Personaggio ostico, scontroso e...

Pergola: Gifuni impugna la “frusta” di Gadda

Sicuramente, chi vuol capire pienamente il messaggio di Gadda-Gifuni farà bene a leggersi in anticipo Eros e Priapo, il “saggio” sul Fascismo che l’ingegnere della letteratura italiana scrisse nel 1945

di Domenico Del Nero

Pergola: Gifuni impugna la “frusta” di Gadda

Non era sicuramente facile, calarsi demiurgicamente nei testi di Carlo Emilio Gadda – personaggio ostico, scontroso e  forse poco simpatico – e farne monologhi da teatro, combinandoli poi, con una operazione alchemica da far impallidire pure il dottor Faust, con il personaggio shakespeariano di Amleto. Fabrizio Gifuni  lo ha fatto da solo, complici una scena vuota, una sedia e un sapiente gioco di luci (a cura di Cesare Accetta)  in una immedesimazione di 70 minuti che va ben oltre la pura e semplice “lettura”: mimica, gestualità, persino acrobazie e un gioco di espressioni dal sarcastico al dolente al ghigno diabolico …. Tutto questo ha sicuramente del prodigioso e il pubblico del teatro fiorentino della Pergola ha tributato applausi entusiasti  e meritatissimi a Gifuni e al suo l’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro, regia di Giuseppe Bertolucci  ma testi “selezionati” dallo stesso Gifuni  (tutti però rigorosamente di Gadda e Shakespeare) ma i commenti del foyer, fatta salva (e ci mancherebbe!) la bravura dell’attore - autore erano un po’ più perplessi su quanto riguardava la comprensione dello spettacolo stesso, soprattutto la seconda e ultima parte.

Sicuramente, chi vuol  capire pienamente il messaggio di Gadda-Gifuni farà bene a leggersi in anticipo Eros e Priapo,  il “saggio” sul Fascismo che l’ingegnere della letteratura italiana scrisse nel 1945 ma che vide la luce solo nel  1967, dopo una parziale edizione sulla rivista Officina negli anni ’50.

La prima parte dello spettacolo, tratta invece dai Diari di guerra e di prigionia, ci presenta il personaggio di Amleto “Pirobutirro” :il cognome è quello del protagonista del celebre romanzo La cognizione del dolore, Gonzalo Pirobutirro, sorta di moderno Amleto ma anche alter ego dello stesso Gadda: di qui l’identificazione Gadda/Amleto attuata da Gifuni.  E’ una storia del primo conflitto mondiale senza retorica e senza falsi pudori: il grande eroismo dei soldati e di molti ufficiali inferiori, a fianco dell’inettitudine della classe politica, degli alti comandi, della mancanza di preparazione pagata in trincea con atroci e disumane sofferenze.  E così Gadda/Amleto parte da lì per riavvolgere il nastro delle sue nevrosi, che affondano le sue radici nella partecipazione alla guerra, con la morte del fratello Enrico, il disastro di Caporetto, la prigionia;  ma il dolore di Gadda non è mai un fatto privato e coinvolge una intera nazione, un intero popolo e la sua coscienza.  E Gifuni diventa “quella coscienza”, colpisce con la forza di un maglio ma anche con l’amore di chi quella Patria la sente e la ama: lo stesso atteggiamento, per certi aspetti, di Dante nei confronti di Firenze.  E l’attore – mattatore trasmette al pubblico, come una scossa  elettrica, tutta la forza e il pathos di questa “discesa agli inferi” del sottotenente Gadda e di tanti poveri Cristi come lui.

Senz’altro più difficile, e di comprensione meno immediata, la seconda parte dello spettacolo, quella tratta soprattutto da Eros e Priapo e avente come oggetto la satira martellante sul Fascismo e sulla sua “retorica”. E qui, sorvolando sul valore “storico” del saggio di Gadda che se ha senz’altro avuto il merito (qui e altrove) di puntare il dito con icastica precisione su alcuni vizi “atavici” degli italiani (o meglio sarebbe dire degli Italioti) scivola poi in una polemica troppo rancorosa e anche faziosa: non è necessario essere “revisionisti” per dire che, dopo Renzo de Felice e tanti altri, il dibattito storiografico sul Fascismo si è fatto un pochino più articolato. La riduzione del Ventennio al “maschilismo fallocentrico” che è sicuramente un vizio della peggior retaggio italico può anche essere per certi aspetti divertente e ancora una volta Gifuni ha dato il meglio di sé con la sua mimica e le sua espressività: ma è quello che forse lascia più perplessi e anche più infastiditi.  “Con le parole di un autore come Gadda, si riflette sulla ferita originaria del Novecento, la Prima Guerra Mondiale, e sul ventennale flagello fascista. Gadda ci racconta le cause profonde che inducono gli italiani ad affidarsi, periodicamente, ad un istrione malato ed egotico. Ci spiega in termini medici come mai siamo così attratti dall’entrare per poi riuscirne, a scadenze regolari, in maleodoranti paludi”, dichiara Gifuni.

Pienamente d’accordo su quella “ferita originaria”; ma per il resto rimane lo sgradevole sospetto che Gifuni abbia voluto, pur senza allontanarsi di un millimetro da Gadda, tracciare una linea “involutiva” che da Mussolini arriva diritto a Berlusconi (sarà un caso  una delle battute finali con allusioni al “nanismo”?). Ora, senza voler difendere nessuno dell’attuale panorama politico (non ne varrebbe assolutamente la fatica, peraltro decisamente improba) questo getterebbe però una sgradevole patina “ideologica” sullo spettacolo e verrebbe spontaneo chiedere a Gifuni se secondo lui  Gadda avrebbe apprezzato particolarmente “tempre” di statisti quali Prodi o il peracottaro rignanensis, personaggio su cui l’Ingegnere avrebbe avuto sicuramente qualcosa di “forte” da dire ….

Ma forse non è così e Gifuni ha voluto  “semplicemente” (si fa per dire!) partire da Gadda per una seconda tappa, dopo quella pasoliniana, del malcostume italico, politico e non solo. In ogni caso, si condividano o meno certi sottintesi più o meno sgradevoli e più o meno latenti, rimane l’indubbia bravura e intelligenza di un attore che ha tra l’altro reso godibilissimo il “pastiche” linguistico di cui Gadda era indiscutibile maestro e che affonda le sue radici nella grande, misconosciuta stagione letteraria della Scapigliatura. Non a caso, anch’essa milanese, almeno nella parte migliore di sé …

Sicuramente di grande interesse.  Repliche sino a domenica 29 marzo (feriali ore 20,45, festivo 15,45)

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