Editoriale

L'ultimo Star Wars: la noia della Forza

Sono riusciti a rovinare anche la bellissima saga in nome del politicamente corretto e non solo

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

inceramente non avevo intenzione di occuparmi di Star Wars, poi, dopo aver letto l’ottima critica di Gianfranco de Turris e soprattutto le “deliranti” polemiche, da parte del fandom, che ne sono seguite – vedete su http://www.fantascienza.com/20818/star-wars-il-risveglio-della-soap-opera-stellare - ho cambiato idea e qualcosa dico in merito e anche collateralmente. Anche se a qualcuno non farà piacere… ce ne faremo una ragione e non mediteremo certo il suicidio.

Ci sono film con un’anima – sono molti, non ve li sto ad elencare, ma uno di questi è il primo “Guerre Stellari” ovvero “Una nuova speranza” – e film di plastica. Quest’ultimo “Il risveglio della Forza” appartiene alla seconda specie, più che di plastica è di “bit”, non ha un’anima se non quella dei “mortacci”, come si dice a Roma, degli speculatori economici di Hollywood e della Disney. Un film adatto ai nostri tempi, vuoto e inutilmente fracassone. Peccato per le scene di volo del Millennium Falcon, peccato per i nuovi caccia ala X dei quali uno tutto nero. Peccato perché forse sono le sole cose che si potrebbero salvare del baraccone di Abrams.

Del resto non è necessario neanche vederlo il film, basterebbero i trailer per capire subito che ci troviamo dinanzi all’ennesima produzione fondata sul “politically correct”: abbiamo Finn, l’eroe negro – dico negro e non nero perché sono due cose differenti, e neppure “di colore” perché lo trovo ipocritamente ghetizzante in quanto non si stabilisce di quale colore si parli - lo “schiavo ribelle” che combatte con la spada laser come se l’avesse da sempre… e pensare che Luke Skywalker – tanto nomini – all’inizio è un impacciato incapace. Ed è il figlio di Anakin, non un fessacchiotto qualunque delle Stormtrooper del Nuovo Ordine. “New Order”? Ma sì dai, rendiamo contenti anche i complottisti vari, diamo una strizzatina d’occhio e facciamo pensare che il Nuovo Ordine voglia alludere a chissà quali realtà occulte del nostro tempo… il resto lo faranno i dietrologi fan eso e terici…

La nuova “Morte Nera” – sempre stanno a chiama’ li morti – è incassata ( lei con la esse, noi con la zeta ) in un pianeta di ghiaccio e con un sol colpo del supermegagigacannone galattico sbaraglia via un intero sistema solare. Cazzpita! La volta prossima cosa costruiranno e soprattutto cosa distruggerà? Una galassia vicina vicina? Tirerà buchi neri e quasar in una sorta di carambola spaziale?

Ma l’apoteosi dell’idiozia del film appare subito dai primi trailer ed è la “spada laser” di Kylo Ren, il figlio di Han Solo – padre evidentemente disattento perché perde figli e astronavi e poi se li deve ritrovare in giro per l’universo – che poteva essere concepita soltanto da un pervertito mentale. Ma si può – mi chiedo – ideare una “spada” la cui lama è costituita da un fascio di luce dotandola di una guardia, una crocera, fatta della stessa energia distruttiva della lama? Non è necessario essere degli oplologi né aver mai impugnato una spada per capire che chiunque avesse a che fare con un simile “attrezzo” sarebbe la prima vittima dello stesso.

Kylo Ren poi è come una certa destrucola italiana, è il “vorrei ma non posso”, vorrebbe essere l’Oscuro Signore dei Sith, Lord Darth Vader – che poi sarebbe suo nonno per parte di madre… sempre li morti… - ma non gli riesce bene e va in giro imitando il Dottor Destino ( neanche questo gli riesce troppo bene ) e allora prova con un Amleto de noantri tenendo davanti a sé l’elmetto di nonno invece del teschio scarnificato di Yorick.

Poi gli fanno far fuori pure il padre, così con una spruzzata di tragedia greca e un po’ freudiana abbiamo tacitato anche quelli che dicono che in “Guerre Stellari” cercano soltanto il divertimento.

Il resto è tutto già visto. Comunque sono certo che in qualche modo faranno tornare Solo in attesa della nuova epifania di Luke.

Insomma molto meglio andare a vedere l’ultimo di Checco Zalone – che se non è un genio poco ci manca – almeno non è l’ennesimo trionfo del “politically correct” e proprio per questo fa tanto incazzare gli invidiosi.

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