La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

Perché Gasparri se la prende con la Meloni? Perché gli italiani hanno smesso di votare?

di Vincenzo Pacifici

Perché Gasparri se la prende con la Meloni? Perché gli italiani hanno smesso di votare?

Gasparri e Meloni

Difficile capire e soprattutto sottoscrivere le recenti prese di posizione di Maurio Gasparri. Il 58enne (a luglio) romano dagli esordi, dalla militanza e dalla guida del missino “Fronte della Gioventù”, all’ombra e sotto la guida di Gianfranco Fini, è stato – in barba a qualsiasi rinnovamento – per 5 legislature alla Camera e da 2 siede nel morituro (?) Senato. Da colonnello con Fini è passato, dopo l’affossamento di AN, di cui è uno dei maggiori responsabili, agli ordini di Berlusconi con il grado, forse, di sergente.

  In questi giorni ha appuntato i suoi strali, non di rado spuntati, sulla povera Meloni, già censurata da quella campionessa di simpatia, che risponde al nome di DanielaGarnero, detta SantanchéNel ricordare di alcuni giovani, privi di potere o capaci di provocare danni gravissimi (la Gelmini), sostiene che alcuni di essi, “come la Meloni, si sono montati la testa”. La deputata romana ha il pregio per i militanti di destra ed il difetto per l’ex camerata di non essersi asservita, di non essersi annullata. Sempre al giudizio dei fedeli, però, ha compiuto l’errore continuato di essersi emancipata poco e soprattutto in forma debole.

  Evitiamo almeno per un giorno di raccogliere le voci, le chiacchere e rivisitazioni più o meno bislacche delle liaisons dangereuses per l’Italia e per gli italiani tra i due “statisti” , benedette e patrocinate dal tessitore, ancora per poco tempo al Quirinale, e le investiture, come era ovvio e scontato, solo farlocche,  e ripercorriamo un articolo ed una nota, che riguardano strettamente la nostra area politica, che dovrebbe sul tema riflettere in modo maturo.  

  Non è affatto sostenibile, come fa Feltri, che la gente voti in percentuali sempre più ridotte, perché “il sistema istituzionale è stato concepito, progettato e realizzato per essere immutabile. Ciò era senza dubbio vero nell’arco della Prima Repubblica, in cui il PCI e la DC, fingendo ostilità, si appoggiavano reciprocamente sulla base di quella Carta costituzionale, elaborata in quasi assoluta sintonia. Le cose sarebbero dovute cambiare con l’avvento della Seconda Repubblica con le leggi elettorali nuove e con le norme sulla designazione diretta dei primi magistrati degli enti locali. Il risultato è stato invece pessimo ed ha generato il crescente e dilagante disprezzo della politica, perché Berlusconi e non solo lui hanno selezionato un personale amministrativo non solo scadente ma addirittura mortificante. Altrettanto opinabile è l’opinione secondo cui “il duraturo successo del PCI dipese dall’abilità dei suoi leader nel cavalcare lo scontento dell’epoca e nel promettere (abbindolando gli ingenui) il paradiso socialista dell’eguaglianza e dell’ equità”. In realtà – e tutti gliultracinquantenni lo rammentano perfettamente – l’attivismo rosso fu agevolato dagli errori contingenti o proiettati nel futuro della DC, egemonizzata dalle correnti di sinistra, occhieggianti da sempre verso il PCI. Anche il passaggio sul tormentone del momento, Salvini, è ampiamente discutibile, dal momento che la sua debolezza non nasce - come è opinione di Feltri – da un mancato dissodamento e da una mancata semina ma dalla pluridecennale aspra e velenosa predicazione della Lega contro il Sud, difficile da dimenticare. D’altra parte senza quegli attacchi, senza quella esplicita discriminazione la Lega si priverebbe, annullandosi, della propria ragione sociale.

  Assolutamente accettabile è invece l’analisi di Veneziani, secondo il quale “oggi si va a votare l’istrione di turno[…] Sbuca, spopola in tv, ma poi l’incantesimo quanto dura? Il tempo per dimostrare che da solo non basta, che le parole non bastano, checum battute non si governano li stati … “.

  Un consiglio già più volte dato, oggi è da ripetere con le parole del giornalista – scrittore pugliese, indirizzato alla Meloni e a Storace, se e quando si deciderà a rianimare il suo movimento, “c’è bisogno di qualcosa che indichi una provenienza storica, un’idea di riferimento, un curriculum, un gruppo dirigente e un disegno per il futuro. Se una tendenza cresce in tutta Europa è quella che premia i movimenti sovranisti e nazional – europei”. “Nazional – europei” sia chiaro e non padani o secessionisti.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Alessandro il 28/11/2014 17:18:39

    Tra i vari politicanti di quarta fila Meloni,Gasparri,LaRussa.... c'è un solo politico e Leader per la Destra degno di questo nome ed è Gianfranco Fini! Una spanna sopra tutti!!

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