La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

Mentre a Roma si discute di inutili olimpiadi in India continuano a darci schiaffi respingendo le richieste dei marò

di Vincenzo Pacifici

Mentre a Roma si discute di inutili olimpiadi in India continuano a darci schiaffi respingendo le richieste dei marò

Lo “statista” e Malagò (presidente del CONI), detto “Megalò” hanno presentato una proposta, appunto, degna della megalomania, che li accomuna mentre Salvini non ha perduto l’occasione per confermarsi sempre lontano dalla logica e dalla verità.

Si è, con la solita pompa, richiesta la candidatura di Roma, accompagnata da Napoli, Firenze (ma guarda caso!!!) e dalla Sardegna, per le Olimpiadi del 2024 ed accanto al coro dei giornali gregari (spicca tra gli altri il solito “Avvenire” con il titolo, che  cita una frase del puffo, tratta dai “Baci Perugina”: ”Un sogno olimpico oltre la corruzione: Renzi corriamo per vincere non per partecipare”) ma , grazie a Dio, non sono mancate le critiche, fondate sull’attacco a Roma (in prima linea, appunto, Salvini) e non invece sulla gravità condizionante e altrimenti avvilente della situazione finanziaria e sociale. Sono indicativi tre dati presentati ieri e nei giorni scorsi: cresce la presenza delle ditte nostrane all’estera e di conseguenza quindi la fuga dall’Italia, nel mese di ottobre il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 23,5 miliardi, arrivando a 2.157 miliardi secondo la rilevazione, non del barista sotto casa o del barbiere all’angolo, ma della Banca d’Italia, la disoccupazione giovanile ha toccato la punta spaventosa del 43,3%.

In un passaggio centrato di una nota, in cui ha abbondantemente ed inutilmente offeso gli abitanti dei quartieri periferici romani, Feltri ha rammentato che “la Grecia pretese e ottenne i Giochi. Le portarono sfiga, come si evince dalle condizioni pietose in cui versa il Paese da almeno un triennio”. E’ cominciata – more italico – la solita corsa dei campanili, intenzionati a presentarsi come possibili sedi (Maroni, Fassino, le città di Genova, Taranto e L’Aquila). 

Oggi, 16 dicembre, gli italiani sono alle prese contemporaneamente con molteplici scadenze e sono irrisi dai burocrati del MEF (che questa volta non disturbano e non infastidiscono “lor signori” ).

Intanto il boy scout, interrompendo probabilmente – come osserva Veneziani - una partita alla playstation ed eseguendo il compito dettatogli, ha ricevuto a palazzo Chigi Romano Prodi, eterno candidato al Quirinale. Dell’incontro, un evidente sberleffo provocatorio a Berlusconi, si sono accorti persino “Il Giornale”, Toti e Forza Italia, ma nessuno tra il quotidiano, il portavoce ed il partito si decide a pubblicare, così da chiudere indiscrezioni e interpretazioni personali o partigiane, il testo del famoso e finora misterioso “Patto dal Nazareno”. 

Appaiono francamente infelici l’intervento della Meloni sulla propria candidatura al Campidoglio e il giudizio espresso sull’iniziativa di “Picco Spacca” e di “Megalò”. Nel primo caso l’uscita è particolarmente intempestiva perché si ignora la data delle prossime elezioni capitoline ed autolesionistica nel momento, in cui ha chiesto di conoscere le intenzioni di Salvini. “ E perché – si è domandato opportunamente Storace - ?. E che cosa c’entra il capo della Lega?”.

   La Meloni dovrebbe recuperare modestia e lungimiranza e acquistare educazione, perché, pur nella delicata e prematura posizione in cui si è posta, è controproducente, inutile e dannoso dimenticare gli immani pesi economici e sociali e auspicare “un momento di condivisione per ritrovare spirito di Unità e senso di appartenenza”, assieme a chi? Al puffo ed alla sua cricca?

All’ultimo momento: Il puffo colleziona, purtroppo per l’Italia, l’ennesima figuraccia, dal momento che la Corte suprema indiana ha respinto le istanze di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, che avevano chiesto l’attenuazione delle condizioni di libertà provvisoria, consentendo un rientro momentaneo in patria. La motivazione è stata raggelante e prova il totale fallimento delle iniziative dei nostri ultimi governi: il presidente della Corte H.L. Dattu “ha sostenuto che la richiesta non poteva essere accettata perché l’inchiesta della morte dei due pescatori non è finita e “i capi di accusa non sono stati ancora presentati”:

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