Editoriale

La Madonna influencer di Dio? Considerazioni sulle ultime esternazioni di Bergoglio

Interessanti e condivisibili riflessioni di un agnostico devoto.

Graziano Davoli

di Graziano Davoli

scrive, occorre specificarlo, è un piccolo liberale e laico ma allo stesso tempo un “agnostico devoto”. Insomma, una povera anima che non ha ricevuto il dono della fede (ma allo stesso tempo si guarda con attenzione dai falsi idoli che un certo tipo di “ateismo militante” tende a proporre) e pure ritiene che la tutela e la protezione delle nostre radici cristiane (e giudaiche), insieme a quelle classiche greche e latine, dalle quali nascono tutti quei principi di libertà e democrazia che hanno fatto della civiltà occidentale un faro per tutto il mondo sia fondamentale per non soccombere su più fronti, due essenzialmente.

Il primo, quello del nichilismo che, con una buona dose di militanza, ci viene propinato dal pensiero unico “medio-progressista”  citando il da poco scomparso Direttore Mega Galattico di fantozziana memoria (dal momento che in certe battaglie non vi è alcuna ombra di progresso ma, al contrario, si respira il fetore della regressione). Una tendenza irresistibile a propagandare un non ben specificato progresso, fatto di non ben specificati di diritti, assolutamente fine a se stesso che non tiene conto dell’unicità di ogni individuo e della straordinaria complessità dell’essere umani.

Il secondo è, invece, quello del fanatismo islamico al quale i nostri intellettuali guardano, per paura o ipocrisia questo lo decida il lettore, con una certa transigenza. Un pericolo che, avvalendosi di una fede cieca, pronta e assoluta da parte dei propri adepti, punta a fare dell’Europa un grande regime teocratico della peggior specie, spazzando via con un soffio anni di cultura e innovazioni sul piano istituzionale, economico e artistico.

Perché un simile, lungo, preambolo è necessario?  Tutto comincia con la giornata mondiale della Gioventù, tenutasi quest’anno a Panamà quando il Papa, davanti a 600 mila giovani radunati al campo Juan Pablo II ha definito la Vergine Maria come “l’influencer di Dio”. Subito, nella testa di chi scrive, è comparsa un’immagine molto poco cristiana: riuscireste mai a figurarvi la Vergine celeste, come una novella Chiara Ferragni (con tutto il rispetto per la persona verso la quale, anzi, nutro comunque una forte stima) che si fa un selfie davanti allo specchio con in braccio il bambin Gesù? Il Cristianesimo, il cui messaggio dovrebbe essere universale e quindi in grado di sopravvivere al tempo e allo spazio e attraversare le epoche senza essere scalfito, può davvero piegarsi ad una moda che è, per definizione, destinata ad essere a tempo determinato?

Il grande problema di Papa Francesco, su questo giornale la questione è stata più volte rimarcata da penne molto più meritevoli di quella del sottoscritto, è quello di aver preso la Chiesa e averne fatto, consapevolmente o meno non importa, un tabloid, una rivista patinata, un prodotto di quella cultura popolare che cambia e si modifica a velocità costante plasmando i gusti dei propri fruitori e allo stesso tempo adattandovisi. La Chiesa, appunto, in quanto istituzione universale per definizione tutto questo non lo può fare, perché facendolo rinnega la sua stessa universalità e quindi rinnega se stessa.

Credo che nessuno, almeno non il sottoscritto, si aspetti da un giorno all’altro il ritorno di una Chiesa da controriforma armata di indice e di scomunica. Una Chiesa missionaria, indirizzata ad un rapporto orizzontale con i fedeli, come concepita da Giovanni XXIII e da Giovanni Paolo II, sicuramente meglio si adatta allo spirito del tempo. Il Cristianesimo può diventare, nei modi e nelle azioni, “popolare” e questo ce lo insegna il grandissimo esempio di Don Luigi Sturzo, una settimana fa cadeva il centenario dal suo Appello ai liberi e forti. Questo non significa, però, che debba incorporare i modi della cultura popolare.

Se il Cristianesimo deve parlare DELLA persona ma, soprattutto, deve parlare ALLA persona non è detto che esso debba parlare COME la persona.

Non vi è nessun elitismo in questo ragionamento, chi scrive è un appassionato di cinema e fumetti che sono due tra le icone più evidenti della cultura popolare.

Ma Chiesa e cultura popolare sono due cose diverse e distinte, una determina e si adatta ai gusti dei propri fruitori e quindi cambia repentinamente e velocemente, l’altra esiste dall’anno 33, si è strutturata e gerarchizzata, certo, ma il suo messaggio non si è mai scalfito né adattato ai gusti, al massimo a cercato di farsi recepire e diffondersi ad una moltitudine di persone sempre maggiore ma per farlo non ha mai avuto bisogno di adottare logiche commerciali.

Una Chiesa che parla della Madonna come influencer di Dio e si autocelebra con gadget e album di figurine, è una Chiesa che sta cercando di rinnegarsi e di fuggire da se stessa.

 

 

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