Il male c’è, ma è il denaro in sé

Firenze: la maledizione dell’oro nel Mercante di Binasco

Lo spettacolo funziona, e non poco, grazie alla regia e agli attori

di Domenico Del Nero

Firenze: la maledizione dell’oro nel Mercante di Binasco

Silvio Orlando

Il male c’è, ma è il denaro in sé.” Lo sterco del demonio, come recita un vecchio adagio popolare. E il gran bardo britannico, William Shakespeare, lo sapeva benissimo. Il suo mercante di Venezia  un processo al denaro? E’ una chiave di lettura affascinante, quella di Valerio Binasco con la Popular Shakespeare Kompany  andata in scena ieri sera a Firenze in un teatro della Pergola stracolmo di un pubblico che ha dato all’opera il più che dovuto tributo di applausi.  Una messa in scena non comune né usuale, che sacrifica certo il sapore cinquecentesco dell’ambientazione originale per una “atemporalità” evidenziata dai costumi moderni e forse un po’ dimessi ( ma comunque non eccessivi) di Sandra Cardini  e scene forse sin troppo scarne di Carlo de Marino, con le luci di Pasquale Mari: una scenografia  forse statica, composta da un muro e da una cupa parete bronzea sullo sfondo, con un tavolo, una poltrona e poche sedie spostate qua e là. Un po’ ermetica, francamente, a voler essere generosi.  Gradevole e non invadente il commento musicale originale di Arturo Annecchino .

Ma lo spettacolo funziona, e non poco, grazie alla regia e agli attori. Binasco riesce a rendere il clima di “commedia nera” che pervade il capolavoro shakespeariano, alternando momenti di riuscita comicità, soprattutto le scene con la simpaticissima  e un po’ fatua Porzia di Elena Gigliotti e la sua svampita balia Nerissa ( Milvia Marigliano), ad altri profondamente inquietanti. Perché, se il denaro è il vero colpevole, la “maledetta fame dell’oro”, allora nessuno dei protagonisti è davvero innocente: non Shylock, interpretato da un Silvio Orlando che, rinunciando a qualsiasi “maschera” più o meno parodica, interpreta un personaggio in apparenza algido e controllato, ma che sente incidersi sin nel profondo dell’anima il marchio d’infamia che gli è stato cucito addosso. Meritato, non meritato? Uno dei pregi  di questa edizione è quello senz’altro di rinunciare ad attualizzazioni “buoniste” di maniera, con il solito elogio o la consueta lacrimuccia sul “diverso” perseguitato e via dicendo: sarebbe stato un forzare decisamente la mano a Shakespeare e al buon senso.  Del resto Binasco non sembra affatto convinto che il Mercante sia un dramma antisemita, ma se mai che in corso d’opera il bene e il male si spostino di continuo a seconda delle circostanze. E così, Shylock può apparire a seconda dei momenti  ora carnefice nel suo sordo rancore  ora vittima di persecuzioni e umiliazioni,  anche se  la recitazione di Orlando punta su una “unità” del personaggio che anche nella spietata e cocente sconfitta riesce a mantenere un dolente autocontrollo.

Ma non appaiono migliori di lui i suoi antagonisti,” i cristiani”, pronti a riempirsi la bocca di belle parole salvo poi  cedere anch’essi alle sirene dorate di scrigni colmi di ducati o al piacere morboso della vendetta e dello scherno:  non l’Antonio di Nicola Panelli, mercante tanto generoso con gli amici quanto duro e spietato contro i suoi avversari e in definitiva anche con se stesso, né il Bassanio di Andrea di Casa, amante e amico appassionato  ma pronto all’occorrenza a unirsi al linciaggio, morale e non solo, del comune nemico.

Una recitazione efficace, quella della Popular Shakespeare Kompany, ora appassionata ora divertente anche se forse qualche volta leggermente fuori dalle righe. Ma Shakespeare, anche se è ormai un vecchio signore, di certo non mostra le rughe e spettacoli come questo – decisamente da vedere – ce lo ricordano sempre.

Repliche sino a domenica 21 dicembre, feriali 0re 20,45, festivo ore 15,45.

 

 

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