Firenze - Teatro della Toscana

Un grande Geppy Gleijeses nel piacere dell'onestà: il dramma di Pirandello conquista la Pergola

La regia di Liliana Cavani si mantiene fedele alla lettera e allo spirito del dramma, dimostrando la validità e la vitalità di una lettura tradizionale.

di Domenico Del Nero

Una scenografia – e una regia – sobrie ma efficaci, un ottimo primo attore e una buona compagnia:  sarebbe soddisfatto (o quasi) persino Pirandello, notoriamente incontentabile quando si trattava dei suoi testi drammatici, al punto di fondare una sua compagnia teatrale per evitare che registi o attori più o meno istrioni potessero stravolgere i suoi lavori. Ed è rimasto soddisfatto anche il pubblico fiorentino del teatro della Pergola, che ha calorosamente applaudito la messa in scena de  Il piacere dell’onestà del grande drammaturgo agrigentino e soprattutto un magistrale Geppy Gleijeses nei panni di Angelo Baldovino.

Luci soffuse, personaggi che parlano e gesticolano senza arrivare a comprendersi e soprattutto a “comunicare”, i costumi di Lina Nerli Taviani eleganti e in tono con il primo novecento (principe di Galles lui, seta nera per la madre della protagonista); la scena (di Leila Fteita) rappresenta con sobrietà ed eleganza interni di case altoborghesi: salotto neoclassico e studio art -deco, senza buone cose di pessimo gusto, o perlomeno poche.

La regista Liliana Cavani è stata molto fedele al testo ed allo spirito pirandelliani: Geppy Gleijeses è un ottimo Baldovino “fuori di chiave”, personaggio che ha capito il gioco di maschere che costituisce la quintessenza della ipocrisia sociale di cui è invece eccellente esempio il marchese Fabio Colli (Leandro Amato) e per certi aspetti anche Maddalena, la madre di Agata, interpretata con notevole adesione al personaggio tra l’apprensivo e il formalista (ma all’occorrenza anche disponibile a chiudere entrambi gli occhi) da Tatiana Winteler. Agata, la protagonista femminile, è stata resa da Vanessa Gravina con eleganza e dignità; Giancarlo Condè è stato un parroco untuoso e antipatico (come quasi sempre i preti in Pirandello) quanto basta, mentre Maurizio Setti, cugino del marchese e ideatore del piano per salvare le apparenze, è stato interpretato con spigliatezza ed efficacia da Maximilian Nisi.  Un solo appunto a quasi tutti gli attori: la dizione non sempre chiarissima, che a volte rendeva difficoltosa la comprensione di alcune battute.

Grandi appalusi per tutti, ma soprattutto per Gleijeses che ha saputo rendere il personaggio di Baldovino con grande intensità drammatica, nella sua flemma apparente che cela in realtà una grande sofferenza, destinata ad “esplodere” in alcuni momenti di particolare tensione. “ Si tratta di un personaggio particolare, molto difficile  (…)  Baldovino è un personaggio strano perché è come se fosse avvolto nel mistero: si sa che è un uomo che ha vissuto una vita complicata dal gioco e dal vizio, però non viene mai specificato completamente (…) è un picconatore e smantellatore di convenzioni sociali dell’ipocrisia dell’epoca” dichiara l’attore.

E’ proprio questa la caratteristica di base che coglie la Cavani e che la compagnia rende con grande effetto: la forza terribile dell’ipocrisia, delle “maschere” che essa costringe ad assumere in un gioco perverso che vuole ingabbiare in forme rigide la libertà dell’uomo. Paradossalmente Baldovino, pur preceduto da una fama piuttosto equivoca, aderendo perfettamente alla “parte” di marito e padre (di un figlio non suo!) costringe gli altri a stare al suo gioco, trasformandosi da burattino in burattinaio.  Ed è proprio il finale, per una (rara) volta lieto, che spezza tutte le convenzioni.

Decisamente da vedere. Prossime repliche sino al 21 marzo (lunedì 19 riposo), feriali 20,45, festivo 15,45.