Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Jessica Pratt nella recente edizione di Semiramide (foto Simone Donati -TerraProject)
Valorizzare la civiltà musicale fiorentina. Così Pierangelo Conte, coordinatore artistico dell’Opera di Firenze, apre la presentazione del “Belcanto Festival” serie di appuntamenti con una propria specificità e filo conduttore che si inserisce nella programmazione generale del teatro. Oltre a Conte, presenziano stelle di prima grandezza: Jessica Pratt, reduce del meritatissimo trionfo di Semiramide, il soprano Eva Mei e il tenore Michael Spyres.
Si parte con una anteprima nel museo di Casa Martelli, dove giovedì 6 ottobre alle ore 17 e alle ore 19 giovani talenti dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino e del Conservatorio Cherubini si alterneranno nelle varie sale per ben 5 ore, unendo musica vocale e strumentale e associando a ogni ambiente del museo uno specifico programma.
L’evento centrale del Belcanto Festival sicuramente l’esecuzione, in forma di concerto, di Rosmonda d’Inghilterra, titolo pressoché sconosciuto di Gaetano Donizetti. Particolarità di quest’opera è quella di essere stata composta per Firenze, al teatro della Pergola, nel 1834; un anno prima di Lucia di Lammermoor e di Maria Stuarda, ma successiva a opere importanti come Anna Bolena e Lucrezia Borgia. Una trama cupa, nel perfetto stile del medioevo (siamo nella seconda metà del XII secolo) riletto in chiave “gotica” dal Romanticismo: Rosmonda è l’amante di Enrico II d’Inghilterra, marito di Eleonora d’Aquitania, la “regina dei trovatori”; ma la giovane ignora la vera identità del sovrano e quando ne viene a conoscenza vorrebbe fuggire dall’Inghilterra con un suo giovane e meno … compromettente innamorato. Troppo tardi; la regina Eleonora, folla di gelosia, la accoltella in un giardino tra la costernazione generale.
Un soggetto davvero truce, poco adatto al clima placido della Toscana granducale di Leopoldo II, ma queste trame di dame e cavalieri, gentili ma anche … sanguigni, erano ormai la passione del pubblico.
Un documento interessante sotto vari profili, dunque: tra l’altro, ha ricordato Conte, si tratta della prima esecuzione mondiale basata sulla revisione critica sull’autografo (ma non una edizione critica, in quanto non si è collazionato varie partiture), grazie alla collaborazione con la fondazione Donizetti di Bergamo: un rapporto che si annuncia proficuo anche per il futuro. Ed è proprio questo, ha proseguito il coordinatore artistico, uno dei modi di valorizzare l’immenso patrimonio musicale fiorentino: ricercare partiture poco note se non del tutto dimenticate, che hanno però costituito una tappa del gusto e della cultura musicale della città che al melodramma ha dato i natali.
Sarebbe però un grave errore considerare la Rosmonda interessante soltanto sotto il profilo culturale e documentario. Sia Conte che i tre cantanti, che hanno i ruoli principali nell’opera, hanno con molta forza e convinzione ribadito il concetto che si siamo difronte a un lavoro di grandissimo pregio anche e soprattutto da un punto di vista artistico: non un “Donizetti minore”, ha ribadito Eva Mei, che ha il ruolo della gelosa consorte di Enrico II. L’opera ha lo stesso spessore di quelle che mettono in scena le grandi “regine “ e persino della Lucia. E’ dunque un avvenimento che vedrà poi anche una vera e propria messa in scena, non a Firenze ma a Bergamo, con il cast fiorentino. Non è certo facile infatti calarsi in un’opera che per gli interpreti è praticamente “nuova”; soprattutto Jessica Pratt è stata sottoposta a un tour de force, dovendo studiare ed esercitarsi su due ruoli impegnativi in contemporanea, quello della regina assira e della giovane e ingenua – a quando sembra di capire – fanciulla britanna: ci è destreggiata dedicando mezza giornata a ciascuna delle due.
Il Belcanto festival presenta anche tre grandi appuntamenti concertistici: il 10 ottobre alle 20 nientemeno che Chris Merrit, uno dei maggiori interpreti del belcanto e della rinascita rossiniana, soprattutto del Rossini serio. In programma arie di Giovanni Battista Bononcini e di Giovanni Legrenzi, per poi concludere con la grande triade Rossini, Bellini e Donizetti.
Martedì 11 ottobre ( ore 20) l’Opera di Firenze ospita David Parry alla direzione del Coro e dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, accompagnando il tenore Michael Spyres, protagonista di Rosmonda, in arie e cavatine di Giovanni Simone Mayr e Gioachino Rossini. Il concerto è dedicato a Andrea Nozzari, il "baritenore" amato da Stendhal e ricercato dallo stesso Rossini come interprete dei suoi ruoli drammatici.
Terzo e ultimo concerto venerdì 14 ottobre (ore 20)ì, con Jessica Pratt e il tenore Shalva Mukeria in arie e duetti del grande repertorio; sul podio Fabrizio Maria Carminati.
Giovedì 13 ottobre però un altro appuntamento con l’opera, davvero singolare e prezioso: nell’elegante e raffinata cornice del teatro Goldoni , grazie alla collaborazione con il festival Rossini di Wilbald, avrà luogo la prima italiana del Le Cinesi: un collaudato soggetto di Metastasio che fu musicato anche da Gluck, ma presentato a Firenze nella versione, ancora sconosciuta in Italia, di Manuel del Pópulo Vicente García (1775-1832), grande interprete rossiniano che fu tra l’altro primo Almaviva del Barbiere di Siviglia . Una “opera de salon” scritta appositamente per pianoforte e voci (quindi senza orchestra), divertente e singolare: la curiosità per le differenze culturali tra popoli diversi, le descrizioni dei missionari gesuiti sui costumi e le tradizioni cinesi, il gusto per l’esotico sono gli elementi che stanno alla base della sua costruzione. L’unico personaggio maschile, Silango, rientrato da un viaggio in Europa, si intrufola nel gineceo dove sono presenti le tre amiche Lisinga, Sivene e Tangìa per esaltare la modernità e l’emancipazione delle donne francesi rispetto alle cinesi, passando poi a discutere di teatro.
Un appuntamento, anzi una serie di appuntamenti di grande interesse, da non perdere, anzi da sostenere e valorizzare. Anche perché, come ha dichiarato Eva Mei : “ si va perdendo il linguaggio e il gusto per il Belcanto, ma il pubblico continua ad amarlo e a desiderarlo.”
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