Teatro

Gassman inaugura la stagione della prosa lucchese con Qualcuno volò sul nido del cuculo

di Alessandro  Bedini

Gassman inaugura la stagione della prosa lucchese con Qualcuno volò sul nido del cuculo

E’ una scommessa e come per tutte le scommesse si corrono dei rischi. Ci riferiamo alla stagione di prosa del prestigioso Teatro del Giglio di Lucca che si apre oggi 14 ottobre con “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, diretto da Alessandro Gassmann.

Intendiamoci il cartellone è di tutto rispetto, e così gli attori e le compagnie impegnate, la difficoltà da superare sta nel riuscire a rappresentare in palcoscenico un capolavoro cinematografico che molti ricorderanno interpretato da Jack Nicholson e mandato sul grande schermo con la regia di un altro mostro sacro che risponde al nome di Milos Forman.

Nel presentare la stagione del teatro lucchese, Massimo Venturiello che porterà in scena un altro capolavoro cinematografico, nientemeno che “Il grande dittatore” di Chaplin, ha molto insistito sulla sperimentabilità di questi inediti vasi comunicanti cinema-teatro. Del resto, come si dice, chi non risica non rosica. Se fino ad ora si è puntato a portare i capolavori teatrali sul grande schermo, da Skakespeare a Thomas Mann, tanto per fare qualche esempio, ora si tenta di fare il contrario e la curiosità ci intriga parecchio.

Gassmann in realtà rivisita e in certa misura reinterpreta il romanzo di Ken Kesey, ambientando la trama in una clinica psichiatrica italiana dove uno dei protagonisti, Dario, entra poiché si doveva determinare se la sua fosse una malattia autentica oppure simulata.  Dario è un anticonformista che crea scompiglio nella clinica e finirà per contagiare in questo disordine anche gli altri degenti. Si renderà dunque paladino di una battaglia contro la crudeltà delle condizioni in cui sono costretti i malati di mente, denunciando il sistema repressivo che ne è all’origine. Dario compirà così un percorso interiore che riscatta una vita fino ad allora tutto sommato banale e inconcludente.

La piéce diventa così una potente metafora sul rapporto tra individuo e potere costituito, sul dibattuto tema della pazzia, che da Erasmo da Rotterdam a Pirandello, passando per le opere ultime di Nietzsche ha affascinato e appassionato letterati, filosofi e teologi. Senza allontanarsi troppo dalla città dell’arborato cerchio, basti ricordare Mario Tobino, che alla cura delle malattie mentali ha dedicato una vita, sia come medico che come letterato. Una scommessa dunque, senza dimenticare che le scommesse si possono anche vincere e, data la caratura del cast ci auguriamo proprio che ciò avvenga.

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