I libri di Totalità

Rassegna di novità librarie: dicembre 2017

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna di novità librarie: dicembre 2017

Fabrizio Santori e Michele Ruschioni, Addio Cencelli. Come misurare il merito in politica (Armando Curcio, pagg. 200, Euro 14,90)
Nel percorso tracciato da Fabrizio Santori e da Michele Ruschioni le parole e le argomentazioni della scienza politica incontrano addizioni, parentesi, percentuali e divisioni. Il risultato è una formula quali-quantitativa per misurare appunto il merito in politica. "Con questo lavoro proviamo, nel nostro piccolo, ad aiutare il Merito ad emergere, a non rimanere inabissato tra spot propagandistici e visioni gattopardesche. La formula del Merito in Politica che abbiamo ideato vuole alzare l'asticella delle ambizioni perché, finalmente, prova a misurare ciò che fino a ieri nessuno ha misurato, o non ha voluto misurare" spiegano gli autori nell'introduzione. 
Santori e Ruschioni sono partiti dalla convinzione che le istituzioni, come i cittadini, abbiano bisogno di norme certe, funzioni, risorse ma, allo stesso tempo, di una classe dirigente competente, al fine di evitare conflitti istituzionali, dilatazione dei tempi, mancanza di assunzioni di responsabilità. Ma prima di arrivare alla loro formula, dove l'elemento più importante è l'onestà, approfondiscono la questione raccontando tutte le malattie che possono colpire e affondare un Paese quando questo sbatte la porta in faccia al merito. 
Tra i contributi, in chiusura, quello di Massimiliano Cencelli e interviste all'ex sottosegretario Guido Crosetto, alla giornalista marocchina ed ex deputata Souad Sbai e al critico Vittorio Sgarbi. 

MONDO

Oliver Stone Intervista Vladimir Putin (Marsilio, pagg. 336, Euro 16,00)

Vladimir Putin, ex tenente colonnello del KGB, aderente alla fazione riformista capitanata da Eltsin, è succeduto a questi alla presidenza della Russia nel 1999 e da allora guida la politica della seconda potenza militare mondiale. In questo libro, che contiene una serie di interviste concesse da Putin al regista americano Oliver Stone, vincitore di diversi premi Oscar, egli racconta la sua avventura e le sue esperienze di governo, dal collasso dell’URSS e dalla fine apparente della ‘guerra fredda’ fino ai giorni nostri. Pur avendo abbandonato l’ideologia comunista, Putin rimane un convinto nazionalista e un fervente sostenitore delle tradizioni del cristianesimo ortodosso, cosciente quindi sia del ruolo geopolitico della Russia, che della sua naturale influenza sulle popolazioni russofone e slave. Putin riconosce a Gorbaciov il merito di aver capito la necessità di un profondo cambiamento del sistema sovietico, ma, lo biasima per l’ingenua fiducia dimostrata nei confronti degli USA e della loro dichiarata volontà di porre termine al grande gelo fra le due superpotenze. Nei colloqui fra Putin e Stone si analizzano: i motivi del supporto russo al regime siriano di Assad; il rapporto con i musulmani russi e la guerra in Cecenia; le ragioni che, nella fase di transizione, hanno portato all’avvento dei potenti oligarchi, versione russa del capitalismo clientelare; gli spiragli aperti dalla inaspettata vittoria di Trump nella corsa alla Casa Bianca; le relazioni con Cina, Ucraina e Turchia.

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Rosita Di Peri,  Il Libano contemporaneo. Storia, politica, società (Carocci, pagg. 226, Euro 19,00)

Questo volume si occupa del Libano, della sua storia, dei suoi assetti socio-istituzionali e soprattutto politici. Il Libano è un paese complesso, con una storia millenaria; è uno Stato arabo atipico per la sua composizione sociale e confessionale, caratterizzato dall’esistenza di una nutrita presenza cristiana che per anni ha governato lo Stato. Fuori dall’ordinario sono pure le vicende storiche e politiche libanesi, strettamente intrecciate a quelle degli altri paesi della regione, come le invasioni israeliane, l’accoglienza dei palestinesi e dell’OLP, le ingerenze siriane negli anni della guerra civile. Il periodo della dominazione ottomana si rivelò cruciale per il futuro del Libano, per il radicamento delle diverse comunità sul territorio e per una prima ripartizione del potere in chiave confessionale. L’analisi procede dal sistema del comunitarismo religioso libanese al livello politico, fino a quel compromesso che è stato definito “democrazia confessionale”.

TEMPI MODERNI

Mariolina Ceriotti Migliarese, Maschi. Forza, eros, tenerezza (Ares, pagg. 144, Euro 12,00)

«Ma a che cosa servono gli uomini?». È una domanda che ricorre sempre più spesso tra le giovani donne... Nella nostra società complessa il cosiddetto «sesso forte» si sta rivelando, invece, quello più fragile. I maschi odierni, oscillanti tra narcisismo e aggressività, tra solitudini e dipendenze, sono disorientati di fronte alle sfide che li attendono, prima tra tutte la paternità. Dalla sua esperienza di psicoterapeuta, Mariolina Ceriotti Migliarese ha studiato l’universo dei maschi in una prospettiva femminile, evidenziandone le criticità e le molte risorse: la sua riflessione è un invito appassionato perché gli uomini continuino a essere portatori di quella «potenza buona, feconda e fecondante di cui il mondo e anche la donna continuano ad avere estremo bisogno».

CLASSICI

Luigi Valli, Schema segreto del poema sacro (Bastogi, pagg. 174, Euro 15,00) 

Luigi Valli è l’autore di questo classico della critica dantesca, che è una delle più interessanti e meglio riuscite interpretazioni esoteriche della Divina Commedia. Canto per canto sono messi in luce tutti i più complicati apparati simbolici ed allegorici, che ne sostengono ed arricchiscono la struttura poetica. Attraverso essi è possibile comprendere il significato e le cause profonde delle immagini usate dal Sommo poeta, e penetrare il fascino del capolavoro dantesco. Luigi Valli trascorse gran parte della sua vita di studioso a dimostrare che dietro il linguaggio di Dante e dei poeti a lui “vicini” vi fosse un motivo extraletterario, nascosto dietro un gergo convenzionale; un codice usato per comunicare una spiritualità precristiana, legata ad una visione del mondo “ghibellina”. Il viaggio comincia con la caduta di Adamo dalla Foresta Divina alla selva oscura dell’ignoranza, stato spirituale di chi ha perso il senso del retto agire e quindi la conoscenza del vero bene.

PERSONAGGI

Andrea Colombo, I maledetti. Dalla parte sbagliata della storia (Lindau, pagg. 250, Euro 21,00)

Sedici ritratti di uomini e donne del mondo della cultura che hanno deciso, fra gli anni Venti e Trenta del '900, di schierarsi dalla parte del nazifascismo. Dai poemi di propaganda di Marinetti ai radiodiscorsi di Pound, dai murales fascisti di Sironi ai film hitleriani della Riefenstahl, dai pamphlet antisemiti di Céline alla fascinazione per il Führer di Hamsun, dal nazismo conformistico di Heidegger al nichilismo nazional-legionario di Cioran, dal darwinismo ariano del giovane Lorenz al nazionalismo mistico di Eliade, Colombo si è immerso in un non facile lavoro di ricerca, attingendo a fonti inedite, per raccontare le vicende, le illusioni, i drammi degli intellettuali che hanno scelto di stare dalla parte sbagliata.

Cosa li aveva spinti a parteggiare per la dittatura, in un periodo così drammatico e ricco di tensioni? Sono diversi gli elementi che hanno portato una nutrita pattuglia di scrittori, scienziati, artisti, cineasti, musicisti a indossare la camicia nera. Prima di tutto la consapevolezza che l'800, il secolo dei buoni sentimenti, del liberalismo, delle democrazie, della speranza ottimistica in un progresso illimitato, era definitivamente tramontato. Dalle macerie della prima guerra mondiale doveva sorgere un mondo nuovo, radicalmente trasfigurato.

A corredo di queste sedici biografie prospettiche, Andrea Colombo pone una cronologia schematica, ma allo stesso completa, che inquadra gli episodi narrati in un contesto storico nel quale gli eventi bellici hanno svolto sì un ruolo di primo piano, ma mai disgiunti dai movimenti politici e culturali in corso. E in coda a ogni biografia, una piccola sezione con i suggerimenti per approfondire.

Un saggio illuminante e allo stesso tempo una lettura avvincente che offre una prospettiva completamente nuova a un capitolo della storia recente sul quale, evidentemente, c'è ancora molto da imparare.

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Julius Evola, Ernst Junger. Il combattente, l’operaio, l’anarca (Passaggio al bosco, pagg. 166, Euro 12,00)

Una nuova concezione della vita e della militanza politica era nata dall’esperienza delle trincee; sui campi di battaglia della Grande Guerra si era formata una sodalità di uomini che avevano riportato alla luce valori arcaici, radicati nell’etica della lotta e nel superamento dei limiti umani attraverso l’azione guerriera. Un profondo legame si era cementato nel valore e nella tenacia, nell’eroismo e nelle sofferenze; queste sensazioni Ernst Junger aveva vissuto in prima persona ed aveva riportato nelle sue opere. Il suo intendimento era quello di riproporre questa tensione ideale in tempo di pace, per superare la società borghese, con le sue utopie e piccole sicurezze. La Weltanschauung scaturita dalla guerra si manifestò nei movimenti politici rivoluzionari – Fascismo e Nazionalsocialismo -, che travolsero le vecchie democrazie liberali. Gli scritti di Junger attirarono l’attenzione di Evola; naturalmente non gli aspetti meramente letterari, quanto l’insofferenza per ciò che è ‘borghesia’, l’affermazione della teoria del ‘realismo eroico’ e della ‘mobilitazione totale’, gli ideali della ‘persona assoluta’.

STORIA

Giuseppe Cascarino, Il manuale del legionario romano (Il Cerchio, pagg. 280, Euro 29,00)

Provate ad immaginare di dovervi arruolare nell’esercito romano di Augusto, nell’anno della nascita di Cristo, e di non sapere come, quando e cosa fare. Questo manuale è stato scritto apposta per voi, e vi spiegherà nei dettagli, ma sempre in modo semplice e comprensibile, quali sono i compiti che vi aspettano, quali i diritti e doveri di legionario romano. Vi immergerete direttamente nella storia e nella cultura dei nostri antenati.  Un approccio nuovo per ogni appassionato serio e rigoroso della storia romana e dell’esercito romano in particolare. Il testo è corredato da oltre 200 disegni, schemi, foto, tabelle e utili appendici.

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Andrea Santangelo, L’Italia va alla guerra. Il falso mito di un popolo pacifico (Longanesi, pagg. 200, Euro 16,90)

Che cos'è la guerra? Qual è il mistero che la lega così indissolubilmente alla storia del nostro paese? Come abbiamo fatto a dimenticare che è stata proprio la guerra l'elemento che ha contribuito, nel corso di settanta secoli, a creare quel "melting pot" chiamato Italia? Con uno sguardo attento ai dati della ricerca archeologica e militare, Andrea Santangelo ci accompagna in un viaggio avventuroso e affascinante che comincia dalla preistoria e giunge fino ai nostri giorni. Dall'età della pietra agli antichi romani, che con le armi hanno dominato il mondo per secoli, fino alla moltitudine di popoli che si sono mossi alla conquista del nostro territorio, possiamo intravvedere un'eredità "bellica" che ha plasmato la concezione dello Stato, il rapporto tra cittadini e istituzioni, alcune delle nostre stesse abitudini quotidiane. E poi fortificazioni, cinte murarie, torri d'avvistamento, strade, piazze, monumenti: il paesaggio italiano richiama un passato fatto di battaglie, lotte dinastiche, ruberie e saccheggi. La ricognizione storica di Santangelo mostra anche il ruolo centrale dell'Italia nell'evoluzione delle armi: dalle rudimentali pietre appuntite del neolitico alle mitiche legioni romane, al primo archibugio, che sostituì arco e balestra, e fece tramontare l'epoca dei cavalieri medievali, fino all'introduzione delle armi moderne. Un libro che racconta i risvolti più curiosi e inesplorati di un passato troppo spesso dimenticato dalle ultime generazioni vissute sempre in tempo di pace.

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Damiano Rossi, Anni selvatici. L'avventura strapaesana di Mino Maccari Prefazione di Stenio Solinas (Gog, pagg. 186, Euro 16,00)

Nel 1924 nacque una delle riviste più irriverenti del Ventennio: «Il Selvaggio». Vi partecipano i più grandi nomi del primo novecento: Soffici, Morandi, Rosai, Bilenchi, Longanesi, Palazzeschi, Malaparte, Ungaretti, De Pisis, Brancati, Guttuso, Flaiano, Cremona, Tamburi, Cardarelli… Cresciuti ai margini di un regime che non è riuscito ad assimilarli, provinciali, baldanzosi, violenti, sono invisi dai gerarchi fascisti come dai paladini dell’antifascismo, odiano i «borghesi pantofolai», il razionalismo e l’urbanizzazione. Non c’è culto dello Stato Centrale, della purezza della razza o dell’uomo nuovo nei loro scritti. Sono ecologisti ante-litteram: ciò che gli interessa preservare è l’integrità del territorio, l’identità e il genio italici. Tutto questo fermento culturale è stato reso possibile dall’intelletto graffiante e dalle doti artistiche dell’eccentrico e instancabile “nano di Strapaese”: Mino Maccari. Un’avventura, quella del «Selvaggio», che racconta il fervore culturale durante il fascismo, le ambizioni e le angosce di una gioventù ribelle, alla ricerca della fondazione di un’identità italiana contro il mito europeo e germanico.

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David Irving, Una Nazione in rivolta. La Rivoluzione Ungherese del 1956 (Italia Storica, pagg. 404, Euro 36,00)

Con le grandi dimostrazioni del 23 ottobre 1956 inizia la rivolta di Budapest: un’intera nazione si solleva contro il dominio sovietico e i corrotti funzionari comunisti ungheresi, che in meno di un decennio avevano trascinato il paese in un abisso di miseria. In questo classico, da tempo esaurito e ora ristampato con una nuova prefazione del giornalista e saggista Luciano Garibaldi e l'aggiunta di numerose foto inedite, David Irving, uno dei più autorevoli e controversi storici contemporanei, racconta questa vicenda con passione di grande cronista e acuta visione di ricercatore. Grazie a una imponente mole di documenti riservati, testimonianze oculari e interviste, le fasi della rivolta nelle strade, nelle piazze e negli interni delle stanze del potere sono percorse in dettaglio fino alla catastrofe finale, come sono analizzate in profondità le vicende di innumerevoli protagonisti della rivolta, dai leader politici e militari, ai giornalisti, diplomatici e intellettuali ungheresi e stranieri, sino agli studenti, operai e soldati negli scontri nelle piazze e nelle vie della capitale magiara durante quelle giornate che tennero con il fiato sospeso i paesi del Blocco Comunista e l'Occidente, lasciando un impatto profondo nelle strutture politiche e nella cultura popolare Europea.

DOCUMENTI

Andrea Lombardi (a cura di), Introduzione storica di Pierluigi Romeo di Colloredo - Prefazione di Adriano Scianca,  Il codice del Foro Mussolini (Italia Storica, pagg. 130, Euro 25,00)

Nel 1932, anno del Decennale della Marcia su Roma, venne eretto davanti al Foro Mussolini il colossale obelisco in marmo di Carrara, detto Stele Mussolini. Il monolito svetta all'entrata del Foro, ed è uno dei più grandi obelischi al mondo, ancora più alto dell’obelisco di Tuthmosi III davanti al Laterano, il più alto monolite egizio mai eretto.
Prima di alzarlo, seguendo la tradizione antica e rinascimentale di lasciare simbolicamente ai posteri una traccia della propria civiltà e della sua visione del mondo, nelle fondamenta vennero posti alcuni medaglioni aurei coniati per l'occasione insieme al Codex Fori Mussolini, una pergamena contenente un testo in latino narrante la storia della Rivoluzione Fascista dal primo dopoguerra alla presa del potere e glorificante l'opera di Mussolini e l’Italia Fascista, con particolare riguardo alla sua Gioventù, al suo spirito e alle sue istituzioni, come l’Organizzazione Nazionale Balilla e il suo presidente Renato Ricci, fautore della erezione del monolito stesso. 
Il testo latino fu trascritto, con minime variazioni, in diverse pubblicazioni dell’epoca, ma, anche vista l’aspirazione fascista che il latino divenisse una lingua universale, non fu mai tradotto in italiano, ed è quindi la prima volta in assoluto che questo documento di grande importanza storica e ideale viene presentato al lettore italiano moderno.
A corredo del Codex, un inquadramento storico-architettonico del Foro Mussolini e della sua costruzione a cura dello storico e archeologo Pierluigi Romeo di Colloredo e un apparato iconografico comprendente planimetrie, fotografie d’epoca e le esclusive immagini del fotografo professionista Antonio Mele.

RIVISTERIA
“Storia in Rete” 145-146

Un’intervista a Pirandello “riscoperta” dopo 80 anni getta media e intellettuali nello sconcerto: com’era possibile che un premio Nobel, uno dei più amati autori della letteratura e del teatro del Novecento manifestasse così apertamente la sua entusiastica adesione al Fascismo? Questo caso assieme a tanti altri è lo spunto per un viaggio nell’intellighentzia che aderì ai regimi fascisti prima della Seconda guerra mondiale (e che spesso e volentieri non cambiò idea nemmeno dopo). Centinaia e centinaia delle menti più brillanti del XX secolo che prestarono la loro intelligenza al “Male Assoluto”, un’adesione che oggi il “politicamente corretto” non riesce più a spiegare, dimostrando ancora una volta l’inadeguatezza del suo modello interpretativo della realtà. “Storia in Rete” prova invece ad analizzare senza pregiudizi come e perché artisti, letterati, scienziati, giornalisti, musicisti abbracciarono le ideologie fasciste fra le due guerre mondiali.

Questo numero poi racconta due trecentenari: quello di papa Pio VI, il pontefice che alla fine del Settecento si trovò a doversi scontrare prima con i dispotismi illuminati, quindi coi giacobini della Rivoluzione francese, infine con Napoleone, che lo fece deportare in Francia, dove – vecchio e malato – morì in esilio. Poi i trecento anni della Massoneria, nata ufficialmente nel 1717. Il nuovo libro di Aldo Mola analizza le vicende travagliate delle Logge in Italia.

Ancora Massoneria, quindi, nell’anticipazione da una delle più ficcanti inchieste degli ultimi mesi: quella di Roberto Gremmo sui retroscena dell’attentato di Anteo Zamboni. Chi c’era veramente dietro il folle gesto del quindicenne bolognese che nel 1926 cercò invano di assassinare Mussolini, finendo massacrato dalla folla dopo aver sparato un solo colpo? Gli intrecci fra massoni, anarchici e fuoriscitismo antifascista che emergono dai documenti raccontano una realtà molto differente da quella che  il mondo degli antifascisti fuoriusciti cercò di accreditare all’indomani dell’attentato e che ancora oggi è molto diffusa… Nel centenario della battaglia di Caporetto, “Storia in Rete” si è voluta invece soffermare sui suoi immediati sviluppi: la ritirata dall’Isonzo al Piave, resa possibile grazie al sacrificio di tanti reparti che permisero il ripiegamento ordinato di tre armate con una tenace azione di retroguardia. E fra questi, si distinsero gli Arditi. Ce ne parla Roberto Roseano, vincitore del Premio Acqui Storia 2017 con un libro proprio sull’esperienza di ardito di suo nonno.Continua poi il dibattito su Risorgimento e identità nazionale: Pino Aprile lamenta il continuo drenaggio di risorse dal Mezzogiorno iniziato con l’unificazione d’Italia, mentre Emanuele Mastrangelo e Nico Perrone rispondono alla provocazione di Aprile lanciata sullo scorso numero: anziché abbattere i monumenti ai Savoia e a Garibaldi, l’unica soluzione per ricostruire un’Italia veramente unita è quella di innalzare nuovi monumenti, anche agli sconfitti del Risorgimento.E ancora, l’inchiesta – insabbiata da molti anni – della “foiba” piemontese, la “fiaira” di Moncucco Torinese, dove i partigiani fecero sparire decine e decine di fascisti o presunti tali alla fine della Seconda guerra mondiale. Una cava di gesso dalla quale sono stati estratti i resti umani di un numero non precisabile di individui fin quando non si scoprì che le grotte erano state riempite negli anni anche con rifiuti tossici e forse radioattivi. Una scoperta che portò all’improvviso arresto di ogni ulteriore scavo. E da allora nessuna ulteriore indagine è andata avanti, nonostante le dichiarazioni d’intenti degli inquirenti…Quindi la seconda parte della storia di Mustafà Kemal Ataturk e la sua rivoluzione interrotta. L’opera di modernizzazione con cui il grande leader turco cercò di portare il paese fuori dall’arretratezza, per trasformarlo in una nazione europea, poi la sua improvvisa morte e la “normalizzazione” del dopoguerra con il lento affermarsi di un regime reazionario, filo-capitalista e filo-americano.Infine, il mistero dietro uno dei più famosi romanzi del Novecento: “Picnic a Hanging Rock”. Fu pura immaginazione? C’era davvero una base reale dietro le vicende delle ragazzine scomparse in Australia? Oppure l’autrice costruì un racconto simbologico dietro cui si nascondeva altro?

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