano vive sotto scorta"(sì mai con l'attico a New York), con il non trascurabile dettaglio che anche Falcone e Borsellino avevano la scorta. Il problema è che entrambi sono stati fatti saltare in aria nonostante la sorta, con la complicità vera o presunta (?), di quello stesso Stato che ha dato la scorta a Saviano.

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