Editoriale

Elezioni. Il voto è diventato una moneta preziosa inspendibile per mancanza di generi da acquistare

Il crollo dell'affluenza alle urne è la malattia, non più il sintomo, della politica in generale e del fallimento di Renzi in particolare. Per non parlare di Berlusconi

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

on si può far finta di niente. Le elezioni in due regioni profondamente diverse, non solo per collocazione geografica, ma anche per storia e vocazione, hanno dato un risultato significativo: al di là del fatto che qualcuno, in questo caso i due candidati del Pd, abbiano conquistato la guida delle due regioni, non ha vinto nessuno, anzi meglio hanno perso tutti.

Vi ricordate l'assurda liturgia rivendicativa per cui dopo ogni passaggio nelle urne ognuno andava in televisione a dire che aveva vinto? Oggi tutti dovrebbero affacciarsi al piccolo schermo e dichiarare, tutti nessuno escluso: abbiamo perso.

Ha perso in maniera definitiva e inequivocabile la politica e dunque ha perso Renzi che la politica del paese sta guidando da diversi mesi. E Renzi ha perso due volte perché un'affluenza alle urne inferiore al 40% in Emilia, zoccolo duro del Pd, senza se e senza ma, è una sconfitta gravissima epocale non solo della politica in generale, ma di quella del Pd in generale è di Renzi in particolare che evidentemente non riesce ad avere il vero consenso della "sua" base.

Se i cittadini non vanno più a votare e non ci vanno in una percentuale che supera il 60% dell'elettorato attivo, significa che più della metà degli elettori non crede nello strumento che la democrazia gli mette a disposizione, il voto.

Significa che quel voto non può essere speso in maniera proficua, e allora meglio tenerlo sotto il materasso in attesa di tempi migliori, o forse peggio con la rassegnazione di chi sa di avere un tesoro solo virtuale, inspendibile, per mancanza di generi da acquistare. Che te ne fai di una cassetta d'oro zecchino se sei perduto nel deserto senza niente e nessuno da cui comprare l'acqua che ti serve per sopravvivere? gli italiani nei confronti della democrazia ormai si sentono ricchi di un inutile tesoro.

Ha perso in maniera rovinosa, ma non inattesa, Berlusconi addirittura doppiato dalla Lega di Salvini (che è l'unico a poter vantare una seppur minima soddisfazione, ma ha intelligentemente detto che il calo dedell'affluenza inezia il suo successo epone un problema non trascurabile che neppure lui è riuscito a superare). Forza Italia alla prima vera prova delle urne dopo lo sciagurato, equivoco e sconclusionato "patto del Nazareno" paga lo scontento degli elettori che non si sentono più rappresentati né da Barlusconi né dal partito.

Si rimane fedeli ad un partito e ad un leader che, battuto alle elezioni, si dia a fare una legittima, intelligente, e costruttiva opposizione. Si rimane fedeli e grati ad un lader che, colpito ingiustamente anzi perseguitato dalla magistratura, viene messo fuori dai giochi rendendolo politicamente "morto" se questi accetta di fare un passo indietro coltivando la crescita del partito e la tutela del suo elettorato per interposta persona, che poi, vista l'età di Berlusconi, diventerebbe suo erede.

E invece no, che ha fatto Berlusconi dal 2013, quando ha perso le elezioni? Ha disintegrato il partito prima accettando le larghe intese, che potevano essere anche accettabili in una logica di governabilità per un bene superiore, quello del paese, se non le avesse poi abbandonate per un capriccio (tutto strumentale)  senza rendersi conto che una parte dei suoi, affezionatissima alle poltrone che lui gli aveva fatto avere, lo avrebbero mollato per mantenere il posto al sole. E infatti ecco la la scissione di NCD.

Non pago della separazione e soprattutto non edotto dalla lezione impartitagli dai suoi ex de fedelissimi, Berlusconi non prova neppure a fare un'esame di coscienza riflettendo sulla propria infelicità di scelta soprattutto di sodali e compagni di strada. Continua a pensare che intorno a lui occorrano pensone fedeli oltre ogni ragionevole dubbio, non importa che siano impresentabili, sciocchi, profittatori, poco colti, impolitici, ecc.: tutto il peggio che vi possa venire in mente dal punto di vista politico. Lui vuole degli yes men cioè quelle persone capaci solo di eseguire senza pensare, né consigliare per il meglio, né rinnovare. Perché Berlusconi il rinnovamento, l'intelligenza politica, la cultura del ben governare, la critica costruttiva non le vuole.

E allora cosa vuole? Purtroppo vuole pensare solo a se stesso, e probabilmente alle proprie aziende come dimostra la sciagurata politica adottata in questi mesi di fronte alla gestione Renzi del Governo. Berlusconi, cui Renzi piace e tanto, avrebbe potuto legittimamente fare con l'ex sindaco di Firenze un patto di governo riproponendo vere larghe intese. Si sarebbe trattato di reimpostare un po' di poltrone togliendole a Ncd e provare a governare insieme per il bene del paese facendo quelle riforme necessarie sapendo che comunque il termine poteva essere il 2018.

Renzi non ha voluto? Allora si fa un'opposizione vera, dura, senza sconti e si costruisce la possibilità di vincere domani. E invece no, arriva il patto del nazareno di cui si sa, non si sa, si vocifera, si spettegola.

Morale della favola, gli italiani hanno vissuto queste scelte come una sorta di corsa sul posto di un leader azzoppato giudiziariamente che tiene in caldo il proprio ruolo in attesa di tornare alla piena agibilità politica. Peccato che questa corsa sul posto di Berlusconi ci stia costando una politica renziana senza opposizione cioè senza controllo, cioè quasi una dittatura, che in regime democratico è quanto di peggio possa capitare, perché il dittatore in una democrazia fa danni senza risponderne al contrario di quello in un. Modello di stato totalitario (storia docet ). Naturalmente il tutto in una condizione di malessere economico che sfiora il disastro, insieme alla continua, assillante e soffocante pressione fiscale che fingono di allentare da una parte per inasprirla tre volte di più da un'altra.

Insultando il buon senso, la logica e i numeri Renzi ha avuto il coraggio, proprio come i vecchi partiti delle ere democristiane, di esultare per la vittoria in Emilia e in Calabria, e peggio ancora di dichiarare non significativa la scarsa affluenza alle urne, perché la vittoria è merito suo, la disaffezione dal voto è colpa della vecchia politica!

Niente di nuovo, Renzi si assume solo la paternità dei figli belli; quelli brutti, delinquenti, e maleducati sono figli della moglie,  sembra la gag di uno Zelig qualunque, ma è la triste realtà.

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