I LIBRI DI TOTALITÀ

Rassegna mensile di novità librarie: Dicembre 2014

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna mensile di novità librarie: Dicembre 2014

ECONOMIA

 

Geminello Alvi, Le seduzioni economiche di Faust (Adelphi, pagg. 285, Euro 25,00)

 

Dopo gli ultimi grandi teorici, da Keynes a Sraffa, la teoria economica sembra essersi irrigidita in un'Ortodossia che pochi vogliono mettere in questione. Da una parte si applicano tecniche di analisi sempre più sofisticate, dall'altra si dà per scontato che l'era delle grandi proposte teoriche sia chiusa per sempre. Ma la dottrina economica, se ha provato in questi anni, al livello empirico, di non riuscire a prevedere alcunché dei processi in corso, ha anche mostrato, al livello speculativo, di usare come elementi indiscutibili categorie che sono invece peculiari concrezioni storiche. C'è dunque del marcio nel regno degli economisti... Pubblicato per la prima volta nel 1989, questo libro di Alvi, per la sua incisività polemica, ha fatto molto discutere. Qui, infatti, non solo si svela la pochezza e l'inadeguatezza di una certa impostazione dominante del pensiero economico, che continua pervicacemente a proporsi come "un'imitazione fallita delle scienze naturali", ma si rivelano altre vie di quel pensiero che erano state abbandonate frettolosamente e oggi potrebbero tornare a essere preziose, si tratti della scuola storica tedesca o di Sombart, di Polanyi o di Veblen, di Simmel o di Sorokin, di Perroux o di Adriano Olivetti (del quale viene rivendicata, con argomenti nuovi, l'esperienza di Comunità). E la trattazione è sinuosa, aforistica, intrecciata con quei fatti della storia e della cultura che gli economisti ortodossi sembrano dilettarsi a ignorare.

 

 

EUROPA

 

Andrea Terzi, Salviamo l’Europa dall’austerità (Vita e Pensiero, pagg. 104, Euro 10,00)

Una volta era lo stellone dell’Italia, oggi è diventato il macigno che grava sulle ambizioni di un Paese e di un continente ricco di risorse umane e di creatività. È la strana storia del debito pubblico che, ci dicono in molti, è il frutto di tasse non pagate che prima o poi dovremo pagare. Nulla di più inesatto, dice l’autore di questo volume. Eppure, nel pieno di una crisi globale che non risparmiava nessuno, l’Europa ha scelto di tenersi strettamente alle regole che si era data nel secolo scorso. Come se qualcuno si rifiutasse di prestare soccorso in un incendio per non imboccare un senso vietato. I costi di questa scelta d’austerità sono stati e sono drammatici: a differenza di altre economie avanzate, l’Europa è precipitata nella deflazione, sono caduti i redditi pro capite e si è ulteriormente squilibrata la distribuzione del reddito. Ed è oltremodo pericoloso illudersi che il rimedio sia quello di ‘fare i compiti a casa’, risanare il proprio bilancio, stare alle regole che garantiscono la deflazione. Spiegando con un linguaggio accessibile da cosa dipende la creazione di posti di lavoro, come funziona la dinamica della spesa, del risparmio e del debito in un’economia monetaria, l’autore propone una nuova direzione per la politica europea, a salvaguardia delle prossime generazioni.Alla sua nascita nel 1999 l’euro era stato salutato come un formidabile impulso al mercato unico e quindi al libero scambio delle persone, delle merci e del denaro, nonché al consolidamento del processo di integrazione e di una sempre maggiore coesione tra i popoli europei, anche grazie alla valenza simbolica della condivisione della stessa moneta. Ma alla prima vera crisi – avviata nel 2008 dal fallimento di Lehman Brothers – quel grande e ambizioso disegno si è rivelato del tutto inadeguato. La moneta europea ha da allora più volte rischiato di finire sugli scogli, travolta da una tempesta che era nata, sì, oltreoceano, ma che in Europa ha trovato un impianto strutturale troppo debole per poter reggerne l’urto. Dopo più di mezzo secolo di impegno nella realizzazione di un’integrazione economica e politica, l’Europa si trova oggi di fronte alla sfida più difficile: ritrovare le proprie potenzialità, oggi soffocate dai vincoli delle politiche di austerità che essa stessa si è costruita.

Si può e si deve, ci dice in questo libro l’economista Andrea Terzi, seguire una strada diversa, quella di un’Europa che rinuncia a suicidarsi e riapre i giochi tornando a credere nelle proprie possibilità e nel proprio patrimonio intellettuale.

Una strada che restituisca ai popoli europei un percorso di prosperità condivisa e all’Europa la capacità di contare ancora qualcosa negli equilibri internazionali.

Alla sua nascita nel 1999 l’euro era stato salutato come un formidabile impulso al mercato unico e quindi al libero scambio delle persone, delle merci e del denaro, nonché al consolidamento del processo di integrazione e di una sempre maggiore coesione tra i popoli europei, anche grazie alla valenza simbolica della condivisione della stessa moneta. Ma alla prima vera crisi – avviata nel 2008 dal fallimento di Lehman Brothers – quel grande e ambizioso disegno si è rivelato del tutto inadeguato. La moneta europea ha da allora più volte rischiato di finire sugli scogli, travolta da una tempesta che era nata, sì, oltreoceano, ma che in Europa ha trovato un impianto strutturale troppo debole per poter reggerne l’urto. Dopo più di mezzo secolo di impegno nella realizzazione di un’integrazione economica e politica, l’Europa si trova oggi di fronte alla sfida più difficile: ritrovare le proprie potenzialità, oggi soffocate dai vincoli delle politiche di austerità che essa stessa si è costruita.

Si può e si deve, ci dice in questo libro l’economista Andrea Terzi, seguire una strada diversa, quella di un’Europa che rinuncia a suicidarsi e riapre i giochi tornando a credere nelle proprie possibilità e nel proprio patrimonio intellettuale.

Una strada che restituisca ai popoli europei un percorso di prosperità condivisa e all’Europa la capacità di contare ancora qualcosa negli equilibri internazionali.

 

 

 

SOCIETA’

 

Antonio Belloni, Food Economy - L'Italia e le strade infinite del cibo tra società e consumi (Marsilio, pagg. 144, Euro 13,00)

 

Quali sono le ragioni per cui oggi il cibo è fotografato, idolatrato, esibito, narrato? E perché, se in Italia non ne aumenta il consumo, la sua presenza in tv, sui giornali, sul web è invece così ingombrante? Divenuto il messaggio di tante forme di comunicazione, il cibo è lo strumento con cui rivendicare la propria identità individuale, territoriale e religiosa. Dà sfogo alla creatività e risponde a criteri estetici. Allo stesso modo, il consumatore non è più solo una «macchina metabolica»: prima che il cibo giunga nel suo piatto pretende di conoscerne valori nutrizionali, origine e salubrità. Un pacchetto di dati che hanno un valore crescente e costituiscono una grande fetta di business per chi lo produce, trasforma e distribuisce, ma soprattutto per chi lo racconta e lo porta quotidianamente nelle nostre case. Accanto a questa evoluzione recente, si rafforzano successi economici e contaminazioni del cibo con altri settori, come la moda e il turismo. Un mix di elementi che, sotto la patina glamour della Food Society - dove il cibo è tendenza e linguaggio, e gli chef sono i nuovi guru di una religione alimentare -, muove un flusso globale di scambi che genera ricchezza. È la guerra della Food Economy, raccontata in questo libro, che si fa sempre più serrata, a colpi di brand, certificazioni e marchi d’origine. Tra consumatori di paesi evoluti ed emergenti, l’Italia è consapevole di trovarsi nel posto giusto al momento giusto?

 

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Alain De Benoist, Uomini e Animali. Il posto dell’ uomo nella natura (Diana, pagg. 96, Euro 12,00)

Nel 1755, nel Trattato sugli animali, Condillac scriveva: "Sarebbe poco interessante sapere che cosa sono le bestie, se non fosse un modo per sapere che cosa siamo noi".Ogni discorso sull’animale è di fatti un discorso sull’uomo. Che cosa distingue e rende unico l’essere umano nella natura? Le poste in gioco filosofiche, scientifiche, ideologiche e religiose della questione sono considerevoli e controverse, al punto di determinare e marcare dei confini netti fra diverse ed antitetiche visioni del mondo . Alain de Benoist affronta il tema con rigore e precisione, analizzando gli elementi della sua strutturata e originale riflessione filosofica.
Uomini e animali è un saggio di alta divulgazione culturale e la chiave d’accesso privilegiata per quanti vogliano accostarsi alle idee di un autore fra i più prolifici e interessanti del contemporaneo panorama intellettuale europeo.

 

 

 

FILOSOFIA

 

Ran Lahav, Manualetto di filosofia contemplativa (Solfanelli, pagg. 96, Euro 9,00)

 "Il Manualetto di Filosofia Contemplativa" di Ran Lahav, che viene qui pubblicato per la prima volta in italiano a cura di Silvia Peronaci, è il copione originario di un intenso laboratorio di vita filosofica tenutosi nel 2005 in Spagna, dove l’autore organizzò, come si legge nella "Premessa" alla presente edizione, il Primo Ritiro Internazionale di Filosofia Contemplativa. Se meditare in occidente è pratica ormai sfruttata per tenere in corsa quei clienti che la modernità mette a dura prova, prevenire lo stress stando alla finestra sembra però una proposta troppo comoda. Contemplare, tradizionalmente, rimanda all’idea dello spettatore disinteressato. Nella Filosofia Contemplativa di Ran Lahav, invece, volta a elevare il senso della nostra esistenza ordinaria, significa l’esatto contrario.
Questo "Manualetto", quasi un biglietto con le istruzioni scritte a penna per la casa che l’amico ci ha prestato, contiene quelle rare chiavi levigate che aprono bene. Pochi istanti e capiamo, con gradita meraviglia, che l’interno silenzioso dove siamo entrati non è una casa altrui ma il luogo da sempre ricercato, quello di cui siamo protagonisti indiscussi – la nostra stessa vita. Se, quando ne siamo messi alla porta, malediciamo il fatto di pensare, ora possiamo farci pace.
 «Contemplare è pensare a partire dal nostro silenzio interiore», premette l’autore. Pensare, cioè, non ha nulla a che vedere col caos e col tormento. Ran Lahav, in righe chiare e di agile lettura, non spiega semplicemente perché pensare sia un piacere ma illustra con precisione come farlo. La filosofia è «contemplativa», scrive, perché ci chiede di «aprirci» e di «ascoltare», di «rispondere dal centro del nostro essere», dalla sua «profondità».

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Roger Scruton, Comprendere la musica - Filosofia e interpretazione (Cantagalli, pagg. 360, Euro 22,00)

 

Roger Scruton prende in esame tutti gli aspetti relativi alla funzione che la musica svolge nella cultura fin dai tempi remoti in cui essa ha fatto la sua comparsa. La musica imita gli stati umani, o i gesti del corpo, o qualsiasi altra cosa che ha a che fare con l'uomo? o essa ha solo una valenza naturale e fisica completamente disarticolata dalla sua funzione di trasmettere sensazioni e impressioni attraverso un linguaggio non convenzionale? Nella musica si esprime metaforicamente, come nella poesia o nell'arte pittorica, uno stato d'animo o una percezione fisica o spirituale? La materia prima della musica è il suono, e la musica è un'arte del suono. Ci sono altre arti del suono, come la poesia (l'arte del suono fonetico) e l'arte del paesaggio sonoro (parte della progettazione di giardini e fontane). La poesia dipende da come è stato preventivamente organizzato il suono come linguaggio; le fontane dipendono dal rapporto tra il suono e il suo contesto fisico. La musica non fa affidamento né sull'ordine linguistico, né sul contesto fisico, ma sull'organizzazione e l'armonia che si percepisce nel suono stesso.

STORIA

 

Paolo Simoncelli,  Revisionismo. Breve seminario per discuterne (Cacucci, pagg. 140, Euro 15,00)

 

Un testo agile, denso, fondamentale per orientarsi sulla realtà e sulla leggenda di un “fantasma” che da pochi decenni agita le sentinelle dello “Storicamente corretto”. Correndo su e giù per la Storia (dalla Rivoluzione francese al Rinascimento, dalla pittura senese del Trecento a Galileo, dall’archeologia fino alle polemiche sulle interpretazioni del Nazismo e del Fascismo), Simoncelli – che è ordinario di Storia Moderna all’università “La Sapienza” di Roma – illustra quella che va intesa correttamente come la metodologia “revisionista” e che va a cozzare, periodicamente, contro il potere costituito (intellettuale, accademico, editoriale, politico) che tende a legittimarsi anche attraverso una lettura convenzionale e parziale della Storia.

                                                                     

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Franco Cardini, Il grande blu. Il Mediterraneo, mare di tesori. Avventure, sogni, commerci, battaglie (Florence Press, pagg. 208, Euro 15,00)

 

Franco Cardini, lo storico principe delle crociate, si cimenta in una rilettura storica e civile del Mediterraneo, il continente liquido di Braudel, le sue vicende umane, i conflitti etnici e religiosi, l'eterna lotta per il predominio, insomma una sintesi storica che si dipana tra i mille capitoli della sua rottura-unità che non conosce tregua da oltre seimila anni, fin dai tempi in cui i primi fragili vascelli piatti senza chiglia cominciarono a solcarlo. E lo fa con la consueta capacità di andare oltre la contrapposizione di Europa ed Asia fissata per la prima volta da Eschilo nei Persiani, per narrare un racconto di avventure, sogni, commerci e battaglie, da Sargon il Grande alle cosiddette primavere arabe: un mare di tesori dall'identità più meticcia e interdipendente di quanto comunemente si pensi.

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Reynald Secher, Il genocidio vandeano (Effedieffe, pagg. 382, Euro 16,40)

Le génocide franco-français: la Vendée-vengé viene pubblicato quando in Francia si stanno preparando le faraoniche celebrazioni per il secondo centenario della Rivoluzione, ed ha  lo scopo di far luce su uno dei capitoli più scabrosi e controversi della storia francese introducendo per la prima volta in Francia – e poi in Italia – la problematica “Vandea”, fino ad allora ignota. Quei 100.000 km quadrati, quelle 770 parrocchie insorte, quegli 800.000 abitanti ,“non hanno alcuna caratteristica distintiva comune”. Appartengono a province diverse, obbediscono ad abitudini diverse, non hanno avuto una storia comune. La rottura si consuma il 12 luglio 1790, con la proclamazione della Costituzione civile del clero, clero tenuto in grande stima dal popolo per la sua onestà ed il suo eroismo. La caduta di fiducia e il conseguente rifiuto di qualsiasi dialogo induce le autorità a degenerare in misure vessatorie, moleste, arbitrarie e talvolta violente. L’insurrezione scoppia nel marzo 1793, in occasione di una nuova massiccia coscrizione obbligatoria, urgente per la pressione esterna di austriaci e prussiani. In un brevissimo spazio di tempo e in modo spontaneo la Vandea insorta è in grado si schierare un’armata efficace non solo in azioni di guerriglia, ma anche di inquadrarsi in campo aperto; un esercito che per lungo tempo ha il sopravvento sull’armata rivoluzionaria dell’ovest, suscitando l’ammirazione dello stesso Napoleone. Ma alla fine la sproporzione delle forze in campo ne ha ragione e si consuma la disfatta. Eppure la Vandea vinta non è ancora “convertita”. Così, il 17 gennaio 1794, il Generale Tureau ordina la distruzione totale della regione al grido di “Libertà, fraternità, uguaglianza, o morte”. Percorsa dalle “colonne infernali” la Vandea conosce allora un terribile massacro, che durerà fino al 27 luglio 1794. Ci si trova di fronte al primo genocidio ideologico della storia.

 

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Giorgio Seccia, Gli innovatori delle tattiche tedesche nella Grande Guerra (Marvia, pagg. 149, Euro 15,00)

Nel corso della Prima Guerra mondiale, a dispetto dell'immagine convenzionale di comandanti ottusi, non mancarono, soprattutto nell'esercito tedesco dove migliore era la formazione intellettuale e culturale degli ufficiali, uomini che si adoperarono per proporre e attuare tattiche innovative che, seppure unicamente rivolte a ottenere la vittoria sul campo e non a rendere meno tragico il conflitto, potevano renderlo meno dissennato. Tali rivoluzioni tattiche rappresentarono una novità così importante nel monotono quadro della guerra, da costituire la base delle tattiche utilizzate dai tedeschi nel secondo conflitto mondiale. Questi ufficiali, messisi in luce nella ricerca di innovazioni tattiche, non ricoprirono incarichi di vertice e sono stati scarsamente ricordati nei libri di storia pur essendo stati gli artefici di importanti e fondamentali pagine della storia militare. Lossberg rinunciò alla difesa statica in favore di quella elastica. Hutier superò lo schema dell'attacco di massa srprendendo il nemico con l'assalto di piccole unità. Bruchmuller riorganizzò l'artiglieria trasformandola in una micidiale arma di battaglia, e Hoffmann riuscì a fondere la genialità militare con quella politica. Se poi il grado di eccellenza raggiunto non ha potuto far vincere la guerra alla Germania le cause della sconfitta vanno ricercate altrove.

 

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Saverio Mirijello, 1914-18. Parole dal fronte ( Attilio Fraccaro , pagg.  268 pagine, Euro 22,00)

 

Quali parole usavano i soldati italiani della Grande Guerra? Attraverso quali modi di dire esprimevano i loro pensieri e le loro emozioni? Il libro di  Saverio Mirijello  contiene i risultati di uno studio di tre anni sulla lingua italiana nata in trincea nel corso del Primo conflitto mondiale, riportando centinaia di esempi di nuovi vocaboli e locuzioni utilizzati dai combattenti, e comprende anche una speciale sezione dedicata ai "passatempo", i cosiddetti "giuochi di pazienza" pubblicati sui giornali di trincea, che introdussero attraverso il gioco molte espressioni e termini divenuti di uso abituale nella vita civile e giunti fino ai nostri giorni.

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Alessandra Cavaterra, La rivoluzione culturale di Giovanni Gentile - La nascita dell'Enciclopedia italiana (Cantagalli, pagg. 224, Euro. 15,00)

 

Quando Giovanni Gentile e Giovanni Treccani presentarono il progetto di una Enciclopedia italiana il governo fascista si avviava verso la costruzione di un sistema politico di tipo autoritario. La coincidenza ha fatto dire che l'opera sia stata fin dall'inizio condizionata dal regime. Ma le riflessioni dei promotori sulla natura della prima enciclopedia italiana impostata scientificamente, sul coinvolgimento dei collaboratori, sulle denominazioni delle sezioni disciplinari, sulla scelta delle voci dimostrano l'autonomia in cui l'Istituto creato per l'attuazione del progetto si mosse. Il risultato fu ed è un'opera riconosciuta a livello mondiale di grande autorevolezza oltreché riferimento obbligato nello studio della cultura italiana tra le due guerre.

 

 

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Ingo Petersson, I lupi della foresta  - Con i combattenti baltici per la libertà 1947-1950 (L’Assalto Edizioni, pagg. 240, Euro 26,00)   

 

Dopo la fine della II guerra mondiale la lotta nei paesi Baltici contro il sistema di occupazione sovietico fu cruenta e "totale". La volontà di annientamento del regime comunista si scontrò, in maniera particolarmente dura, contro le resistenze dei partigiani che, fino alla metà degli anni '50, opposero una forte e tenace resistenza, attraverso sabotaggi e attacchi mirati, ai reparti militari e di sicurezza sovietici. Ingo Petersson ci descrive con maestria e partecipazione, l'epopea dei Combattenti baltici per la libertà: civili che avevano abbandonato tutti i loro averi per andare a combattere nella foresta, Waffen SS delle divisioni lettoni, estoni e tedesche, e reduci delle formazioni di sicurezza e anti-partigiane. Tutti insieme, ancora una volta, per combattere l'invasore sovietico. Fatti d'arme ed episodi di cameratismo di singolare bellezza ci conducono dalla Germania occupata dagli Alleati ai boschi profondi della Lettonia dove uomini, che volevano restare liberi, sacrificarono la loro vita in nome di un ideale superiore. Questo libro è dedicato a loro, ai "Lupi della Foresta" che combatterono e morirono per la Libertà.

 

STORIA DELLE DESTRE

Giovanni Orsina (a cura di),  Storia delle destre nell'Italia repubblicana (Rubbettino, pagg. 285, Euro 18,00)

Per molti decenni il settore destro del sistema politico repubblicano è stato sostanzialmente ignorato dagli storici. Sia perché non era facile da studiare, sia perché gli studiosi erano più interessati ad analizzare quegli sforzi progressisti di trasformazione del paese rispetto ai quali la destra rappresentava soprattutto un elemento di freno, un ostacolo da superare. Anche per questo gli studi sulla vicenda politica repubblicana hanno in genere trattato la destra come un unico soggetto, un insieme indifferenziato le cui articolazioni interne erano o inesistenti o irrilevanti. Negli ultimi due decenni, sulla spinta delle trasformazioni politiche avviatesi in Italia all'inizio degli anni Novanta, questo quadro è mutato in profondità. La galassia delle destre nell'Italia repubblicana è stata esaminata in maniera più approfondita e si è rivelata molto più articolata di quanto non si pensasse, tanto da rendere impossibile parlare di "destra" - "destre" piuttosto, al plurale, molto differenti l'una dall'altra e anzi spesso duramente contrapposte l'una all'altra. Questo libro raccoglie saggi di alcuni fra i principali esponenti della nuova stagione di studi (Giuseppe Parlato analizza la posizione  del Msi,  Vera Capperucci prende in esame l'anima di destra della Democrazia cristiana, Gerardo Nicolosi  il percorso del Partito liberale, Lucia Bonfreschi indaga il fenomeno leghista, Giovanni Orsina ricostruisce l'impegno politico di Silvio Berlusconi, unitamente alla nascita, allo sviluppo e alle alterne fortune di Forza Italia).  Ne esce un’ampia ricostruzione che, con scritti agili e interpretativi accompagnati da un apparato bibliografico essenziale, dà conto di come fossero formate e di come siano evolute nel tempo le destre italiane dal 1945 a oggi.

                                                         

PERSONAGGI

Giovanni Ansaldo, Memorie ( 2 voll., Aragno, pagg  870,   Euro 50,00)

Le Memorie, cioè i diari di Ansaldo degli anni Venti integrati dalla sua corrispondenza con personalità del mondo politico e culturale del tempo, offrono una rappresentazione in presa diretta di un intero decennio visto attraverso la penna caustica e ironica, caricata di inchiostro all'acido prussico, di un osservatore incline allo scetticismo. Il dato psicologico e caratteriale di Ansaldo, quale emerge dai suoi diari, spiega la natura e i limiti del suo antifascismo (che, pure, gli costò il carcere e il confino) ma anche quelli della sua successiva adesione al fascismo e, perché no?, del suo innamoramento per De Gasperi nel quale finì di vedere una sorta di reincarnazione di Giolitti. Il conservatorismo di Ansaldo, venato dal disincanto e dal pessimismo di uno spirito volterriano, è la chiave di lettura della sua vita e dei suoi passaggi di campo. Prefazione di Giuseppe Marcenaro.

 

 

RELIGIONI

 

Maurizio Bettini, Elogio del politeismo. Quello che possiamo imparare oggi dalle religioni antiche, (Il Mulino, pagg. 155, Euro 12,00)

 

Duemila anni di monoteismo ci hanno abituato a ritenere che Dio non possa essere se non unico, esclusivo, vero. Al contrario, il politeismo antico prevedeva la possibilità di far corrispondere fra loro dèi e dèe appartenenti a culture diverse (la greca Artemis alla romana Diana, l'egizia Isis alla greca Athena), ovvero di accogliere nel proprio pantheon divinità straniere. Questa disposizione all'apertura ha fatto sì che il mondo antico non abbia conosciuto quella violenza a carattere religioso che invece ha insanguinato, e spesso ancora insanguina, le culture monoteiste. È possibile attingere oggi alle risorse del politeismo per rendere più agevoli e sereni i rapporti fra le varie religioni?

 

 

TESTIMONIANZE

 

Blaine Harden, Fuga dal Campo 14 (Codice, pagg. 290, Euro 16,90)

 

Shin Dong-hyuk è l'unico uomo nato in un campo di prigionia della Corea del Nord ad essere riuscito a scappare. La sua fuga e il libro che la racconta sono diventati un caso internazionale, che ha convinto le Nazioni Unite a costituire una commissione d'indagine sui campi di prigionia nordcoreani. Il Campo 14 è grande quanto Los Angeles, ed è visibile su Google Maps: eppure resta invisibile agli occhi del mondo. Il crimine che Shin ha commesso è avere uno zio che negli anni cinquanta fuggì in Corea del Sud; nasce quindi nel 1982 dietro il filo spinato del campo, dove la sua famiglia è stata rinchiusa da decenni. Non sa che esiste il mondo esterno, ed è a tutti gli effetti uno schiavo. Solo a ventitré anni riuscirà a fuggire, grazie all'aiuto di un compagno che tenterà la fuga con lui, e ad arrivare a piedi e con vestiti di fortuna in Cina, e da lì in America. Questa è la sua storia.

 

 

FUMETTI

Roberto Alfatti Appetiti, I fumetti che hanno fatto l’Italia (Giubilei Regnani Editore, pagg.  170 pagine, Euro 14,.00)

Hanno incendiato le anime, condizionato il costume e annunciato rivoluzioni. Altro che armi di distrazione di massa, i fumetti hanno fatto la nostra storia accompagnando i mutamenti della società. Dagli eroi in camicia nera al fumetto erotico, primaria fonte di alfabetizzazione sessuale dei giovani italiani, dagli impresentabili personaggi col kappa, sessantottini ante litteram, ai bad boys di Pazienza, le nuvole parlanti hanno interpretato il Novecento più efficacemente di tanti saggi dal retrogusto pedagogico. Che si trattasse di Topolino, acclamato divo a stelle e strisce, o del topo di fogna di Jack Marchal, i fumetti sono stati a lungo osteggiati dalla critica militante e dai sacerdoti delle ideologie ma ora concorrono persino a prestigiosi premi letterari mentre i supereroi trionfano sul grande schermo. Valeva la pena, tuttavia, che la nona arte rinunciasse al gusto della provocazione per entrare nel salotto buono della cultura? Se amate coltivare dubbi, questo libro ha qualcosa da dirvi.

 

ARCHITETTURA

 

Silvia Bignami e  Paolo Rusconi (a cura di), Gli Anni Trenta a Milano (Mimesis, pagg. 251, Euro 22,00)

Questo volume raccoglie una serie di contributi scritti in tempi e con cadenze diverse su alcuni aspetti dell'arte italiana negli anni trenta. Sono presentate le questioni dell'arte pubblica come fonte di sostentamento per gli artisti, la delicata materia delle scelte iconografiche e tematiche conformi alle direttive della committenza di regime, le inedite sperimentazioni del fotomontaggio nei periodici illustrati e le nuove modalità di presentazione dell'arte moderna al pubblico italiano, sullo sfondo della prima comunicazione di massa vera e propria, che comincia ad affermarsi anche in Italia. Complementari, inoltre, a una riflessione più generale sul sistema delle arti in Italia negli anni del regime sono i contributi relativi al collezionismo e al circuito delle gallerie d'arte milanesi, alle fortune critiche di alcuni artisti e alle nuove iconografie urbane praticate dalle giovani generazioni in confronto diretto con l'arte europea. Topografia e paesaggio delle loro "flânerie" si intrecciano ai percorsi delle nuove architetture, raccontate attraverso un itinerario nella Milano razionalista. 

 

SPORT

 

Nicola Lovecchio e Gianfranco Ronchi, Bellezza, gratuità, cameratismo. Professionisti e dilettanti: la sfida iniziale nel fare sport (Ares, pagg. 144, Euro 15,00)

Come è possibile coinvolgere in un unico libro autori come il calciatore di A Luca Rossettini, il campione di rugby Marco Platania e il nazionale di pallanuoto Alex Giorgetti, con Papa Francesco (sua l’espressione «cameratismo», nel senso pieno, non italianizzato del termine) e il suo predecessore Benedetto XVI?
Basta chiedere  loro di parlare di Sport: di quella molteplice attività umana che più di ogni altra appassiona e unisce gente di ogni età e che più di ogni altra si offre come occasione importante nella formazione di ogni persona nel delicato passaggio da bambino ad adolescente fino all’età adulta. Due allenatori amici, Nicola Lovecchio e Gianfranco Ronchi, entrambi anche genitori, dopo
Bellezza, ascesi, utilità. La sfida educativa nello sport (Edizioni Ares 2008, costruito intorno agli insegnamenti di Giovanni Paolo II, il papa sportivo), rilanciano con questo secondo volume Bellezza, gratuità, cameratismo. Professionisti e dilettanti: la sfida iniziale nel fare sport una ulteriore  occasione di incontro con diverse figure di educatori e di campioni dello sport per mettere a fuoco, da più angolature possibili,  le sorprendenti potenzialità valoriali insite in ogni forma di attività sportiva. In queste pagine emerge in modo stupefacente come lo sport – luogo formativo privilegiato del «puoi», del «prova», più che del «devi» – porti chi lo vive da protagonista, vuoi insegnandolo agli altri vuoi praticandolo direttamente, a un confronto serrato con la verità di sé stesso.
Il libro non è riconducibile a un manuale di nozioni e soluzioni. In questo connubio inedito di magistero e di testimonianza vissuta si offre, infatti, a tutte le figure di educatori  allenatori, istruttori, dirigenti, ma anche genitori, insegnanti, responsabili di centri ricreativi – come uno strumento unico e veramente originale per affrontare le situazioni di esperienza formativa concreta: quelle che si incontrano sul campo, in palestra, negli spogliatoi, ma anche (e soprattutto) in famiglia o nei saloni degli oratori. Un sostegno particolarmente efficace in questo nostro tempo in cui risulta difficile per gli adulti  entrare in rapporto con i giovani, spesso definiti i nativi digitali, sempre più incapaci di fare i conti con la realtà concreta della vita  e quindi più a rischio nel loro  percorso di crescita umana.

 

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