Editoriale

Quando Pannella duettò con Almirante in nome della lotta a ogni ghettizzazione

Perfetto fu de Andrè che gli dedicò una canzone: “Il signor Hood era un galantuomo/ sempre ispirato dal sole/ con due pistole caricate a salve/ e un canestro pieno di parole”

Alessandro  Bedini

di Alessandro  Bedini

l signor Hood se n'è andato, Giacinto Pannella detto Marco ha dovuto arrendersi. E' la prima volta che gli accade ma proprio non poteva fare altrimenti.

La grancassa della retorica, del buonismo a costo zero, del coccodrillismo d'antan si sono subito messe in moto. Parole al vento anzi all'etere, ridondanti, scontate, mielose. Tutte cose che il buon Marco non avrebbe di certo apprezzato. Ha colto perfettamente nel segno Annalisa Terranova nel riportare il saluto di un ascoltatore di radio radicale “ caro Marco, ti saluto fumandomi una bella sigaretta”.

Prima di buttar giù queste righe ho riascoltato l'indimenticabile duetto con Almirante in occasione del congresso dell'MSI. Era il 20 febbraio del 1982. Era la prima volta che un esponente di partito partecipava ad un congresso missino, quello degli esuli in patria per intenderci. Fu un momento memorabile. Pannella disse allora che era un preciso dovere rispettare chiunque e che il regime partitocratico non aveva il diritto di ghettizzare chicchessia: pena il ghettizzare se stesso. Aggiunse che il dialogo, il confronto, la reciproca conoscenza sono la quintessenza della democrazia e che il cosiddetto arco costituzionale era quello sì il vero regime.

E non fu soltanto una lezione sul tema della tolleranza, del rispetto, del libero gioco democratico, fu molto di più. Gli avvocati radicali difendevano a gratis i giovani missini così come altri giovani di sponde opposte. A tutti dovevano essere garantiti i diritti fondamentali e civili.

E' su questo terreno che mi sono spesso trovato d'accordo con Pannella, come sulla lotta contro la pena di morte. Mentre su tante altre battaglie da lui intraprese le sponde sono rimaste lontane, come per l'aborto, la liberalizzazione delle droghe leggere, il suo essere ciecamente filoisraeliano.

Esagerato, talvolta teatrale, spesso contraddittorio, l'aver messo in gioco il suo corpo e la sua salute in nome degli ideali  in cui credeva, condivisibili o non, lo fanno apparire un gigante in mezzo ai nani della politica-politicante che stiamo subendo.

Un politico di razza, dotato di un fiuto non comune. Nel bene e nel male, come sempre. E poi la giustizia giusta, altro cavallo di battaglia di Pannella, ricordate quel signore raffinato, elegante che era Enzo Tortora? Ebbene fu sbattuto in un carcere con accuse infamanti e ne morì. Non senza aver anche lui combattuto insieme ai radicali e a Pannella che lo fece eleggere al parlamento europeo, dal quale si dimise per tornare in carcere, caso unico nella storia dell'italietta dei politici privilegiati e immuni. Poi venne prosciolto da ogni accusa. Ma fu troppo tardi. Potrei continuare nei ricordi e nelle citazioni ma no! Niente retorica.  

“Il signor Hood era un galantuomo/ sempre ispirato dal sole/ con due pistole caricate a salve/ e un canestro pieno di parole”.

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