Al cinema con Michele

‘LA’-BAS - EDUCAZIONE CRIMINALE’

Lo stampo camorristico appare subito evidente, ma quello che stupisce sono le modalità inedite di questo atto criminale

di Michele  Cucuzza

‘LA’-BAS - EDUCAZIONE CRIMINALE’


Nei giorni tragici della Nigeria, esce nelle sale “Là-bas – Educazione criminale” di Guido Lombardi (un esordiente alla regia che però ha girato a lungo con Abel Ferrara e Matteo Garrone  e  che all’ultima Mostra di Venezia ha vinto, con questo film, il premio ‘Opera prima’ e quello del pubblico), dove i nigeriani sono immigrati clandestini, tra i 20 mila arrivati in questi anni   a Castel Volturno,  la ‘più africana tra le città europee’, come la descrive Roberto Saviano,  e  gestiscono una piazza di spaccio e un giro di prostituzione, per conto della camorra.

 Locandina del film


Di loro sentiamo soltanto parlare: quelli che vediamo in questa pellicola amara e veritiera, a metà tra la cruda cronaca e l’invenzione, entrambe sconcertanti,  sono  originari del Ghana, del Togo, della Liberia. Parlano soprattutto in  francese, più raramente in inglese (il film è sottotitolato). Tra loro,  Youssouf (ottimamente interpretato da Kader Alassane), un giovane  ghanese che sogna di fare lo scultore in Italia e fissa con la matita, su un quadernetto dal quale non si separa mai, i bozzetti  delle sue invenzioni. Ha un animo sensibile, vorrebbe – senza successo - tirar fuori dalla prostituzione sulla Domiziana la giovane Suad, di cui è invaghito,  quando guarda il mare è, significativamente, sempre davanti a una finestra con le sbarre o con una rete, e si ritrova – costantemente -  tra caseggiati diroccati e abbandonati, stanze spoglie piene di letti di connazionali,  in  una sorta di periferia metropolitana degradata dove lo Stato e la comunità  non ci sono mai.

La tentazione è forte: lo zio Moses, che ha raccolto per anni i pomodori  e adesso  non è più un “immigrato” ma un “avventuriero”, come dice di se stesso, per voler dire che si è fatto i soldi gestendo un traffico di cocaina,  gli assicura che – stando al suo fianco – gli affanni, le inquietudini, la fame passeranno in fretta. Youssouf, sovrastato dal bisogno, si lascia trascinare: comincia col  nascondere la droga nel primo paio di ‘Nike’ che si è  comprato,  presto si rende conto che gli ovuli pieni di cocaina possono  provocare danni irreparabili nel ventre di chi passa le frontiere portandoli dentro di sé,  poi partecipa  a spedizioni punitive contro connazionali “disobbedienti”.  Questa vita, alternata a serate passate in discoteche appartate, fatiscenti e a bevute e ubriacature in barba alla religione, non fa comunque per lui, altro che ‘sogno laggiù’ (il là-bas del titolo):  il suo disgusto e la sua delusione cresceranno di giorno in giorno.

Guido Lombardi,  che  non dà giudizi e non fa dell’immigrazione  una realtà edulcorata,  ha voluto dedicare il film ai sei  africani trucidati – assieme a un camorrista di spicco –  quattro anni fa, dentro una sartoria nell’area di Castel Volturno, da un gruppo scissionista del famigerato clan dei Casalesi.  Nessuno dei giovanissimi immigrati uccisi era coinvolto nella criminalità locale né aveva legami con organizzazioni di spacciatori.  Fu un fatto enorme, che scosse il paese e determinò la prima sommossa di extracomunitari contro la camorra e contro lo stato, in nome del diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza.  Un ghanese testimone oculare della strage, fingendosi morto, riuscì, malgrado le gravi ferite riportate,  a testimoniare, in modo determinante, per risalire agli esecutori del massacro: l’anno scorso, la Corte d’Assise ha condannato in primo grado 4  camorristi all’ergastolo e un quinto a 23 anni. Due anni dopo, una rivolta simile,  questa però violenta e esasperata, certamente inaccettabile,  avrebbe avuto per teatro  Rosarno, in Calabria, anche lì con la criminalità organizzata (la ‘ndrangheta)  a essere chiamata in causa per prima,  per l’imposizione dei suoi caporalati e delle giornate lavorative- lager.

‘Là-bas’, asciutto e efficace, ci riporta a tutto questo:  chissà se le cose sono cambiate, nel frattempo. Di sicuro, ricostruzioni e rievocazioni come il film di Lombardi non fanno che convincerci sempre di più che – sul tema dell’immigrazione – abbiamo parlato tanto, in questi anni,  abbordando grandi questioni di principio, ci siamo ferocemente divisi e sostanzialmente concentrati (nel bene e nel male) quasi esclusivamente su Lampedusa ma, probabilmente, ci siamo lasciati del tutto sfuggire la realtà che – ci piacesse o no –  si  andava concretamente determinando in certe aree del paese, nell’assoluta inerzia di chi invece avrebbe dovuto essere in prima fila a regolamentare, vigilare, contrastare dove necessario,  favorire l’integrazione,  dove possibile .

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