Adattamento di One man two gunors

Un grande ritorno alla Pergola, il Servo per due di Pierfrancesco Favino

Punto di forza è il perfetto equilibrio tra “improvvisazione” che in realtà è mestiere sapientissimo e accuratamente calibrato e un meccanismo perfetto, in cui ogni cosa scatta al momento giusto

di Domenico Del Nero

Un grande ritorno alla Pergola, il Servo per due di Pierfrancesco Favino

Una scena da Servo per Due

Riproporre ad appena un anno di distanza uno spettacolo sullo stesso palcoscenico può sembrare un azzardo e spesso in effetti è così.   Ma Pierfrancesco Favino è stato un eccellente … servitore di due spettacoli :   Servo per Due, adattamento di One man two gunors  di Richard Bean, a sua volta liberamente tratto da Arlecchino servitore di due padroni  Di Carlo Goldoni, sta furoreggiando sul proscenio fiorentino della  Pergola esattamente come un anno fa, con lo stesso entusiasmo e successo di pubblico.

Un Goldoni rivisto in salsa “british” e con condimento felliniano:  un esperimento quantomeno azzardato che si rivela un’idea decisamente vincente.  “Tre anni fa Richard Bean aveva pensato a un primo adattamento dal testo di Goldoni Il servitore di due padroni e noi abbiamo riadattato la storia negli anni ’30 a Rimini ,trasportando la tipica comicità inglese nel nostro mondo e trovando nuova linfa dall’adattamento (…) Pierfrancesco Favino ed io eravamo consapevoli che sarebbe stata una vera sfida coinvolgere il maggior numero di attori e attrici del nostro gruppo, ma quando il pubblico afferma con convinzione  …. “  Così Paolo Sassanelli,  regista dello spettacolo insieme a Favino. Il testo di Bean, oltre che dai due registi, è stato tradotto e adattato da Marit Nissen e Simonetta Solder.

L’adattamento inglese trasportava il pubblico negli anni sessanta, a Brighton, in un periodo in cui la cultura inglese e lo stile di vita inglese  significavano Beatles, moda, Carnaby Street;  quello italiano con un audace balzo temporale  ci catapulta nell’Italia degli anni Trenta,  in pieno  governo fascista evocato però con mano piuttosto leggera e con la canzonetta italiana che furoreggia grazie al Trio Lescano e non solo. Un’operazione davvero “amarcord”  - non per nulla c’è spazio anche per Fellini -  certo non impegnata (grazie al cielo) ma godibile e divertente, grazie anche allo straordinario complesso  Musica da Ripostiglio, composto da quattro musici tanto abili quanto simpatici, che hanno curato anche l’arrangiamento delle canzoni.

Punto di forza di Servo per due  è il perfetto equilibrio tra “improvvisazione” che in realtà è mestiere sapientissimo  e accuratamente calibrato  e un meccanismo perfetto, in cui ogni cosa scatta al momento giusto. Varietà, musical, teatro di prosa, cabaret e persino vecchie comiche stile torte in faccia;  tutto confluisce in un “gioco”  spericolato che però non si inceppa e non delude mai e il cui primo artefice è senz’altro  Pierfrancesco Favino, un moderno Arlecchino di nome Pippo che, come il suo antenato  goldoniano, si barcamena per esigenze … di stomaco vuoto  tra due padroni, che poi altro non sono che due sgangherati malviventi, Ludovico e Rocco. Quest’ultimo  in realtà è la sua “gemella” Rachele, per di più fidanzata di Ludovico.  Favino riesce veramente a richiamare in vita  il meglio dell’antica Commedia dell’arte:  mimica, arte dell’affabulazione, recitazione  caleidoscopica  e  simpatia irresistibile lo portano a fare del suo ruolo il collante di tutto lo spettacolo: ora cameriere pasticcione che fa letteralmente volare fuori di scena un suo vecchio e scassato  “collega”, ora pecoreccio ma efficace seduttore, ora  sgangherato morto di fame. E così la trama si rivela solo un esile pretesto per tutta una serie di scenette, siparietti e battute esilaranti scandite dalle celebri canzoni anni trenta ( Baciami Piccina, Pippo non lo sa, etc,) con il pubblico che viene spesso “chiamato in causa” senza che si riesca a comprendere se la cosa sia stata o meno preparata.

Il cast è lo stesso dello scorso anno (gli attori del gruppo Danny Rose, che si alternano per tutta la tournee nei 12 ruoli previsti)  e ha dimostrato lo stesso perfetto affiatamento e piena padronanza dei ruoli:  bravissimi tra gli altri  Fabrizia Sacchi, nel doppio ruolo di Rocco/Rachele, ora finto gangster un po’ pasticcione ora innamorata tenera e smaniosa; Pietro Ragusa, un Ludovico … villoso,  compassato e sospiroso insieme. 

Gioco di squadra nel migliore stile, con un “mattatore” che però lascia spazio e anzi valorizza il talento degli altri; la regia, le scene di Luigi Ferrigno, i costumi spiritosamente “clowneschi” di Alessandro Lai, le luci di Cesare Accetta, le coreografie di Gabriele Foschi: tutto contribuisce a uno spettacolo godibile e divertente, da  non perdere  anche se lo si è già visto lo scorso anno.

Repliche fino a domenica 9 novembre, ore 20,45 (domenica 15,45)

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