I libri di totalità

Rassegna di novità librarie maggio 2019

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna di novità librarie maggio 2019

Federico Cartelli, Contro il pensiero breve. Capire la crisi delle democrazie liberali (La Vela, pagg. 96, Euro 10,00)

Le democrazie liberali si stanno progressivamente trasformando in democrazie emozionali: alla rappresentanza degli interessi e delle istanze si è sostituita la delega delle pulsioni e degli istinti. Lo statista è stato rimpiazzato dal politico artificiale, prodotto in laboratorio dagli onnipresenti spin doctors che studiano gli algoritmi, analizzano i big data, pesano i sondaggi, sondano il web, contano i followers, carpiscono gli umori dell’opinione pubblica per convertirli prima in like e poi in voti. Le fratture sociali non vengono più riassorbite dalla mediazione dei partiti e il pensiero breve ha contaminato la comunicazione: ma la complessità dei nostri tempi può essere analizzata e compresa solo con una rinnovata consapevolezza basata sulla razionalità. Altrimenti, si rischia di andare incontro a un’instabilità cronica dei sistemi istituzionali dagli esiti imprevedibili.

MONDO

Francesca MusacchioLa trattativa Stato Islam (Armando Curcio, pagg.  119,  Euro 14,00) 

Leggi mai approvate. Poca pressione sulla comunità islamica per il rispetto delle norme vigenti e una politica, sia a destra che a sinistra, forse troppo accondiscendente con i musulmani. Dopo quasi 20 anni dall’attacco alle Torri Gemelle, l’Italia non ha subito attentati, a parte qualche episodio di poca rilevanza che non ha avuto ripercussioni. La domanda che l’opinione pubblica si pone, e a cui commentatori e analisti tentano di rispondere da tempo, è proprio questa: mentre in Europa e nell’intero Occidente, Al Qaeda prima e lo Stato islamico adesso, hanno seminato morte e violenza, come mai in Italia non è accaduto nulla? Difficile rispondere in modo esaustivo e credibile senza essere accusati di complottismo o peggio ancora di scarsa conoscenza dell’argomento. Il caso Italia rappresenta un unicum e quindi meritevole di riflessione. A parte le capacità investigative delle nostre  forze dell’ordine e dell’intelligence, forse c’è dell’altro.

PENSIERO FORTE

Roberto Marchesini, Le virtù. Il cammino del cavaliere (SugarCo, pagg. 128, Euro 12,50)

Qual è lo scopo della nostra vita? Il denaro? Il successo, la carriera? Gli antichi pensavano che lo scopo della vita fosse conseguire le virtù. Oggi si parla molto di valori, piuttosto che di virtù. Ma i valori sono qualcosa di astratto, l'adesione ai quali non costa nulla. Le virtù, invece, costano; richiedono sacrificio, pazienza e perseveranza. Non a caso l'esercizio delle virtù è associato alla santità, al valore; le virtù erano «il cammino del cavaliere», la strada per la quale si incamminavano coloro che hanno rappresentato (e forse rappresentano ancora), in Occidente, il prototipo dell'uomo virtuoso. È ancora possibile, oggi, vivere in modo virtuoso, percorrere il cammino del cavaliere? Questo è l'interrogativo che ha spinto lo psicologo Roberto Marchesini ad affrontare questo tema che sembra desueto, ma che forse non è mai stato così attuale.

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Giovanni Sessa, Tradizione. Demitizzare la modernità (Historica, pagg. 129, Euro  nella collana ‘I libri di Nazione Futura’ ( pp. 129, euro 13,00).

Questo libro muove dalla presa d'atto che la società liquida post-moderna è l'esito del fallimento del progetto illuminista. In essa, i processi dissolutivi inaugurati dall'affermazione della modernità si sono amplificati a dismisura. Viviamo nel regno della quantità, del precariato universalizzato e dell'insecuritas esistenziale. L'uscita di sicurezza da tale situazione è individuata in queste pagine nel mondo valoriale della tradizione. L'autore attraversa la proposta politica e spirituale maturata nel mileau tradizionalista del Novecento e demistifica le false certezze su cui è costruito il presente.

SOCIOLOGIA

Antonio Pilati, La catastrofe delle élite. Potere digitale e crisi della politica in Occidente (Guerini e associati, pagg. 143, Euro 17,50)

 

Da vent'anni nel mondo crescono turbolenza politica, conflitti e resistenze alle istituzioni sovranazionali. Nel XXI secolo si è disgregato l'ordine politico che dopo il 1945 si era mantenuto per quarant'anni con il bipolarismo Usa/Urss e, nel decennio 1990-2000, con il predominio solitario degli Stati Uniti. Alla base di questa grande trasformazione c'è uno straordinario progresso tecnologico che incentiva delocalizzazioni, riforme dei processi produttivi, eliminazione di lavoro. Nasce una sempre più potente globalizzazione dell'economia che dà spazio a nuovi protagonisti (Cina, India, Iran, Turchia), mentre i sistemi politici occidentali patiscono la crisi sociale indotta dalla tecnologia, non comprendono con le loro classi dirigenti la rivolta degli esclusi e smarriscono la capacità di guida. Queste pagine cercano di ricostruire il filo degli eventi, passando dalla superficie visibile dei rivolgimenti politici alla dinamica che li sottende, generata dalla frattura sempre più aspra fra élite e perdenti dell'economia globale, per focalizzare infine il motore drammatico della trasformazione: la furia rivoluzionaria della tecnologia.

ORIZZONTI

Franco Arminio e Lindo Ferretti, L' Italia profonda. Dialogo dagli Appennini (Gog, pagg. 100, Euro 9,00)

C'è un'Italia assopita che non è quella delle grandi città, né quella dei borghi patinati che vediamo sui dépliant turistici. C'è un'Italia che non è Roma o Milano, né tantomeno Civita di Bagnoregio o la costiera amalfitana. C'è un'Italia che non sta sotto i riflettori ma se ci capita è a causa di qualche catastrofe naturale. C'è un'Italia che rischia l'estinzione, che è silenziosa, disabitata: è l'Italia dell'entroterra appenninico, delle zone collinari e pedemontane, dei piccoli borghi abbandonati, ai margini del commercio, dell'industria, della cultura. Chi può raccontarla meglio del paesologo Franco Arminio, che gira l'Italia interna cantando poesie, e di Giovanni Lindo Ferretti, ex cantante dei CCCP che oggi dimora sulle alture di Cerreto Alpi ricucendo i legami millenari che avvolgono uomini, cavalli e montagne? Due storie appenniniche da due prospettive diverse che però si intersecano in più punti dando vita a un dialogo costruttivo e al tempo stesso malinconico su un mondo dimenticato da Dio che però resta l'unico luogo da dove Dio si può ascoltare.

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Johann Jakob Bachofen, Paesaggi dell’Italia centrale (Ar, pagg. 106, Euro 14,00)

Bachofen, la cui vita fu segnata dai soggiorni nella Penisola, descrive fisicamente in questi Paesaggi dell’Italia centrale le regioni intorno a Roma, rievocandone il passato glorioso che le splendide rovine gli suscitavano nell’animo. Egli introduce, con l’ausilio degli scrittori antichi, il Lazio agreste dell’incontro tra Enea ed Evandro, che diede ricovero a Saturno perseguitato da Giove, e che il Dio ricompensò avviando l’età dell’oro. La formazione montuosa dell’Appennino con le sue estese vallate, sotto la doppia influenza del calore e della grande ricchezza di acqua, assicurava quella fertilità che fu tanto magnificata dagli antichi, come la coltivazione della vite e dell’ulivo esaltata da Plinio, Varrone e Strabone. I laghi di Nemi e Albano, con le loro rive scoscese e gli specchi d’acqua, e il verde rigoglioso delle foreste, conferivano al paesaggio un’espressione di quiete festosa e quella calma sicurezza che gli abitanti attribuivano alle sedi terrene degli Dei. La natura delle regioni dell’Italia centrale si rispecchiava nell’indole dei suoi abitanti: energia, forza e audacia; profonda serietà nella fede sul mistero che sovrintende, sovrannaturalmente, alla fecondità dei campi. Lo sguardo sul territorio, intrecciantesi cogli avvenimenti storici, passa attraverso il ricordo delle opere dei grandi personaggi della romanità, come Manio Curio Dentato. Dopo la vittoria su Pirro e sui Sanniti, dopo tre consolati e la dittatura, Dentato si dedicò a costruire uno sbocco artificiale al fiume Nera, creando le Cascate delle Marmore che consentivano l’irrigazione della piana reatina. Le zone dei Colli Albani, le paludi Pontine e l’Agro romano; i popoli degli Ernici e i Sabini; le città di Corfinium, Alba Fucens, Amiternum, Perusia e Interamna: a questi e ad altri lo studioso svizzero riservò il saggio qui presentato.

STORIA

Ettore Rota, Italia ! Storia di un’idea (Oaks, Due volumi, pagg. 288 + 268, Euro 40,00)

 

Ettore Rota esaminò la genesi dell’idea italiana, costruitasi attraverso la volontà di resistere agli elementi esterni, alle avversità militari, alle invasioni e alle conquiste straniere; un’immagine, quella dell’Italia, che ha superato la prova del tempo, radicandosi nei secoli su un grande patrimonio culturale. La weltanschauung italiana, sommata all’aspirazione ad una Italia grande e unita, dilagò dalle corti principesche alle taverne plebee, dalle botteghe degli artisti ai laboratori degli artigiani, risorgendo dopo ogni disfatta, rifugiandosi nell’utopia quando le contingenze ne impedivano la realizzazione politica. L’excursus di Rota ha inizio dalla descrizione etno-geografica della penisola e attraversa l’epoca romana, quando con il provvedimento di Augusto che concedeva la cittadinanza capitolina a tutti municipi italiani, il termine Italia divenne espressione di una civiltà, di una realtà morale e metapolitica. Nel secondo volume Rota analizza gli eventi che causarono la divisione della penisola, la dispersione delle energie durante il medioevo, mentre la mitologia della nazione italiana, come un fiume carsico, riemergeva trionfalmente nel risorgimento. La comunità nazionale, sopravvissuta a due millenni di calamità e disgrazie, mediante avvenimenti esaltanti rinnalzò la sovranità romano-italica e assunse il proprio rinnovato destino.

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Giano Accame, Storia della Repubblica (Oaks, pagg. 441, Euro 25,00)

Uomo di destra, Accame rilegge criticamente, ma senza tesi preconcette, le vicende nazionali dal 1946, analizzando i fattori politici, economici e culturali, che hanno guidato l’azione governativa e deciso il futuro della comunità. Accame evidenzia la sostanziale debolezza politico-costituzionale della penisola: l’abnorme sviluppo del metodo previdenziale; la crisi permanente del sistema giudiziario; l’aumento del debito pubblico; il dissesto economico cronico e gli scandali delle partecipazioni statali; gli intrecci fra la finanza vaticana, quella della criminalità e i ‘poteri forti’. Se da un lato egli riconosce i progressi sociali compiuti tra gli anni cinquanta e la fine del millennio, dall’altro lato segnala che l’alternarsi dei governi, tecnici e politici, non ha risolto le questioni essenziali legate alla nascita della repubblica. La spaccatura fra un nord produttivo e un sud in difficoltà; i ricorrenti casi di corruzione; l’insofferenza per la pressione fiscale e per la soffocante burocrazia; il regionalismo disorganico e contraddittorio: tutti fenomeni che sopravvivono nell’Italia che galleggia, ma non rinnova la sua grandezza. Le analisi di Accame e i suoi riferimenti alla crisi strutturale del sistema italiano sono ancora attuali, e sono un utile strumento di riflessione per guardare al futuro dell’Italia con una maggiore consapevolezza dei propri limiti e delle proprie potenzialità.

STORIA DELLE DESTRE

Vittorio Pesato, Dieci anni in Azione (Eclettica, pagg. 164, Euro 16,00)

“Ho voluto raccontare in un libro un’esperienza, una comunità, un capitolo importante per tanti ragazzi che a Pavia hanno costruito qualcosa di molto significativo nella storia della destra italiana”. La comunità di cui parla Vittorio Pesato, già consigliere regionale in Lombardia, è quella che a Pavia ha dato vita per un buon decennio ad un ciclo di vittorie di Azione Universitaria in un’Università storicamente dominata dalla sinistra post sessantottina: “Ma si tratta di un’esperienza che va ben oltre i confini della città di Pavia – continua Pesato – e merita di essere raccontata e condivisa con chiunque abbia fatto o faccia militanza politica a destra. Il motivo? In quei dieci anni a Pavia siamo stati avanguardia, futurismo, aggregazione, coraggio. E siamo stati vincenti, rifuggendo sempre quella sudditanza verso il pensiero dominante di sinistra che a destra ha fatto troppe stragi di sogni. Siamo partiti in pochi amici e nel giro di un anno il quotidiano della città titolava ‘In Università Azione ha fatto il pieno’: ricordo professoroni impolverati di sessantotto increduli nel vedere che in quel regno, il loro regno, migliaia di studenti decidevano di andare a votare alle elezioni universitarie e sceglievano la destra. Vincevamo con un sorriso che mandava in tilt qualsiasi complesso di superiorità di una sinistra che non ci capiva più niente”.Aneddoti, racconti di militanza, ricordi di ragazze e ragazzi che hanno dato negli anni il proprio contributo, foto, rassegne stampa a fissare momenti indimenticabili per una comunità non solo politica.

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Gregorio Sorgonà, La scoperta della destra. Il Movimento Sociale Italiano e gli Stati Uniti (Viella, pagg. 223, Euro 25,00)

Prendendo come punto di osservazione la rappresentazione della politica statunitense durante la guerra fredda e negli anni immediatamente successivi alla sua fine, questo volume ricostruisce la storia del Movimento Sociale Italiano, indagando anche come il Msi abbia accolto la cultura americana veicolata attraverso il cinema, la musica e i mezzi di comunicazione di massa. Giovandosi di documentazione archivistica, sono stati ricostruiti anche gli sporadici e infruttuosi tentativi operati dai dirigenti del partito per istituire rapporti con la politica statunitense. Attraverso lo specchio americano, il libro restituisce continuità, discontinuità e differenziazioni della cultura politica del Msi dalle origini alla nascita di Alleanza Nazionale.

CLASSICI

Alfredo Oriani, La rivolta ideale (Oaks, pagg. 285, Euro 22,00)

Alfredo Oriani fu un pensatore antisocialista e antiborghese, antimodernista e nazionalista; auspicò uno Stato che regolasse l’attività economico-sociale; alle libertà individuali anteponeva il principio d’autorità e la morale cristiana. Egli credette con fervore nel destino imperiale dell’Italia unita, esaltandone l’antica grandezza romana, galvanizzata e rinnovata dal fervore risorgimentale. La fede incrollabile nella Patria, intesa quale comunità di destino, e nel cattolicesimo come simbolo dell’ordine sulla terra, improntarono tutte le sue opere politiche. In Rivolta ideale, pubblicato nel 1908, sintetizzò, in un affresco pieno di passione e di impegno civico, il degrado dei costumi e le miserie della classe dirigente, incapace di portare a compimento il risorgimento. Una nuova nobiltà dello spirito avrebbe dovuto perseguire gli ideali di grandezza e di bellezza, verità e virtù, forgiando il popolo italiano, affinché rinnovasse il genio della stirpe e il retaggio della tradizione. Indicava i nemici della sua rivoluzione culturale nel capitalismo, perseguente solo il guadagno immediato; nel socialismo, che illudeva le masse con le utopie astratte; nella debole e inetta democrazia; nella vanità della vecchia aristocrazia dei Savoia; nell’edonismo, che negava il messaggio cattolico. Egli legò la questione nazionale ai problemi sociali; risolvere la prima significava trovare una soluzione ai secondi, anticipando in questo modo il movimento fascista, e per questo fu onorato da Mussolini come padre nobile del Regime.

CINEMA

Giuseppe Del Ninno, Piombo, sogni e celluloide. Gli anni Settanta, Ottanta e Novanta al cinema (Oaks, pagg. 178, Euro 16,00)

Terzo atto di un ciclo cominciato quasi quarant’ anni fa (Ecce Alien del 1982) e di cui un primo bilancio è stato fatto all’ inizio del nuovo millennio (A schermo spento, 2006)Piombo, sogni e celluloide, è  la conferma di come il cinema possa essere specchio e sfera di cristallo, riflesso più o meno fedele della società e insieme sua interpretazione proiettata verso un ipotetico futuro, ancorata a un realistico passato, o, più semplicemente, fermo-immagine di un eterno presente, senza tempo e quindi senza storia. Non siamo di fronte alla classica e più o meno riuscita antologia critica con cui periodicamente si archiviano cinematograficamente i decenni. Il progetto è più ambizioso: fornire al lettore, a partire da un certo numero di film, alcuni spunti idonei a cogliere i mutamenti nelle mentalità, nel costume, nelle sensibilità correnti, in una parola nella cultura della nostra aerea geo-culturale, nell’arco di un ventennio significativo del secolo passato.

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