Editoriale

Siamo pronti per il Governo dei Comici

Ecco la possibile squadra dopo la giornata conclusiva delle celebrazioni dell'Unità d'Italia con Bemigni

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

’ ufficiale l’Italia è un paese di pagliacci, non quelli dell’opera di Leoncavallo, ma quelli che bisognerebbe chiamar buffoni.

Ormai non possiamo più nasconderci, non possiamo più invocare una dignità di nazione, un orgoglio di popolo, che chi ci rappresenta calpesta con bella disinvoltura affidando ad un buffone (non uso la parola comico, che Bergson o Pirandello ci hanno insegnato avere una dimensione filosofica) la conclusione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Con orrore, misto a disgusto, ieri abbiamo visto questo folletto, divertente e bravo

a modo suo, diventare il simbolo di quel che dovrebbe esserci di più sacro per un cittadino: la Bandiera tricolore, lui se l’è messa in testa e quella immagine oggi sta sulle pagine di tutti i giornali come un simbolo.

Nel resto del mondo se qualcuno è men che rispettoso verso il vessillo nazionale rischia l’accusa di vilipendio, e la storia anche recente ci dice di quanti incidenti diplomatici è segnata la cronaca dei rapporti fra gli Stati in nome di una bandiera non rispettata.

E noi cosa facciamo? Anzi, cosa fa chi ci rappresenta, o dovrebbe rappresentarci? Chiama Benigni a fare il buffone, affidandogli la lettura di pagine scelte dei nostri padri unitari. E sulla scelta caliamo un pietoso velo, ma d’altra parte non si può confutare seriamente chi per mestiere fa ridere e le sue scelte, lui deve divertire e lo fa egregiamente.

Già, perché l’intento non è un momento di riflessione a conclusione di un anno dedicato ad una ricorrenza fondante della nostra storia, ma creare un evento.

 

Breve inciso. Francamente non mi sento più in alcun modo rappresentata da questo Presidente, perdonate ma ritengo di non avere niente in comune con chi trasforma una celebrazione in una carnevalata, sarebbe come chiamare un buffone a fare le sacre letture durante la messa il giorno del matrimonio, o durante una prima comunione, o una cresima, o in occasione dell’ordinazione di un sacerdote, o di ricorrenza liturgica legata alla storia della Chiesa. Sono irrimediabilmente all’antica.

 

Al Quirinale, cari lettori, ragionano come Mazzi a Sanremo, non importa la qualità ma l’eco, il seguito, l’audience, i milioni di telespettatori che facendo qualcosa di sconcertante, anche se imbecille, si possono convogliare sull’evento.

Appunto l’evento, parola chiave di questi nostri tempi, tutti cercano di creare un evento. Se viene presentato un libro meglio lasciar da parte autore e testo di cui si dovrebbe parlare e si cerca di creare un evento con musica, attori, performance varie, affinché la partecipazione salga, se poi alla fine nessuno ha idea di cosa tratti il libro, chi se ne frega, l’importante e che tanti siano intervenuti, si siano divertiti e magari alla fine abbiano comprato un libro che non leggeranno mai. Stesso discorso vale per convegni, rassegne ecc.

Il 17 marzo doveva diventare un evento non una cosa seria, non una cosa importante. E allora si chiama Benigni e infatti il risultato è assicurato, tutti ne parlano, tutti si complimentano, tutti elogiano un tizio che saltella e balletta, evita solo di prendere il braccio Napolitano perché è vecchio e se cadesse per terra sarebbero guai seri.

Ma c’è di peggio, non c’è mai fine alla vergogna: il presidente della Repubblica prendendo la parola dopo Benigni gli si rivolge dicendo: «È difficile parlare egregiamente dopo di te»

Bene, se questi sono i termini della questione chiudiamo baracca e burattini (non in senso metaforico, perché questo è un teatro delle marionette e non un paese serio), togliamo l’incarico anche a Monti e diamolo a Benigni, che saprà “egregiamente” fare, come sa egregiamente parlare secondo il capo dello Stato. 

Con un bel governo comico magari ci facciamo due risate, tanto, peggio di così è difficile immaginare. La parola d’ordine è intrattenere? ebbene che intrattenimento sia.

Questa la possibile squadra di governo che sicuramente il Quirinale approverebbe:

Beppe Grillo all’ECONOMIA (da anni si occupa di problemi che non conosce con grande sicumera)

Rosario Fiorello alla CULTURA

Giorgio Panariello all’ISTRUZIONE

Luciana Littizzetto alle PARI OPPORTUNITÀ

Vincenzo Salemme allo SVILUPPO DEL SUD

Enrico Brignano RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Enrico Bertolino alle POLITICHE FEDERALISTICHE (per far contenta la lega con uno di Milano)

Maurizio Crozza,  agli INTERNI (dopo Italia-landpuò farlo)

Giobbe Covatta agli ESTERI (è sempre in Africa)

Geppi Cucciari alla SANITÀ (esperienza di problemi digestivi con il bifidus)

Sabina Guzzanti alla GIUSTIZIA (così trova il modo di mettere in galera Berlusconi e magari smette di ossessionare anche noi)

Serena Dandini all’AGRICOLTURA (dopo che ha scritto un libro sui giardini ha le competenze necessarie)

Daniela Luttazzi –lo recuperiamo così smette di fare la vittima e lo mandiamo alle POLITICHE COMUNITARIE (con la sua splendida arte diplomatica magari è la volta buona che ci liberiamo dell’Europa)

Roberto Benigni ovviamente PREMIER.

Sai che audience e che risate!

 

Ps Il nostro ovviamente è un paradosso, ma rileggendo la squadra di governo risulta evidente che così la sinistra avrebbe finalmente la sua possibilità di comandare!

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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 21/03/2012 10:14:04

    Buongiorno! Condivido la nuova squadra di Governo, e le competenze evidenziate. Non potrebbero far peggio di quello che è già stato fatto da altri, cosiddetti "del mestiere"...

  • Inserito da Piero Sampiero il 20/03/2012 20:22:01

    Cara Simonetta, è stato un bel colpo di teatro quello del Quirinale, adatto ai tempi che viviamo. Se non altro Benigni incarna il cambiamento ideologico della piazza per così dire nazional- popolare, quella che, imbevuta di cultura post marxista e gramsciana, ha scoperto a modo suo la patria. Un revirement considerato impossibile fino a pochi anni orsono e realizzabile solo grazie all'elezione di un comunista doc come Napolitano. Non so se ci si debba rallegrare o sghignazzare alla vista di un comico,il quale dopo aver recitato Dante davanti a milioni di telespettatori, ignorando la natura profondamente reazionaria ed imperialista del Poeta, ha voluto celebrare il pantheon del nostro risorgimento, espungendolo da richiami monarchici e cavouriani. Limitiamoci a guardare lo spettacolo,considerandolo come un passo obbligato per incorniciare il minimalismo politico ed etico del regime partitocratico, durante il quale sono andati ad ingrossare l'esercito dei politicanti- comici quasi tutti i rappresentanti del popolo, saldamente incollati alle loro poltrone dal dopoguerra ad oggi.

  • Inserito da Gian Galeazzo il 18/03/2012 21:40:35

    Hai ragione Direttore , nell'intento di cercare audience , di evitare la temuta retorica l' Italietta di oggi ricorre ai comici per le occasioni più solenni. Però ammettiamo francamente : non era facile trovare una persona seria per commemorare l'unità nazionale. La botte di oggi dà il vino che ha.

  • Inserito da ivan il 18/03/2012 14:18:55

    Buongiorno direttrice, le comunico che il governo dei comici l'abbiamo già avuto, anzi è stato in carica fino a novembre 2011. Berlusconi, brunetta, la russa, gelmini, sacconi e tanti altri ottimi comici che adesso sostengono il più comico di tutti, Mario Monti! Un saluto e complimenti per il vostro giornale on line

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