i libri di totalità

Rassegna libraria dicembre 2018

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna libraria dicembre 2018

Giovannino Guareschi, Giovannino nei lager: Favola di Natale-Diario clandestino-Ritorno alla base (Rizzoli, pagg. 480, Euro 35,00)

In questo volume, i figli Alberto e Carlotta hanno riunito, in una ideale trilogia della prigionia, i libri del padre legati al periodo del suo internamento nei lager tedeschi in Polonia e poi in Germania.
Tenente di complemento, Giovannino Guareschi si trovava in caserma ad Alessandria l'8 settembre 1943: catturato dai tedeschi rifiutò di continuare a combattere al loro fianco e fu inviato nei campi di prigionia. In quel periodo che è stato, paradossalmente, il più importante della sua vita, ha maturato il suo impegno umano facendo il giornalista nei Lager, scrivendo testi per conferenze e favole che andava poi a leggere nelle varie baracche ai compagni di sventura tenendoli aggrappati alla vita. Da questa esperienza sono nate le tre toccanti opere qui riunite: "Favola di Natale", Diario clandestino" e "Ritorno alla base".

Domenico Fisichella, Il Risorgimento tra “virtù” e “fortuna” (Pagine, pagg. 240, Euro 10,00) 

La complessa vicenda risorgimentale viene rivisitata da Domenico Fisichella, uno dei maggiori politologi italiani e storico delle idee, in tutti gli aspetti anche quelli più problematici e “nascosti” con l’intento di fornire al lettore una visione globale dell’evento che ha portato alla costruzione dello Stato nazionale. In questo libro, nel quale il travaglio storico si coniuga con quello culturale e le passioni si sposano alle speranze, l’autore si pone il problema, quasi mai affrontato, del percorso del processo istituzionale e politico in un quadro europeo. Fisichella, lungi dallo scansare, come molti storici sono usi fare, il contesto continentale nel quale il Risorgimento si situa, documenta proprio in rapporto a quanto accadeva nelle altre nazioni in via di formazione o di smembramento, l’avventura storica sabauda fino alla edificazione di un edificio costruito con le categorie machiavelliane della virtù e della fortuna. È questo un approccio assolutamente rilevante alla comprensione di tutta la vicenda descritta in ogni singolo aspetto che si nutre di una certezza, quella che Fisichella rivela alla fine dell’intenso saggio: “Di per sé, la nazione non è un assoluto, poiché nella storia nulla è tale. Tutto ciò che ha nascimento ha anche una fine. Però le nazioni ancora esistono, e non mostrano di voler togliere il disturbo. Uno Stato nazionale unito, forte, dignitoso, può competere e può collaborare con le altre nazioni, in Europa e fuori”. Un auspicio quanto mai realistico.

MONDO

Sebastiano Caputo, Mezzaluna sciita. Dalla lotta al terrorismo alla difesa dei cristiani d’Oriente (Gog, pagg. 192, Euro 14,00)

La ricostruzione del dialogo fra mondo cattolico e islam, evitando sia lo scontro di civiltà che forme di sincretismo religioso, passa anche attraverso lo sciismo, con i suoi vari orientamenti culturali e spirituali. Ostili allo sradicamento, gli sciiti hanno un legame forte con la terra d’origine, peculiarità che concilia il credo religioso con l’identità nazionale: si è libanesi, iraniani, iracheni, prima ancora che musulmani. Questa caratteristica, sommata all’attesa dell’Imam nascosto, danno il tono alle potenze sciite che non finanziano moschee fuori dai loro confini comunitari e non fanno opera di evangelizzazione; essi vivono seguendo la legge islamica e ricordando il dramma della sconfitta e della purezza perduta, esaltando la passione e la mistica della disfatta provvidenziale. Il viaggio di Caputo nell’universo sciita è cominciato a Damasco, dove nel cortile della grande moschea sono conservate le reliquie dell’Imam Hussein, figlio di Alì e nipote del profeta Maometto. Da lì, egli ha percorso Siria, Libano, Iran, in cerca della conoscenza di questa minoranza islamica; per terminare nell’Iraq meridionale, seguendo il pellegrinaggio di Arbaeen: ottanta km a piedi, con fedeli venuti da tutto il mondo.

PENSIERO FORTE

Matteo Castagna, Cattolici tra europeismo e populismo. La sfida del nichilismo (Solfanelli, pagg. 247, Euro 17,00)

Lo Stato fascista mussoliniano e il regime lusitano di Salazar si presentavano come rivoluzioni nazionali ma, in un’ottica più ampia essi rappresentarono concretamente una controrivoluzione opposta al materialismo sovietico e americano, e ai vari partiti popolari, progressisti e modernisti. Questo saggio di Matteo Castagna, sulla teologia e sulla storia del cristianesimo in epoca moderna, analizza le due correnti antagoniste che divisero il campo cattolico: da una parte l’integralismo di mons. Benigni e dall’altra il modernismo democristiano di Montini, discepolo dell’ecumenismo laicista e mondialista. Oggi questa distinzione si manifesta nella scelta politico-religiosa tra sovranità e identità (incardinate nel populismo), e cosmopolitismo ed europeismo (rappresentate dal progressismo conciliarista). In questa prospettiva non può esistere un cattolicesimo progressista, se non come apogeo dell’ateismo, dell’‘irreligione naturale’ e dell’evoluzionismo nichilista. L’unico cattolicesimo possibile, dunque, è effettivamente quello integrale, che assegna a Roma una funzione metapolitica e spirituale. In questo quadro si inserisce la ‘teologia politica’ del Fascismo, che mons. Benigni imperniava sulla dottrina cattolica e metteva al centro del tentativo di salvezza dell’uomo.

PERSONAGGI

Luigi Iannone, Roger Scruton (Fergen, pagg. 122, Euro 10,00)

Un saggio agile, asciutto, essenziale, come i volumi della collana “Profili” in cui appare, di uno studioso di Roger Scruton al quale ha dedicato un libro-intervista. È un’ottima introduzione del pensatore britannico, definito, anni fa, dalla rivista New Yorker come “il più influente filosofo al mondo”. In realtà è molte cose, come l’autore, ci spiega: musicologo e musicista, agricoltore, narratore, raffinato intenditore di vini, ma soprattutto un grande pensatore conservatore che s’interroga sui  destini della modernità ed in particolare su quelli dell’Occidente. Scruton vede accrescere la sua fama negli ultimi anni per il suo “conservatorismo dinamico”, come è stato definito, dimostrando di essere uno studioso (e polemista) reattivo, proiettato verso l’avvenire senza rinnegare il passato e fondando il rinnovamento sulla tradizione. Iannone contribuisce a dare sostanza alla comprensione del “cammino” filosofico-politico di Scruton nella prospettiva di accendere maggiormente l’interesse attorno alla sua opera che offre un’interpretazione originale tra le macerie della destra europea incapace di darsi un’anima e dunque una direzione.

STORIA

Marco Moneta, Un veneziano alla corte Moghul. Vita e avventure di Nicolò Manucci nell’India del Seicento (Utet, pagg. 314, Euro 20,00)

Tra le testimonianze europee sul continente indiano del XVII secolo, una delle più notevoli è la Storia do Mogor del veneziano Nicolò Manucci, giunto in India nel 1656 non ancora diciottenne, dopo un viaggio avventuroso e rocambolesco attraverso l’Impero ottomano e la Persia. Grazie a una serie di coincidenze favorevoli, Manucci si trovò al centro degli avvenimenti che determinarono la storia indiana del periodo. Partecipò a battaglie che decisero le sorti dell’Impero, fu testimone degli intrighi e delle rivalità della corte Moghul, frequentò i palazzi del potere, conobbe sultani e principi, governatori occidentali e generali dei missionari, asceti sufi e sadhu. Aveva lasciato Venezia ancora adolescente e pressoché privo di istruzione, eppure seppe esercitare attività e professioni tra loro molto diverse: fu capo artigliere nell’esercito del principe Dara Sikoh durante la guerra fratricida con Auragzeb, futuro imperatore. Abbandonata la vita militare si diede alla medicina, divenendo medico di corte di Bahadur I; da diplomatico salvaguardò i rapporti con la comunità portoghese e le compagnie commerciali inglese e francesi. Fu incaricato di partecipare alle discussioni insorte fra i missionari cappuccini e i gesuiti, sui riti malabarici, che costrinsero il pontefice ad inviare un legato sul posto. Il racconto del mondo moghul e hindu spazia dal racconto di viaggio attraverso l’India alla descrizione del palazzo reale e della sua organizzazione; dall’illustrazione del gettito fiscale agli appannaggi per nobili e soldati; con osservazioni su animali, piante, fenomeni naturali e cibi.

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José Semprùn, Corpi Franchi. Verso il Terzo Reich (Settimo Sigillo, pagg. 278, Euro 34,00)

Con l’abdicazione del Kaiser ed il trattato di Versailles la Germania usciva dalla Grande guerra, ma, sul suo suolo non finivano i conflitti: i partiti di sinistra occupavano le piazze, truppe e reparti di polizia ed esercito si univano ai rivoluzionari. Formazioni paramilitari - i vari Freikorps e lo Stalhelm dell’ex capitano von Seldte – sorsero in tutta il territorio tedesco, per lottare contro la sovversione interna e, ove fosse stato possibile, rovesciare la neonata Repubblica di Weimar. La costituzione di queste unità di combattimento fu quasi completamente spontanea; reduci e veterani del conflitto intervennero per sedare la rivolta spartachista a Berlino e debellare la Repubblica dei soviet a Monaco di Baviera. La tensione ideologica improntò anche i combattimenti nella Slesia e negli Stati Baltici, quelli per l’occupazione della Ruhr e il putsch di Ehrhardt – von Kapp. La Brigata ribelle di Ehrhardt, sventolando la bandiera della Marina Imperiale, occupò la Cancelleria e i palazzi ministeriali, mentre il dottor Kapp coinvolgeva molti esponenti della destra conservatrice, tra cui il generale Ludendorff ed il feldmaresciallo Hindenburg. Le milizie operaie attaccarono le truppe fedeli al governo Kapp, lo sciopero generale paralizzò la nazione, fino a decretare il fallimento definitivo del putsch. Poco tempo dopo i Corpi Franchi furono sciolti per legge, ma la politicizzazione, che aveva galvanizzato quegli uomini, non svanì; quasi in massa, essi aderirono al nascente movimento nazista, andando a costituirne il braccio armato, le temibili squadre d’assalto.

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Danilo BreschiMussolini e la città. Il fascismo tra antiurbanesimo e modernità, (Luni, pagg.

Il fascismo fu moderno o anti-moderno? La sua ideologia, così come le sue decisioni politiche, furono una combinazione di modernità e di anti-modernità, oppure no? E se lo fu, quella ambivalenza va letta come il risultato di una consapevole strategia o piuttosto la conseguenza non voluta di scelte politiche adottate secondo circostanze casuali e necessità contingenti? Un’analisi del rapporto fra città e campagna durante il fascismo può dire qualcosa di più preciso sulla natura di quel particolare regime che fu il fascismo, se cioè si possa definire autoritario oppure totalitario?
A queste e ad altre domande risponde il volume di Danilo Breschi, frutto di una ricerca vasta e accurata. In sostanza, al centro del libro vi è il controverso rapporto fra il fascismo e la modernizzazione, letto attraverso il fenomeno dell’urbanesimo in Italia tra le due guerre mondiali, un processo di trasformazione che coinvolge e travolge costume, economia, cultura politica, antropologia e che segna, di fatto, il passaggio, spesso ancora contraddittorio e incerto, dalle comunità agricole tradizionali alla moderna società industriale.

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Alvise Pozzi, Boom. Il miracolo economico nella commedia all’italiana (Gog, pagg.172, Euro 14,00)

Negli anni Sessanta l’Italia cambia volto. Il tempo della ricostruzione e della penuria post-bellica è finito, e con questo mondo è finito anche un certo tipo di comicità, quella del comico vilipeso, sprovveduto, tirchio e calpestato dalla vita.  Ora sono gli anni del miracolo, della velocità, dell’urbanizzazione, del benessere, e i grandi volti della Commedia all’italiana – Sordi, Gassman, Mastroianni, Tognazzi, Manfredi – ritraggono le contraddizioni del nuovo italiano, quello che dalla provincia si insedia nella grande città, quello che sogna l’ascesa sociale ma si ritrova in bancarotta, il prevaricatore che viene truffato, il seduttore che si scopre impotente, ma anche il vile costretto a un atto di coraggio, il corrotto che cerca redenzione nella giustizia. La Commedia all’italiana, grazie ai suoi registi e sceneggiatori di punta, rappresenta il 60% di tutti gli incassi del cinema italiano tra gli anni Sessanta e Settanta, e diventa così il motore principale dell’industria culturale nostrana. Ma dietro vicende apparentemente solo grottesche ed esilaranti, riesce a ritrarre il tragico quotidiano della neonata classe media, e quel processo che con più gravità Pasolini aveva definito “mutamento antropologico”. Dal disfacimento della morale borghese alla crisi del matrimonio, dall’invasione delle pubblicità al mito dell’automobile, dal rituale del ballo alla libertà sessuale, dal tradimento alla nevrosi maschile, dall’individualismo alla crisi del cattolicesimo per arrivare fino a temi d’avanguardia come la questione di genere. E insieme a tutti i difetti, i vizi e le virtù di questo nuovo italiano – individualista, frenetico, spaesato – la «commedia del miracolo» ha saputo narrare anche l’atmosfera, terribilmente seducente, di un’epoca che ha fatto della leggerezza uno stile di vita divenuto famoso in tutto il mondo. 

STORIA DELLE DESTRE

Paolo Danieli, Verona a destra. La Destra veronese dal dopoguerra al Terzo millennio (Settimo Sigillo, pagg. 336, Euro 26,00)

L'autore, nato nel 1950, fin da adolescente ha militato nelle file del Movimento Sociale Italiano. Sotto le insegne della fiamma tricolore nel 1992 fu eletto per la prima volta senatore, confermato per altre 3 volte, la seconda volta sempre con il simbolo del Msi, le altre due volte sotto le insegne di Alleanza Nazionale, movimento che abbandonerà nel 2007 non condividendo più tesi e linea politica. Verona, come ci racconta Danieli, rappresenta nell'immaginario collettivo del variegato mondo dell'italica destra una città di riferimento, vuoi per il Congresso che ha ospitato nella Repubblica Sociale Italiana, vuoi per il processo ai traditori di Mussolini e del fascismo del 25 luglio del 1943.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, la città di Giulietta e Romeo è stata protagonista della vita politica della destra italiana, sia per lo storico partito di riferimento il Movimento Sociale, sia per la forte presenza di giovani impegnati in politica a volte all'interno del partito, a volte fuori da esso. Gli anni di piombo hanno sfiorato la città senza ferirla, l'hanno segnata senza macchiarla. L'autore ripercorre tutte le tappe di questa avventura dal dopo guerra fino al terzo millennio, precisamente allo scioglimento di Alleanza Nazionale. Un interessante ed affascinante percorso fatto di personaggi, vicende, elaborazioni teoriche e progetti politici.

FUMETTI

Michel Onfray, con disegni di Maximilien Le Roy, Nietzsche, La stella danzante (Ferrogallico, pagg. 146, Euro 24,00)

Creare un legame tra l’universo della filosofia di Friedrich Wilhelm Nietzsche e quello del disegno, tradurre in un linguaggio tratteggiato, a colori, i tormenti della sua vita e i suoi straordinari insegnamenti. La matita di Maximilien Le Roy ha così tradotto in fumetto “L’innocence du devenir”, sceneggiatura cinematografica dedicata alla vita di Nietzsche scritta dal celebre filosofo francese Michel Onfray. “Nietzsche. La stella danzante” è un affresco straordinario e sorprendente che, come scrive Adriano Scianca nella prefazione, ha il merito di farci vedere l’esteriorità di una grande opera alchemica come “Così parlò Zarathustra”, le tinte pastello dei paesaggi autunnali e nordici che cedono il passo alle esplosioni psichedeliche delle crisi, i morigerati costumi borghesi che cadono di fronte a quel demone scapigliato e che si piega in due su taccuini in cui riversa visioni e lampeggiamenti d’avvenire…

RIVISTERIA

“Annali della Fondazione Spirito”
Anno 2018, n. XXX - pp. 254, € 20,00

È in uscita il fascicolo numero XXX – 2018 degli Annali della Fondazione. Un traguardo se non da celebrare certamente da sottolineare con soddisfazione. Era il 1989 quando il primo vide la luce. Un’altra epoca storica. La Fondazione era nata otto anni prima grazie a Gaetano Rasi, che ebbe l’intuizione di creare una istituzione culturale intorno all’archivio e alla biblioteca del filosofo scomparso, donati dalla vedova, signora Gianna Saba.
Un’impresa complessa, che aveva l’ambizione di offrire un luogo di ricerca nel segno della piena libertà di studio e di pensiero. Se gli Annali possono presentarsi con questo volume, vuol dire che, nonostante le difficoltà, quella scommessa è stata vinta. La Fondazione e i suoi Annali continuano a perseguire gli obiettivi che i fondatori si erano posti, informandosi al loro magistero
Un magistero che è dettato con grande efficacia da Renzo De Felice, nel testo che intese scrivere per la presentazione degli Annali di quel lontano 1989, che viene riproposto in apertura del fascicolo come testimonianza di un impegno culturale che oggi come allora si sviluppa secondo quelle linee guida, senza alcuna – come scrisse De Felice – «ottica precostituita».
Il fascicolo si apre con la sezione “Italia 1938, l’invenzione di un nemico”, dedicata all’ottantesimo anniversario delle “leggi razziali”. Curata da Gianni Scipione Rossi presenta saggi di Ester Capuzzo (Gli ebrei dall’Unità al fascismo), Giuseppe Parlato (Renzo De Felice e l’antisemitismo fascista), Gianni Scipione Rossi (Gli intellettuali italiani, l’antisemitismo e il caso di Attilio Tamaro) e Aldo G. Ricci (La RSI e le leggi razziali).
La seconda sezione contiene gli atti del convegno organizzato ad Arezzo dalla Fondazione nel centoventesimo anniversario della nascita di Ugo Spirito. Saggi di Rodolfo Sideri (La guerra rivoluzionaria di Ugo Spirito), Alessandra Cavaterra (Ugo Spirito e l’Enciclopedia Italiana) e Danilo Breschi (Ugo Spirito. L’uomo la cui filosofia incarnò lo spirito del Novecento). In questo fascicolo degli Annali anche i saggi sulle culture politiche rappresentate nei fondi archivistici della Fondazione. Giuseppe Parlato tratta della cultura della destra cattolica, Gianni Scipione Rossi della cultura del nazionalismo, Andrea Perrone della cultura dell’irredentismo, e in particolare di Ernesto Massi, Lorenzo Salimbeni, del neoirredentismo di Luigi Papo, Alessandra Cavaterra della cultura del neofascismo. Gli Annali sono completati da un saggio di Teodoro Katte Klitsche de la Grange (Sentimento ostile, Zentralgebiet e criterio del politico) e da un inedito introdotto da un saggio di Gianni Scipione Rossi (25 luglio 1943: l’impossibile verità e la percezione dei contemporanei).
Il fascicolo è completato da recensioni e segnalazioni librarie, oltre che dal resoconto sull’attività annuale della Fondazione. 

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STUDI EVOLIANI 2017. Evola 120. Il pensiero tradizionale nel XXI secolo

Fondazione J. Evola  (Edizioni Arktos, pagg. 311, Euro 22,00)

 

Gli Atti del convegno del 2017 sull’eredità culturale di Julius Evola sono una preziosa occasione per tornare a meditare sul pensiero e l’opera di un autore fondamentale per la comprensione del mondo tradizionale e di tutto ciò che ci separa da esso. I temi affrontati nei dibattiti sono stati molteplici, così come multiforme è stata l’attività di Evola nel corso della sua esistenza; e ciò che emerge dagli interventi è proprio la varietà e la complessità della weltanschauung evoliana. Cominciando dal suo legame col Fascismo e la romanità, con la cultura accademica e la storiografia fascista; coi partiti di destra nel secondo dopoguerra; il suo percorso artistico; la produzione filosofica e la visione tradizionale della spiritualità, classica e orientale; il rapporto fra trascendenza e immanenza, dalla quale emerge la centralità della prassi, della tecnica rituale. Questo numero speciale di Studi evoliani, pubblicato nel 120° anniversario della nascita di Evola, è arricchito con quaranta foto, e con alcuni testi ed interviste inedite. Fra questi documenti segnaliamo: la lettera inviata nel maggio 1946 alla moglie del professor Spann, la prima testimonianza diretta dall’Austria dopo l’incidente di Vienna; una intervista alla signora Fiumara, che fu vicina ad Evola per vent’anni, unica testimone della morte ed esecutrice testamentaria della cremazione, colei che consegnò le ceneri all’alpinista Eugenio David, affinché fossero deposte a Gressoney, sul Lyskamm; infine, la relazione, anch’essa inedita, della scalata delle guide alpine con l’urna, il 28 agosto 1974.

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