Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Lenin a Capri
Tra il 1908 e il 1910, tra Vladimir Ilič Uljanov, detto Lenin, il capo dei bolscevichi, pluricelebrata icona del comunismo mondiale, cervello e motore della Rivoluzione d’Ottobre, trascorse due periodi della sua vita a Capri, la “perla del Mediterraneo”.
Di queste incursioni capresi di Lenin si sa poco, l’ufficialità sovietica cancellò quasi questo momento dalla biografia del padre della Rivoluzione, forse perché poco consono all’iconografia dell’immaginario comunista e perché a Capri avvennero fatti decisivi per le sorti del comunismo.
“Scacco allo Zar – 1908: Lenin a Capri, genesi della Rivoluzione” (Mondadori, pag. 154, euro 18,50) di Gennaro Sangiuliano è la ricostruzione analitica del periodo trascorso da Lenin. Non è un romanzo storico, ma un saggio suffragato da riferimenti documentali e bibliografici che getta una nuova luce su fatti in parte noti ma mai valutati nella loro pienezza.
L’isola di Capri, ai primi del Novecento, è già un ambito crocevia internazionale, un paradiso avulso dalle sofferenze del mondo, un luogo che dall’epoca dei grandi imperatori romani era diventato la meta di nobili e teste coronate in fuga dagli affanni del potere.
Lenin giunge a Capri con la sua amante la franco-russa Inessa Armand, donna sofisticata, impegnata politicamente, alla quale il capo comunista riserverà un posto di primo piano nella nomenklatura del partito. A Capri c’è già una folta colonia di intellettuali russi, guidata dallo scrittore Maksim Gor’kij, vivono sparsi sull’isola ma si concentrano la sera a villa Blaseus, una meravigliosa dimora con vista sui Faraglioni.
Lenin è lì ufficialmente per un periodo di riposo, dopo le tensioni del congresso di Londra, dove ha fissato la sua egemonia e quella dei bolscevichi sui menscevichi. In realtà è sull’isola per affrontare questioni cruciali che devono essere risolte proprio a Capri, le dispute ideologiche e politiche con Aleksandr Bogdanov, coltissimo e stimatissimo intellettuale che minaccia la leadership di Lenin nel partito. C’è una spinosa questione economica legata alla divisione fra le varie fazioni dei proventi delle rapine organizzate da Stalin, somme ingenti che garantiscono agiatezza ai capi bolscevichi e controllo politico del partito.
«I soggiorni di Lenin a Capri», spiega l’autore Gennaro Sangiuliano, «sono stati derubricati a un elemento biografico marginale, mere vacanze, invece sull’isola avvengono fatti importanti propedeutici alla Rivoluzione bolscevica. Lenin affronta le complesse questioni del finanziamento, la spartizione del bottino delle rapine che chiamavano espropri. E soprattutto a Capri, l’isola dei Krupp, iniziano quei contatti con i vertici militari della Germania imperiale che sfoceranno in cospicui finanziamenti».
A Capri, infatti, soggiorna spesso l’aristocrazia militare tedesca portata a far vacanze sull’isola dai Krupp, la famiglia di industriali dell’acciaio e delle armi. Qui potrebbero essere iniziati quei contatti fra tedeschi e bolscevichi che sfoceranno nei finanziamenti dello Stato maggiore prussiano a Lenin e soprattutto nell’operazione del trasferimento segreto in Russia con un treno piombato per far scoccare la Rivoluzione. Gli inglesi intuiscono e sono preoccupati dell’alleanza che sta nascendo. Giolitti sornione capisce e fa finta di nulla, l’Italia è formalmente in ottimi rapporti con la Russia zarista ma il Partito socialista italiano si è rafforzato nel primo Novecento, è un partito di massa e lo statista piemontese paga un piccolo tributo acconsentendo alla presenza di Lenin in Italia.
Il volume su questi punti è supportato da documenti inediti provenienti dagli Archivi Nazionali britannici e dai rapporti della polizia italiana che giungevano a Giovanni Giolitti.
La vita caprese di Lenin è lo spaccato, evidente anche in una celebre foto, di un’élite rivoluzionaria aristocratica non dissimile negli stili di vita, ma anche nella sostanza, dal potere che lavorava per abbattere. Il capo bolscevico prepara in un clima idilliaco le mosse che metteranno in scacco lo Zar, quel grande fatto, tra i maggiori del secolo scorso, che produrrà effetti a catena e una grande tragedia.
Il volume affronta anche il tema storico del rapporto fra leninismo e stalinismo, Gennaro Sangiuliano con riferimento a documenti sull’inizio dei gulag e dello sterminio di massa, ribalta la vulgata del leninismo buono e dello stalinismo degenerante rispetto al percorso storico del comunismo. «Il leninismo», spiega, «è un tema ancora attuale, non solo sotto una prospettiva meramente storica. I comunisti, soprattutto quelli italiani, hanno tentato l’operazione di dividere lo stalinismo e il leninismo, caricando solo sul primo le responsabilità della tragedia collettiva del Socialismo reale. La verità è che Lenin è propedeutico a tutto quanto avverrà dopo e fu lui ha dare i primi ordini di fucilazioni di massa».
Per saperne di più, collegatevi con
http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/27/Lenin_all_ombra_dei_Faraglioni_
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