L'intervista

Riprendersi la propria storia. Esclusiva rilasciata da S.A.R. India d'Afghanistan

La varietà delle etnie degli idiomi delle città si uniscono in loro in una semplice complessa parola: patriottismo

di Marika Guerrini

Riprendersi la propria storia. Esclusiva rilasciata da S.A.R. India d'Afghanistan

Copertina del libro della nostra Marika Guerrini

Un anno, poco più, poco meno, ad avergli dato vita sono ragazzi, al femminile e al maschile, liceali, universitari, ma c'è tra loro anche chi è semplice lavoratore, chi è musicista, chi scultore e artisti di altre arti. La varietà delle etnie degli idiomi delle città si uniscono in loro in una semplice complessa parola:  patriottismo. E' questa la conditio sine qua non, oltre a quella d'essere afghani,  per entrare a far parte del movimento che a noi piace chiamare di rinascita dello spirito afghano. Questo ci auguriamo, questo auguriamo loro.

Ad orientare, alcune teste bianche, tra esse S.A.R. India d'Afghanistan, nominata dai ragazzi Presidente Onorario. Scelta non solo perché figlia di Aman-ullah (regno 1919-1929), re innovatore molto amato dal popolo, ma innanzi tutto perché da ben 60 anni India d'Afghanistan si adopera per la loro terra, la loro gente, in ogni tipo di soccorso umanitario, ogni ambito d'azione e sempre, proprio sempre in prima persona: dal soccorrere i malati provvedendo ad organizzare delicati quando non estremi interventi medici all'estero, a far scavare pozzi per l'acqua in quelle zone agricole dove la povertà la fa da padrone, dall'incrementare l'artigianato, alle scuole, all'emancipazione della donna, in specie quella della propria etnia, la pashtun, che più di altre tende a frenare l'emancipazione sociale femminile, negandole ad esempio l'istruzione. Ma non staremo ad elencare i numerosi motivi che fanno di questa donna una donna eccezionale, né ci meraviglia la scelta dei ragazzi, a loro certe caratteristiche non sfuggono, lasciamo che siano le parole di India d'Afghanistan ad illustrarci la speranza afghana, ascoltiamo quindi l'esclusiva rilasciataci in una chiacchierata al telefono. 

D.    India, ci è giunta voce che malgrado il clima di guerra non si sia esaurito, ci sono delle speranze che stanno prendendo corpo a Kabul e che tra queste ve n'è una in particolare, un Movimento formato da ragazzi, di cosa si tratta?

R.   Sì, è nato infatti come Movimento Nazionale Afghanistan Unito, poi, mio malgrado, perché sai che non mi sono mai occupata di politica e non me ne occupo, mio malgrado dicevo, si è dovuta cambiare la forma, ora si chiama Partito Nazionale Afghanistan Unito, ma la sostanza è rimasta invariata. Il motivo è che, affinché il Movimento potesse avere peso istituzionale, fare proposte al Governo, esprimere opinioni che potessero essere prese in considerazione, in sintesi "funzionare", bisognava che fosse registrato come Partito, è la nostra legge. Del resto anche in Italia, tu non lo ricordi perché non eri nata, ma nel dopoguerra, i ragazzi si riunivano nelle strade romane motivati e interessati politicamente, è una specie di logica conseguenza alla guerra l'interesse politico. 

D.  Infatti quando me ne ha accennato la prima volta mi ha fatto piacere sentire che fossero forze giovani a formare il movimento, ma, ci sono dei fondatori, quanti sono i ragazzi, come si sono organizzati, ci sono dei princìpi a cui si attengono, dei valori,  gli esponenti sono solo di Kabul? Ci racconti tutto.

R.   I fondatori non sono molti e sono docenti universitari di varie facoltà, medicina, economia, giurisprudenza ed altre. Alcuni di loro sono tornati in patria dopo aver insegnato in paesi europei, Germania per lo più, ed anche statunitensi, ed ora guidano questi ragazzi senza percepire alcun compenso. Dico guidano perché non v'è alcuna strumentalizzazione dei ragazzi, che, tra l'altro, sono estremamente svegli, intelligenti, preparati culturalmente, c'è da dire che qui ci sono molte università anche private oltre alla statale, tra le migliori c'è quella dell'etnia hazara ad esempio, è privata ma aperta a chiunque possa permetterselo, senza alcuna distinzione etnica o religiosa che sia. I ragazzi sono competenti anche in tutti i sistemi come il computer e tutte questi mezzi moderni, hanno le idee molto chiare sul cosa vogliono e come lo vogliono. Ad esempio non hanno voluto un capo che fosse unico, ognuno di loro ha un compito preciso e tutte le decisioni, dalle più semplici alle più complesse, si prendono per elezione. Sono molto determinati in questo. Loro si sono dati dei principi, dei valori da rispettare, che chiunque deve rispettare, sono sette punti che vanno osservati per far parte del Partito, tra cui: bisogna essere afghani; patrioti; incensurati; contrari alla guerra; non essere stati mujaheddin... ed altri che in questo momento non ricordo. A volte, ti devo dire, che sono anche troppo severi, li ho fatti riflettere sui mujaheddin, sul significato della parola, ho detto loro: lo sono stata anch'io, ma sai, sono giovani, spesso per loro è bianco o è nero. 

D.   Capisco, associano il termine mujaheddin al combattente per il Jihad, ma questa è stata, e continua ad essere un errore, una falsa interpretazione per lo più giornalistica, perché sappiamo bene che, in verità,  mujaheddin è il patriota o comunque colui che lotta per una causa nobile e giusta, come è quella di questi ragazzi, del resto, a quanto ho capito,  capiranno anche loro. Ma ci dica ancora, interessa solo Kabul questo Partito o anche altre città, come si muove all'interno, è cambiato qualcosa dopo i fatti di Parigi, ci faccia qualche esempio?

R.    Cara Marika, i fatti di Parigi stanno influendo sull'Afghanistan, ma non sui ragazzi, qui gli occidentali, molti, stanno partendo, ricordi padre Giuseppe Moretti, il padre barnabita ora Monsignore, che, sai, ho chiamato sempre: mio fratello, che per quarant'anni ha aiutato in ogni modo questa gente, neanche a farlo apposta è partito anche lui in questi giorni, certo, perché gli era scaduto il mandato, ma comunque ora non c'è, ed era una colonna. Tornando ai ragazzi, non sono stati influenzati dai fatti di Parigi, sanno cosa vogliono, e non sono solo a Kabul, ma a Mazar-i- Sharif, Ghazni, Heràt, queste sono per ora le città interessate al partito. Poi c'è da dire che il Partito non fa alcuna distinzione fra le etnie, fra gli idiomi parlati e la fede religiosa, ecco queste sono altre regole, sono di tutte le etnie e vi sono sunniti, sciiti e chiunque altro. Mi chiedi cosa fanno, il venerdì per esempio c'è sempre una riunione ufficiale, anche se tra loro si riuniscono spesso durante la settimana. Ieri, infatti, ci siamo riuniti, era venerdì e c'ero anch'io, i ragazzi erano 100, altre volte si arriva anche a 500, dipende dai compiti scolastici che hanno da svolgere per il giorno dopo, dagli esami o da altri impegni. Era presente, come sempre, il professore di Giurisprudenza, ex rettore, i ragazzi dovevano portare sei loro scritti e consegnarli. Tra i sei ne sono stati scelti tre, questi tre scritti saranno portati in Parlamento e collocati per la presa visione di ogni parlamentare che potrà valutarne il contenuto. Dopo una settimana il Parlamento deciderà in merito alla risposta delle proposte fatte. Ecco, questo è un esempio. I ragazzi fanno proposte sia riguardo la politica interna che estera. In realtà si è costruito un Parlamento di giovani.

D.   India, mi sta parlando quasi di un'utopia, questa è Democrazia pensata, con la D maiuscola, non d'istinto, è reale socialità. Sa però, non mi meraviglio dato che quella terra  ha partorito la prima opera di letteratura politica mondiale nel terzo secolo prima di Cristo.  Io credo nei geni della storia... Cosa chiederle ancora, ora, a chiusura di questo nostro incontro a 5000 kilometri di distanza in realtà solo fisici, vorrei che ci raccontasse una qualsiasi delle Sue chiacchierate con i ragazzi, tanto io lo so che lei parla loro con il cuore, Le va?

R.  Allora ti dico di una delle prime, quando mi sono accorta che la loro bella forza, convinzione, determinazione, il loro entusiasmo, l'amore per la loro terra, nascondevano anche qualche timore, più che legittimo, specialmente rispetto ai coetanei occidentali, allora ho detto loro: non dovete avere alcuna paura di andare avanti, né sentirvi inferiori rispetto ai giovani occidentali della vostra età, voi, in un certo senso per nascita, destino e storia conoscete tutti due alfabeti, due tipi di numeri, portate con voi l'esperienza storica della Middle Asia, siete colti, parlate due se non tre lingue, rispettate le tradizioni ma siete anche moderni e sapete muovervi con tutti gli strumenti moderni, in più, tenete alla famiglia, alla casa ed onorate i vostri vecchi, siate fieri di voi. Pensa che questi ragazzi hanno preso accordi con alberghi, feste di matrimonio, e tutte quelle occasioni, in cui il cibo spesso si spreca, bene, di notte vanno in questi luoghi, lo raccolgono e direttamente lo portano ai poveri, che siano famiglie o persone sole o chiunque. A me non fa fatica andare con loro, tanto la notte non dormo, ma loro la mattina hanno lezione o lavorano comunque.

D.  Grazie, India, non ho davvero altro da aggiungere se non che, in nome dell'amore che porto a quella terra e alla sua storia, sono fiera anch'io di loro, e sono certa che un giorno anche molti di quei giovani afghani costretti ad allontanarsi dalla loro terra, dalla loro vita, per i motivi che sappiamo, torneranno a dare lustro all'Afghanistan e tutti insieme si riprenderanno la loro storia.

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