Editoriale

L'istallazione di Koons in piazza della Signoria, ovvero la volgarità dorata che non vorrebbero neppure a Las Vegas

Ormai è chiaro vogliono devastare la Bellezza, l’Arte e la Cultura del paese ultimo baluardo contro inciviltà

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

ono certo che molti tra voi ricorderanno il Sergente Maggiore Hartman, il feroce e scurrile sottufficiale incaricato dell’inquadramento delle reclute in “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrick.

Tra il profluvio d’insulti elargito da Hartman ai soldati ve n’è uno che mi è sempre rimasto impresso: “Sei talmente brutto che sembri un’opera d’arte moderna!”.

Il rude sergente dei Marines si dimostra così uno dei più raffinati e competenti critici d’arte mai esistiti, tanto che sarebbe stato perfetto per chiosare l’ultimo stupro avvenuto in Piazza della Signoria – a Firenze – con l’installazione dell’opera di Jeff Koons.

Un atto che grida vendetta al cospetto di tutti i Grandi che hanno posto le loro sculture in quella piazza, questa “non scultura”, ma replica pacchiana di un originale barocco, nella sua lucidità dorata talmente volgare che nessun proprietario di Casinò a Las Vegas oserebbe metterla nell’atrio del proprio locale. Invece qualcuno l’ha permesso, l’ha voluta. Scientemente.

Perché c’è “del metodo nella sua follia”, sanno – forse subcoscientemente, ma lo sanno – che devono devastare innanzitutto la Bellezza, l’Arte e la Cultura del paese. Devono distruggere la scuola deprivandola di ogni accenno al passato e dunque agli artisti e all’arte, sostituendo nell’immaginario comune il frutto del “pensiero” ( parola esagerata in certi casi ) contemporaneo a quello dei nostri avi maggiori.

E poi ci si stupisce se una ragazzina diciottenne con la fascia di Miss Italia ricorda Michael Jordan e non Mchelangelo Buonarroti? Ma allora siamo… no, scusate… voi no… sono io l’imbecille!

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    11 commenti per questo articolo

  • Inserito da Daniel Borselli il 04/10/2015 19:47:47

    Non voglio portare avanti una polemica che attacca l'individuo e la sfera personale; mi sembra del tutto inutile e poco interessante. Il mio commento era solamente volto a portare una differente interpretazione dell'argomento da lei trattato, ed era unicamente incentrato sull'arte.

  • Inserito da archmazzola il 04/10/2015 19:29:16

    il problema dell'Italia è che, a causa dei troppi intellettualoidi radical-chic (cosa ben diversa dagli intellettuali) dei cialtroni come lo pseudoartista di turno non solo possano violentare a proprio piacimento luoghi straordinari che il mondo ci invidia, ma additittura vengano difesi da personaggi ancor peggiori che pensano di poter dare lezioni di vita (e di arte) a chi,come Dalmazio, onestamente dica le cose come vadano dette. Finché ci saranno imbecilli pseudocritici disposti a creare il mito dal nulla e finché ci saranno gli stramaledetti politici che, per fame di fama, promuovono certi cialtroni, questo Paese potrà solo sprofondare nel baratro culturale. Non sono contrario all'inserimento di sculture, architetture e nuove opere all'interno di un contesto storico ... ma ricordiamoci il detto "est modus in rebus"! Ricordo per esempio ciò che accadde quando, in occasione delle riprese del film Disney "When in Rome", i romani si mobilitarono per mantenere in piazza la fontana di vetroresina perché la ritenevano un abbellimento della storica piazza, a dimostrazione del fatto che, se si rispetta il carattere di un luogo, se si stimola il senso di appartenenza, quindi l'identità delle comunità, nessuno tende a ribellarsi per i nuovi inserimenti. A suo tempo scrissi queste mie riflessioni: http://www.ilcovile.it/news/archivio/00000499.html

  • Inserito da Dalmazio il 04/10/2015 19:10:15

    Mio giovane amico, in effetti oggi mi sono – come rararmente mi capita – trovato nell’ancora più rara disponibilità d’animo all’essere tollerante e disposto alla grazia, dunque lei era stato particolarmente fortunato, ma dacché insiste mi pregio di aiutarla nella sua crescita culturale. Apprezzo la sua dedizione allo studio ma l’arroganza e la presunzione, tipica di chi alla sua età, ancora fresco di studi parla senza prima aver meditato, evidentemente le ottunde l’attenzione. Questo non per polemica – attività che adoro praticare con altri più vicini a me per età e competenze - ma per amor di correttezza, sempre visto che lo scrivente ha qulache anno più di lei e, forse, un po’ più di esperienza e studio accumulati, nonché qualche del tutto ignorabile pubblicazione in materia d’arte. Aggiunga che sono cresciuto a Firenze, ma questo nulla cambia. In primis se sapesse come funziona “Totalita” saprebbe che i titoli vengono posti dalla Redazione e non dall’articolista, quindi, come avrebbe dovuto notare ben leggendo quanto io ho scritto, non ho mai parlato d’”installazione” ma di “opera installata”. Che lei poi venga a volermi fare la lezioncina su cosa s’intenda per “arte moderna” e cosa per “arte contemporanea” ha provocato un coro di risate in quanti l’hanno letta. Qualche tempo l’ho perso in una Facoltà di Storia dell’Arte, e non soltanto in quella, me lo lasci dire. La sua è la comprensibile presunzione e arroganza così comune alla sua età, la conosco bene, l’ho avuta anch’io. Ci s’imbottisce e soprattutto si fracassano gli zebedei agli altri – i quali presto lo imparerà non sono così interessati alle sue speculazioni intellettuali – con veri e propri pistolotti noiosi, privi d’ironia e umorismo che allontanano le persone dall’argomento più di quanto faccia l’aglio con i vampiri. Quindi, le ripeto, non venga ad insegnarmi cose che conosco bene quanto e forse più di lei, non foss’altro per ragioni anagrafiche. La inviterei dunque ad una maggior umiltà, in futuro, virtù che ancora mancandole di certo le perverrà progredendo nel suo corso di studi e nelle sue future conoscenze con persone che senz’altro le potranno insegnare qualcosa di più di quello che sa – o crede di sapere – adesso. La sua visione è ovviamente antitetica alla mia, e questo è nella norma, la pensiamo – per fortuna di entrambi ma soprattutto mia – diversamente, il che mi rasserena sul futuro di una gioventù che spero non segua il suo pensiero pregno delle assolute certezze datele dai suoi recenti studi. Le auguro comunque di continuare ad applicarsi con i migliori maestri possibili, per il resto c’è soltanto la mano di Dio, l’unica in grado di operare miracoli.

  • Inserito da Daniel Borselli il 04/10/2015 18:33:46

    Gentilissimo signor Del Nero, è proprio il contesto in cui è collocata l'opera che ne rafforza il significato. Assistiamo sempre più frequentemente a fruitori dell'arte somiglianti ad orde di zombie, che trattano il museo o lo spazio pubblico come un non luogo, che è necessario visitare e vedere ma non esperire davvero. Proprio perché sono fiorentino, avverto il bisogno di sentire i luoghi di questa città ricoperti d'amore, e non di distratta frequentazione o stima banale e sommaria. Il ready-made di Jeff Koons vuole esibire il trattamento riservato alle sculture secolari del suggestivo palcoscenico fiorentino, così come a tante altre opere d'arte (il lavoro di Koons non nasce per Firenze né rimarrà per sempre qui, chi non lo apprezza può dormire tranquillo). Esibirlo in una sala asettica e isolata rischierebbe di cancellare del tutto il significato dell'opera, che invece trae linfa vitale proprio dalla così ricca presenza di meravigliosi e monumentali capolavori che la circondano. Al signor Frau vorrei invece dire che lo ringrazio di aver risposto al mio commento: senza voler alimentare un'inutile polemica, vorrei però aggiungere che anch'io avrei senz'altro preferito vivere in un mondo che non conosce le armi di distruzione di massa, l'inquinamento o il surriscaldamento globale, ma è questa l'epoca che viviamo e tale è l'arte che la rappresenta, e cercare di ignorarlo è semplicemente un tentativo di negazionismo simile a quello che potrebbe essere rappresentato dal negare la storia degli ultimi centocinquanta anni o le scoperte scientifiche dall'800 a oggi.

  • Inserito da Domenico del Nero il 04/10/2015 17:15:02

    Caro Borselli, la sua difesa erudita e consapevole è senz'altro apprezzabile, anche se i miei canoni estetici sono comunque molto più vicini a quelli di Dalmazio Frau. Ma al di là di tutto il resto, c'è un piccolo particolare che lei sembra trascurare: il contesto. Non per nulla, alla casa della Secessione viennese c'è Klimt (autore rispettabilissimo anche per i miei gusti) non Michelangelo. Siamo proprio sicuri che quello sgorbio dorato - piaccia o meno, abbia o meno unasua ragion d'essere - dovesse essere collegato proprio lì? Lei dice che il suo autore non vuole affatto - bontà sua - rivaleggiare con Michelangelo. Ma quella piazza - e se lei è fiorentino lo sa benissimo - è la piazza del medioevo e del rinascimento fiorentino. E tale dovrebbe rimanere. Metterla ad esempio in Piazza della Repubblica avrebbe assunto un altro significato, e sarebbe pur sempre stata una collocazione più che rispettabile.

  • Inserito da Dalmazio il 04/10/2015 16:26:48

    Grazie delle sue delucidazioni in merito, Sig, Borselli, ma io - cosa vuole sono un po' "ancient regime", continuo a preferire leggere Ruskin, Longhi, Berenson, Zeri, Burckhardt, Guenon e altri, lascindo più che volentieri a lei e agli estimatori del genere il suo Jeff Koons e le loro opere concettuali. Preferisco continuare a fare "disinformazione" piuttosto che piegarmi al brutto imperante della cosiddetta "arte contemporanea". Grazie comunque dell'attenzione ;) - Dalmazio Frau -

  • Inserito da Daniel Borselli il 04/10/2015 16:05:38

    Mi correggo, volevo scrivere "offesa all'arte tradizionale", ovviamente non offerta.

  • Inserito da Daniel Borselli il 04/10/2015 16:02:20

    Il signor Frau evidentemente si rende protagonista di un grave fraintendimento riguardo l'opera di Jeff Koons, che ha scambiato per una non scultura (un'installazione, come viene definita nel titolo, è un'altra cosa, ossia "un ambiente percorribile, ad altissimo impatto percettivo, in grado di accendere nel visitatore la totale orchestrazione dei sensi" [Fabbri, 2011, p. 16]) che mira a rivaleggiare con le più quotate e sicuramente più importanti opere della piazza. È ovvio che Koons non si ritenga sullo stesso piano di Michelangelo, ma d'altronde non è nemmeno sua intenzione porsi su quello stesso piano. L'operazione condotta da Koons non ha nulla a che vedere con i criteri estetici che Frau sembra adottare, ma si rifà ad un livello concettuale che l'autore dell'articolo pare non arrivare a cogliere: l'arte moderna (che, ricordiamolo, si chiama contemporanea, se ci si riferisce a quella che va da metà dell'800 a oggi; l'arte moderna è proprio quella di Michelangelo), che sembra voler denigrare attraverso le parole del Sergente di Kubrick, gli rilancia indietro le sue offese come un boomerang: proprio la bruttezza che Frau ritiene sia una nota di demerito dell'arte contemporanea - chiamiamola come si deve anziché fare ulteriore disinformazione - fa della sua bruttezza un motivo di orgoglio, e non punta affatto a paragonarsi alla bellezza delle sculture di piazza della Signoria. I tempi cambiano, e l'arte non è che lo specchio di questi cambiamenti: per citare i Secessionisti viennesi, ad ogni tempo la sua arte, all'arte la sua libertà. Se in Italia si parlasse di arte solo dopo averla studiata e capita, si comprenderebbe che il gesto di Koons è non un'offerta all'arte tradizionale, ma anzi una dimostrazione di amore nei suoi confronti: prendere un oggetto barocco (che non è la scultura di Bernini, checché se ne dica, ma un semplice oggetto di antiquariato), ingigantirlo, ricoprirlo d'oro e di fiori, mira a rappresentare il valore odierno dell'opera d'arte tradizionale: un oggetto decorativo, una gemma preziosa che sbrilluccica, attirando l'attenzione distratta e ignorante delle masse, ma non meritando più la concentrazione e lo sforzo di comprensione propri dell'epoca in cui il grande di turno l'aveva realizzata. Si tratta il David come Brad Pitt, anziché cercare di studiarlo e comprenderlo a fondo. Questo significa giudicare l'arte solo in base alla sua bellezza, e ridurre tutto a canoni estetici così semplicistici. Si fa solo disinformazione che impoverisce ulteriormente la consapevolezza culturale di questo Paese, in cui scrivere di arte significa gettare a caso le proprie opinioni personali anziché cercare di educare attraverso la conoscenza. Al signor Frau raccomando un articolo ben scritto e consapevole sul senso dell'opera di Jeff Koons: http://firenze.repubblica.it/cronaca/2015/10/02/news/la_statua_dorata_di_jeff_koons_che_sbeffeggia_questa_firenze-124146782/#gallery-slider=123645337.

  • Inserito da claudio Lanzi il 04/10/2015 15:50:10

    Esatto!!! Il regno del kitch può essere piacevole: è esplicito, dichiarato, abominevolmente divertente; è una finzione, una bugia esplicita e il suo far finta di essere qualcosa che non è fa ridere. Ma i calchi dorati, pagati come se li avesse fatti Michelangelo in persona no, porca miseria: questa è mistificazione, è prendere per i fondelli l'Arte. Ma Marino nun c'aveva da riparà le buche? Me sa' che se l'è scordato.

  • Inserito da Dalmazio il 04/10/2015 15:30:43

    Ahahaha, hai ragione. Il "kitch" però ha una sua dignità, quando è voluto ovviamente. Quando è un gioco dell'ironia e dell'intelligenza. C'è un oggetto "kitch" che vidi da ragazzo in Via Prè a Genova: una Venere del Botticelli simil avorio che fungeva da asta ad una specie di paralume pseudo Tiffany dal quale si dipartivano dei fili che si congiungevano al basamento, lungo i quali scorrevano delle gocce di un liquido che non ho mai osato chiedere cosa fosse, a ciclo continuo e con continue variazioni di luce. Non so se fosse "cinese", allora il quartiere era governato da napoletani, calabresi e soltanto una minima parte era orientale e limitata alla "China Town" sull'angiporto. Comunque, giuro, quel robo lì, io l'avrei comprato! Un po' come certe pacchianate che vendono anche qua e che sinceramente mi fanno almeno sorridere, ma questa ciofeca - per dirla con Totò - dell'ex marito di Cicciolina, più che essere soltanto la dimostrazione che non sa scolpire ma soltanto fare calchi, è la dimostrazione del becerume di chi amministra il bene pubblico.

  • Inserito da claudio Lanzi il 04/10/2015 13:45:33

    Si, a queste porcate ci siamo abituati. Eppure fanno ancora male. E' il trionfo del pacchiano. In un paesino della costa Laziale c'è un supermercato pazzesco chiamato da tutti il "regno del pacchiano e del volgare". Ci si trovano copie del David, copie di tutte le veneri possibili e immaginabili, copie di Donatello, di Bernini e perfino una abominevole pietà michelangiolesca. Cose che nemmeno nelle bancarelle davanti al Vaticano è possibile trovare.Tutte rigorosamente dorate o argentate. Non so chi se le compri ma se ci stanno vuol dire che qualcuno ce la fa a tenerle in casa. Fossero almeno belle copie!...sono perfino fatte male ma splendono, splendono, splendono. Ecco: ora abbiamo anche un Koons. Cioè abbiamo due koons grossi così.

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