L’altra metà del genio

Charlotte Robespierre, la sorella che non capì niente della rivoluzione

estarda, intrigante, impicciona seguì i fratelli Maximilien e Augustin rendendo loro la vita difficile, ma in cambio ebbe salva la vita

di Francesca Allegri

Charlotte Robespierre, la sorella che non capì niente della rivoluzione

Charlotte Robespierre era nata per divenire un personaggio secondario in un romanzo stile Jane Austen e si trovò, suo malgrado, a vivere una tragedia di stampo greco. La sua poteva essere la vita di una fanciulla di buona famiglia, non molto ricca e con due fratelli da accudire; fra chiacchere in salotti polverosi e ricami al tombolo nella provincia profonda, ma non fu così, la sua vita prese un andamento del tutto diverso e assai più drammatico.

Drammatici, ma  purtroppo piuttosto comuni furono anche i suoi primi anni. Seconda di quattro fratelli: il primo Maximilien poi, dopo di lei, Augustin e anche una sorella, Henriette, che morirà giovanissima. Rimangono presto orfani di madre, che muore di parto come anche l’ultimo piccolo; dicevamo tragedia, ma tragedia comune all’epoca.

Il padre forse sconvolto e incapace di reagire alla morte della moglie, affida i figli maschi ai suoceri, i Carraut, che erano birrai, mentre le due ragazze alle sorelle: due signorine per l’epoca abbastanza invecchiate. 

Era avvocato e il suo studio era piuttosto avviato, ma si allontanerà dalla città natale di Arras e non vi farà ritorno che poche e sporadiche volte, finché a un certo punto di lui si perderanno completamente le tracce. Tuttavia ai ragazzi, che durante l’infanzia si vedono solo la domenica per il pranzo festivo, viene impartita una buona educazione; Maximilien e più tardi Augustin nel collegio Luis-le-Grand di Parigi, dove il primo si distinguerà come uno dei migliori allievi, mentre il minore non uscirà dalla mediocrità.

Le ragazze, invece, vengono affidate ad un convento di Tournay che all’epoca era un Collegio per Signorine; qui imparano quello che si credeva fosse necessario per ragazze destinate presto ad ammogliarsi: un po’ di lingua e letteratura, economia domestica, ricamo e tombolo. Non sono per Charlotte anni felici, in collegio muore l’amata sorella e vede rarissimamente i fratelli ai quali si sente molto legata. Ma sono situazioni piuttosto comuni e comunque transitorie: i fratelli si laureeranno e la famiglia potrà riunirsi di nuovo.

E così avviene. Maximilien prende una casa ad Arras, una volta avvocato, insieme alla sorella e poi anche ad Augustin  e comincia a praticare la professione. Sono gli anni più appaganti per la ragazza, quelli che nei suoi Memoires,  ricorda velocemente, ma con tenerezza: il fratello, sebbene poco interessato al danaro, per come lei ce lo descrive, comincia a farsi strada, è ammirato e apprezzato, entra nei circoli letterari cittadini, scrive, chi potrebbe crederlo?, poesie sulle rose e si mostra interessato al suo benessere.  Quando scriverà le sue Memorie, Charlotte lo farà, vedremo in seguito, soprattutto con l’intento di riabilitare la memoria dei fratelli, ma in realtà, come spesso accade, ci parla di sé.

Descrive Maximilien come generoso, sorridente e distratto, fino a versare la minestra sulla tovaglia e non nel piatto, ben lontano dalla figura fredda, rigida, distante  che l’iconografia più tardi rappresenterà. Nascerà la leggenda che non avesse mai riso, ma Charlotte invece racconta che era spesso allegro e sereno, amava gli animali, soprattutto gli uccellini e rimproverava i fratelli perché secondo lui se ne prendevano scarsa cura.

Era  veramente così l’Incorruttibile? È la sorella che lo vede così, velata dall’affetto? Oppure questo è il ritratto che vuol rimandare ai posteri? Non possiamo saperlo. Quando parlavamo dei romanzi della Austen, alludevamo proprio a questo periodo: la capitale è distante, la vita scorre tranquilla sempre sui medesimi binari, l’agiatezza è lontana, ma anche la povertà, la vita si limita a una piccola società  di provincia.

Poi la rivoluzione, la Grande Rivoluzione, naturalmente, che porta al ribaltamento delle loro vite. Robespierre è nominato rappresentante del Terzo Stato, apparteneva infatti alla nobiltà di toga, all’Assemblea Costituente e se ne va a Parigi nel 1789, lasciando per il momento la sorella ad Arras. Sorella inquieta, tuttavia, desiderosa di raggiungerlo, certo per prendersene cura come è abituata a fare da quando vivono insieme, ma crediamo anche spinta dal desiderio di fare il grande salto: da piccola signorina di provincia a sorella di un deputato nella metropoli. Chi non crebbe desiderato questo cambiamento?

Charlotte, parla molto poco della figura politica dei suoi fratelli e molto delle loro beghe personali, che evidentemente la coinvolgono assai di più. Ammira Maximilien, ma non riesce certamente a comprendere i suoi ideali, la sua filosofia; e dal suo libro ciò emerge chiaramente. La Robespierre  appare come una donna certo non sciocca, probabilmente dotata di una certa dignità, ma che non riesce ad andare oltre il suo piccolo orizzonte familiare, e, diciamolo, anche piuttosto gelosa e intrigante.

I primi guai si hanno con la famiglia Duplay. Charlotte era arrivata a Parigi il 26 settembre 1792 e si era stabilita presso i Duplay con i quali da tempo conviveva Maximilien al quale avevano affittato una stanza. L’incontro fra Maximilien e il Signor Duplay era avvenuto del tutto casualmente e Maximilien,  andato a casa loro con l’intento di rimanervi poco tempo, vi si stabilì invece definitivamente. Ma la soluzione non era di gusto di Charlotte, voleva una casa sua e voleva contare nella vita dei fratelli, soprattutto del maggiore.

Allora la guerra, la guerra con i Duplay; in casa riesce a farsi amica solo una sorella, degli altri dice e scrive peste e corna. Sono dei profittatori, hanno accolto Maximilien solo perché, vantandosi di avere in casa l’Incorruttibile, possono ottenere pane bianco, carne buona e tutto ciò che invece era razionato. C’era un legame amoroso fra Maximilien e una delle sorelle Duplay? A dire di Charlotte no. Erano i genitori che lo avrebbero voluto come genero, ma tanto poco la cosa importava a Maximilien che addirittura un giorno di punto in bianco chiese ad Augustin se voleva sposare la Signorina Duplay e questo rispose con pochissime parole: “ Neanche per sogno!” E la cosa finì lì.

Charlotte tanto dice e tanto fa che riesce a portare via il fratello; andarono quindi ad abitare insieme in Rue Sant Florentin,  ma Madame Duplay riuscì a riportarselo a casa quando Maximilien ebbe una piccola indisposizione. Apriti cielo, lotte e guerre, alla fine il Poveretto, che in quel periodo faceva cadere molte teste, ma che temeva di perdere la salute della sua se non fosse finito quell’inferno, chiede ad Augustin di condurre la sorella nel sud quando questi parte in missione presso le truppe. E Augustin, forse obtorto collo, se la porta dietro; all’inizio rose e fiori, ma l’idillio dura poco. Dal loro viaggio Charlotte non raccoglie alcuna implicazione politica, si lamenta solo dei disagi che subisce durante la strada  e dei pericoli che corrono a causa delle truppe controrivoluzionarie che incontrano nel cammino.

Ma evidentemente la ragazza era incorreggibile nel suo desiderio di occuparsi della vita, soprattutto amorosa, dei fratelli; in questo caso il bersaglio è madame Ricord la moglie di un militare che li accompagnava nella spedizione. Questa, come comprendiamo dalle sue Memorie, era chiaramente l’amante di Augustin, ma se il giudizio morale su tale comportamento può non essere positivo ciò non  scusa affatto il comportamento di Charlotte che non aveva alcun diritto di occuparsi della vita privata di un fratello ancorché minore di età; erano tutti ampiamente maggiorenti e ognuno doveva e poteva decidere per sé.

Tuttavia quello che sembra ancor più grave e che colpisce a fondo, è la sua totale mancanza di interesse per il dramma storico che le sta capitando intorno. Nessun accenno agli ideali dei fratelli, nessun accenno al terrore, pochissimi gli accenni ad altri personaggi dell’epoca. Una delle poche eccezioni è Fouché con il quale per qualche tempo si parlò di matrimonio, poi sfumato,  anche se gli storici sembrano scettici su questa storia.

Charlotte era arrivata a Parigi quando Fouché si era sposato da dieci giorni e quindi non poteva concepire il progetto di sposarla. Questa l’obiezione. Ma non si tiene conto del divorzio e che, sposare la sorella di Robespierre in quel momento poteva essere un aiuto non piccolo per l’ambiziosa carriera che Fouché si proponeva di fare, e che poi fece. Charlotte giustamente riflette sul fatto che è stata una fortuna che il fidanzamento non sia andato in porto. Cosa sarebbe successo di Lei se invece il matrimonio si fosse fatto?

Ma, per tornare al viaggio con Augustin, questo terminò in modo burrascoso. A questo punto il racconto di Charlotte, se non fosse tragico, sarebbe ridicolo. Le due donne, la sorella e l’amante, litigano per una passeggiata in carrozza, e veramente ci troviamo di fronte ad una di quelle tempeste in un bicchiere d’acqua così magistralmente descritte nei romanzi della Austen. Maximilien aveva raccomandato alle due donne di non uscire in carrozza, non si doveva dare l’impressione che la sorella dell’Incorruttibile fosse in qualche modo una privilegiata. Ma la perfida, a dire di Charlotte, Madame Ricord la induce con un ingannevole equivoco a  uscire appunto con un calesse.

Apriti cielo Augustin e Charlotte litigano a morte e Augustin, che le nega il saluto, la rimanda, pensiamo con comprensibile sollievo, dal fratello a Parigi con una lettera che suona così: Mia sorella non ha una sola goccia del nostro sangue nelle vene. Ho saputo e visto tante cose fino a vederla come la nostra più grande nemica. E, senza sospettarlo, le sta salvando la vita, saranno testimonianze come questa che la aiuteranno ad uscire di galera dopo la morte dei fratelli.

Comunque torna a Parigi e Maximilien la spedisce ad Arras, supponiamo con la speranza di essersela levata di torno definitivamente. Alcuni nemici politici più tardi sostennero addirittura che avesse pensato di farla ghigliottinare, ma sono illazioni del tutto destituite di fondamento. In fondo i tre fratelli si amavano e avevano molti ricordi in comune, gli orfani tendono a unirsi molto più strettamente dei fratelli che sono cresciuti con i genitori. Probabilmente sia Maximilien sia Augustin la trovavano francamente insopportabile, come accede molto spesso anche ai fratelli più affezionati. A chi non è mai successo, a quello spetta di lanciare la prima pietra! E poi effettivamente Charlotte era irriducibile.

Rimane pochissimo ad Arras e  torna a Parigi, forse sperando di fare la pace. In poco tempo cambia due sistemazioni e infine si trova in casa della Signorina Marie Josephine Bruyere originaria della Piccardia; non sappiamo come le due si fossero conosciute, sta di fatto che qui la coglie il 9 Termidoro. Sembra impossibile che in quelle ore concitate, stando tutto sommato a poca distanza dai fratelli, non ne abbia saputo nulla. Ma di questo pochissimi accenni, afferma solo che quando seppe che erano stati arrestati si precipitò a cercare di vederli e a tutti chiese e tutti pregò, ma non le fu nemmeno possibile salutarli per l’ultima volta.

Crederci? Non ci sono prove né favorevoli né contrarie; certo è che la loro morte fu per lei la tragedia di tutta la vita, specialmente perché non era riuscita riconciliarsi e di questo si rammarica ancora a trenta anni di distanza, noi crediamo sinceramente.

E dopo? Dopo la fine di Maximilien e di Augustin fu arrestata e rilasciata dopo pochi giorni risultando, giustamente, estranea a tutte le azioni politiche dei fratelli. Poi vivrà oscuramente e poveramente, ma non in miseria, riuscì infatti ad ottenere una pensione, all’inizio nemmeno troppo piccola da Napoleone: era stata buona conoscente, anche se non amica in senso stretto, di Josephine Beauharnais e Napoleone l’aveva conosciuta quando era un tenente di belle speranze nel sud della Francia. Poi la pensione, se pure decurtata, gli fu mantenuta anche con i governi della Restaurazione.

Perché? C’è chi ipotizza che per qualche motivo abbia conosciuto un segreto molto compromettente: dove era andato finire il Delfino futuro possibile Luigi XVII? Se Charlotte lo avesse appreso dai fratelli le sue rivelazioni sarebbero state assai imbarazzanti sia per Luigi XVIII sia per Carlo X: il Delfino vivo significava che il loro potere era illegittimo. Ma questa è fantastoria, alla quale c’è da dare il credito che merita. Togliere di mezzo una vecchia signorina alla quale nessun pensava più non sarebbe stata certo impresa delle più ardue.

Alla fine della vita, però, un nuovo incontro le procurò le ultime gioie. Albert Laponneraye  era un giovane rivoluzionario, ammiratore di Maximilien Robespierre, che la conobbe e la indusse a scrivere Memorie sui miei fratelli, e su quell’opera intervenne pesantemente. Ma il loro incontro non si limitò ad una fredda collaborazione, i due  ebbero profondo affetto, Charlotte lo chiamava mon énfant, bambino mio, e lo andava a trovare nei suoi frequenti soggiorni in carcere per motivi politici. Lui la vedeva come una donna importante, una protagonista di una storia gloriosa purtroppo passata. Quando fu in punto di morte Laponneraye era in carcere, ma Charlotte fu assistita fino all’ultimo da sua sorella, che per scrupolo di coscienza negli ultimi momenti le chiamò un prete. In un soprassalto di dignità Charlotte gentilmente lo rifiutò: Per tutta la vita ho praticato la virtù, muoio con la coscienza pura e tranquilla.

Lasciò pochissimo: qualche abito, un po’ di biancheria, i ritratti dei fratelli e, particolare tenerissimo, qualche posata d’argento con le iniziali della famiglia. Dei rivoluzionari Robespierre rimase, così, qualche posata d’argento, simbolo di rispettabilità provinciale e borghese, forse metafora di un fallimento come i relitti di un naufragio sopra una spiaggia deserta.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.