Anniversario Rossiniano

Rossini in trionfo: una bellissima Cenerentola al teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Malgrado certi ipercritici, la regia di Manu Lalli e l'interpretazione del capolavoro rossiniano fanno decisamente centro.

di Domenico Del Nero

Rossini in trionfo:  una bellissima Cenerentola al teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Aveva già convinto nell’allestimento nel cortile dell’Ammannati, ma in teatro l’edizione della Cenerentola di Rossini con la regia di Manu Lalli  acquista in smalto e soprattutto in colore fiabesco. E a parte qualche commento – soprattutto via web – dei soliti ipercritici per i quali Rossini si è fermato ad Abbado e Ponnelle, l’opera è piaciuta ed ha scaldato il pubblico, che ha tributato calorosi applausi a tutti, questa volta senza distinguo o dissensi.

Eppure, sembra che per alcuni se una regia non va a cercare a tutti i costi il cervellotico e l’astruso non sia degna di tale nome. Forse, se Manu Lalli avesse creato una Cenerentola in versione Hallowen con una gigantesca zucca a fare da sfondo, ci sarebbero stati sperticati elogi dai soliti noti ….e sonore pernacchie dal pubblico. Ma per fortuna così non è stato e Manu Lalli ha proseguito sulla scia di quanto aveva fatto nell’edizione di Palazzo Pitti.

Ne è risultato uno spettacolo che sicuramente sarebbe piaciuto a Rossini e pertanto è stato senz’altro il più bello degli omaggi sinora tributatigli dal teatro del Maggio Musicale Fiorentino.  Perché se la regista ricupera in parte la dimensione “fiabesca” che il bellissimo libretto di Jacopo Ferretti ha del tutto abbandonato, non dimentica che il compositore, come ricorda Luigi Rognoni, volle tradurre la fiaba in una commedia “realistica” in cui i costumi dell’epoca fossero puntualizzati e presi in giro; da un lato la protagonista, buona ragazza sentimentale e ingenua (ma tutt’altro che sciocca) che viene scelta da un principe umano per sue doti personali; dall’altra un nobilastro spiantato con due figlie di una stupidità davvero adamantina, “borghesucce pettegole e boriose”, come le definisce Rognoni. Quello che Rossini cercava era una creatura viva, non un personaggio da favola.

Ed è quello che Manu Lalli ha realizzato, ricuperando la dimensione “favolistica” con i sogni e le fantasie dell’adolescenza. In un bellissimo sfondo settecentesco, con le scene di Roberta Lazzeri, i bellissimi costumi di Gianna Poli e il gioco di luci di Vincenzo Apicella, Angelina si costruisce un suo mondo che è quello dei libri: la fatina e le altre creature danzanti che la circondano sono per l’appunto i sogni dell’adolescenza, che l’abbandonano mestamente quando la protagonista, da Cenerentola divenuta principessa, deve affrontare il matrimonio e quindi la “maturità”. La regia recupera così anche la dimensione di “racconto di formazione” che è tipico di tante fiabe non esclusa certo Cenerentola; ma senza intellettualismi o pesantezze di sorta. La vicenda scorre leggera, tra il palazzo “per metà crollato” di Don Magnifico e la splendida reggia di Ramiro, evocata grazie al bellissimo fondale rievocante la reggia di Venaria. Una scena tra l’altro sempre animata, con Alidoro vero Deus ex machina con tanto di mimi e ballerine, e i personaggi stessi – a parte la protagonista – che sembrano trascinati dalla musica in una sorta di “moto perpetuo”. Nella scena del temporale le ballerine “invadono” poi la platea, con un simpatico effetto da rottura di quarta parete.  Una regia dunque non “banalmente tradizionale”, ma che nel rispetto della tradizione riesce comunque a essere personale ed avvincente.

Decisamente ben realizzata anche la parte musicale. Possiamo poi convenire che il direttore d’orchestra Giuseppe Grazioli non sia Abbado (che peraltro non è certo facile da eguagliare, dato ma non concesso che certi “paralleli” abbiano un senso) ma non ci sono dubbi che abbia saputo condurre l’orchestra e il coro del Maggio Musicale entrambi in vero “stato di grazia” con un risultato brillante e avvincente. Una sola pecca è stata forse la sinfonia, diretta con un ritmo e un tono che sono sembrati un po’ smorzati e meno vivaci del consueto; ma dall’inizio del primo atto è emersa invece una lettura brillante e vivace, che ha evitato punte troppo fragorose e ha consentito di gustare in pieno la freschezza dei crescendo e dei concertati, evidenziando anche le punte patetiche e sentimentali.  Perfetta la coordinazione tra palcoscenico e golfo mistico, il che con un autore come Rossini è tutt’altro che facile e scontato.

Nel complesso, ottima la prestazione della compagnia di canto: anche i due ruoli minori delle sorellastre, la Clorinda di Elena Bellocci  e Tisbe di Ana Victoria Pils hanno dato prova di una ottima presenza scenica e di una vocalità corposa e sicura. Applauditissima – e a ragione – la Cenerentola del mezzosoprano Teresa Jervolino, che è forse rimasta un po’ sottotono nel rondò finale nacqui all’affanno al pianto.  Tuttavia l’interprete costruisce un personaggio credibile e ben recitato, con una linea vocale solida e sicura, un bel colore brunito e padronanza delle agilità; nella scena dell’ingresso a palazzo (sprezzo quei don che versa ) la Jervolino dà il meglio di sé, con una potenza e le colorature davvero incantevoli.

Il Ramiro del tenore Diego Godoy ha un bel timbro chiaro e una voce decisamente discreta nel registro acuto, cosa che gli consente di affrontare le sue arie e certi passaggi d’insieme con disinvoltura ed efficacia; un personaggio credibile sia vocalmente che scenicamente. Molto spiritoso e simpatico il Dandini di Cristian Senn. Dandini nell’opera è un buffo nobile con tendenza baritonale e la voce di Senn, ampia e dal colorito scuro, centra benissimo il personaggio sia sul piano scenico che su quello lirico.

Il Don Magnifico di Luca dall’Amico è veramente …magnifico come attore, dando vita a quel personaggio “caricaturale” che Ferretti e Rossini avevano concepito. Forse non sempre ineccepibile sul piano vocale, risultando un po’ “monocorde” rispetto alle sfaccettature del personaggio, la sua interpretazione è comunque nel complesso godibilissima. Ugo Gagliardo è infine un Alidoro più che dignitoso.

Uno spettacolo dunque decisamente da non perdere, molto divertente ma anche emozionante grazie a un raro, calibrato equilibrio di tutte le sue componenti.  Prossime repliche domenica 11 novembre (ore 15,30), martedì 13 e mercoledì 14 novembre ore 20.

La recensione si riferisce alla recita di venerdì 9 novembre. Per la presentazione dello spettacolo cfr

http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9087&categoria=1&sezione=8&rubrica=8

 

 

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