Un paese a sovranità sempre più limitata

Dopo le acque sarde cediamo alla Francia anche buona parte di mare toscano

Oltre al valore simbolico della rinuncia si provoca un danno ai pescatori che dovranno pescare in acque meno ricche di pesce. Alla faccia dei posti di lavoro!

di Tommaso Luigi Bedini

Dopo le acque sarde cediamo alla Francia anche buona parte di mare toscano

Indicate in rosso le porzioni di mare sardo ceduto alla Francia

L'Italia perde un altro “pezzo” del suo patrimonio a favore della Francia. Dopo il caso delle acque territoriali sarde cedute ai transalpini, adesso tocca alla Toscana rinunciare a tre punti strategici per l'industria ittica del mar Tirreno.

E' stato il lucchese Marco Remaschi, assessore regionale all'Agricoltura, a rispondere ieri in consiglio regionale all'interrogazione del consigliere Claudio Borghi (Lega Nord), che ha invitato l'amministrazione a chiarire la vicenda: “sono state cedute porzioni di superficie marina che si trovano davanti alla costa toscana” ha dichiarato Remaschi, “la prima, quella ceduta, si trova nei pressi dell'isola di Capraia, le altre due, questa volta comprate dalla Francia, si trovano davanti alle isole d'Elba e di Pianosa”.

L'assessore regionale ha precisato che “il Governo ha agito tenendo all'oscuro la Regione Toscana” e che “le risorse presenti nel tratto di mare interessato sono di altissimo pregio naturalistico e l'accordo Italia-Francia penalizza in maniera rilevante il settore della pesca professionale marittima italiana”.

Remaschi ha poi concluso il suo intervento informando il Consiglio di “aver chiesto un incontro urgente col ministro Paolo Gentiloni per fare chiarezza”.

Va detto che l'accordo, siglato il 21 marzo 2015 dal ministro degli Esteri, non è ancora stato ratificato dal Parlamento, ma la Regione non ha voce in capitolo essendo questa una materia di esclusiva competenza del Governo. L'accordo si era reso necessario dopo l'aggiornamento dei confini marittimi in seguito alla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare del 1982.

Rimane il fatto che la vicenda sia passata sotto silenzio fino a oggi e che le associazioni di categoria non siano state minimamente coinvolte in un confronto che avrebbe potuto chiarire la questione preparando l'industria ittica italiana allo shock che la cessione di queste vere e proprie miniere del mare, avrebbe causato. In totale le superfici cedute sono di 339,9 kmq e quelle acquistate sono di 23,85 kmq.

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