L’immagine della città e la città per immagini

San Gimignano, la Manhattan del medioevo

Imitando Leonardo guardiamo il territorio urbano a volo d’uccello come ci insegnano gli antichi

di Massimo Tosi

San Gimignano, la Manhattan del medioevo

La rappresentazione della città e del territorio è un tema affascinante che ha accompagnato lo sviluppo della civiltà. Potremo citare innumerevoli esempi fin dagli albori della storia dell’arte, anche se la possibilità di cogliere la veduta d’insieme di un centro urbano non è sempre stata un ideale soddisfatto.

Prima della possibilità di scattare foto aeree, bisognava infatti far volare la fantasia e avere la capacità di rappresentare lo spazio regolandosi con le leggi della prospettiva. Ecco quindi come grandi artisti, per esempio Giotto e Ambrogio Lorenzetti, non conoscendo quelle elementari norme, nell’accingersi a rappresentare il primo Arezzo e il secondo Siena, hanno commesso errori spaziali e dimensionali tali da fallire l’immagine della città; tuttavia le loro opere sono congeniali ai temi e innovative.

Nell’affresco del Buon governo, Ambrogio esprime, infatti, l’essenza della rappresentazione didascalica e didattica, entra nei vicoli, nelle piazzette e, con gli spaccati, all’interno delle case, per presentare lo svolgersi di una vita attiva e felice, manipolando a suo piacere uno spazio non certo prospettico, per provare la validità dell’assunto iniziale e cioè che col Buon governo tutto funziona e i cittadini vivono in serenità.

Anche Leonardo, due secoli più tardi, animato da uno spirito diverso, maggiormente legato alla ricerca scientifica, tenterà di rappresentare lo spazio nelle celebri mappe della collezione Windsor: rappresentando La Valdichiana e il Bacino dell’Arno  con un’ardita visione da lui definita a volo d’uccello.  Leonardo immagina di essere sulle ali di un uccello e vedere le valli, i monti e i fiumi della Toscana: una Toscana punteggiata di centri murati e percorsa da una rete di fiumi e torrenti. Questa rappresentazione risponde all’esigenza di ordine scientifico che anima la sua mente razionale: fornire una carta geografica con altitudini e distanze e al tempo stesso mostrare il paesaggio come si vedrebbe dall’alto, facendo capire la conformazione  orografica del territorio per studiarne meglio i fenomeni  come l’impaludamento e le alluvioni.

La raffigurazione grafica della città è quindi una manipolazione della realtà nell’impossibilità di poterla rappresentare oggettivamente. Con la foto aerea questo problema è risolto, ma non si raggiunge lo scopo didascalico, infatti la foto spesso nasconde le emergenze importanti, costringendo a scattare più immagini che, tuttavia, non sempre soddisfano le necessità narrative.

Il disegno prospettico all’antica rimane perciò l’unica via percorribile per arrivare alla riproduzione della città e del territorio in maniera ragionata, cioè funzionale all’analisi delle peculiarità e delle emergenze. Attraverso lo spaccato prospettico si può poi penetrare nel monumento alla ricerca delle parti significative, ma nascoste. È possibile così liberare il monumento da superfetazioni e aggiunte posteriori e, quindi, attraverso questa  manipolazione offrire ulteriori possibilità di lettura, possibilità negate alla fotografia.

San Gimignano: la Manhattan del Medioevo

La veduta a volo d'uccello inquadra il sistema originalissimo delle due piazze triangolari con basi tangenti all'asse viario principale della città.

Questa via non è la Francigena, che percorre la città di San Gimignano in lunghezza, da porta San Giovanni, direzione Siena, a porta San Matteo, direzione Volterra-Pisa.

La città, come del resto Siena, è figlia della strada e nella strada si concentrano le attività economiche e commerciali che hanno consentito lo sviluppo urbano.

Non solo quindi ospizi per i pellegrini diretti a Roma, ma fondachi e stalle per i mercanti determinano la fortuna del centro valdelsano in età comunale.

La struttura urbana, che si andò formando fra la seconda metà del XII secolo e i primi decenni del Trecento, è rimasta sostanzialmente intatta, limitati sono infatti gli interventi nei secoli successivi. Non secondario, nello sviluppo urbano, anche il collegamento viario con Pisa, funzionale ai mercanti sangimignanesi per i loro commerci con l’Oriente. Tracce di questo contatto sono evidenti nella struttura delle case torri e nella presenza in facciata di bacini ceramici provenienti dall’Oriente. Del resto con la crisi della Città Marinara alla fine del XII secolo si ha l’arresto della crescita di San Gimignano.

La zona rappresentata nel disegno corrisponde grosso modo alla struttura urbana interna alla prima cerchia muraria, di cui ancora possiamo ammirare le due porte: dei Becci, verso Siena, e della Cancelleria, verso Volterra.

La prima città nasce attorno alle due fortezze: La rocca di Montestaffoli e il Palazzo fortificato del Vescovo; in mezzo corre la Francigena.

Le due piazze corrispondono a due funzioni distinte: quella economica della mercatura e del cambio in piazza della Cisterna, e quella pubblica, civile e religiosa, con il palazzo del Podestà e la Collegiata, in piazza del Duomo.

Naturalmente il tessuto urbano più alto e nobile si concentra nelle due piazze, sedi di strutture pubbliche e religiose nonché delle dimore private più belle, rese ancor più sorprendenti dalle poderose torri in pietra, simbolo di prestigio e di ostentata ricchezza.

Nel disegno è stato usato lo spaccato per i monumenti più significativi per poter leggere e capire quanto di importante celano le vetuste murature. Nel Palazzo Pubblico è visibile la Sala di Dante con la maestà di Lippo Memmi, che ripete in maniera evidente il modello senese dipinto da Simone Martini nel Palazzo Pubblico di quella città. È noto che il pittore, oltre da essere uno stretto collaboratore, era anche cognato del celebre artista senese. Dal salone, attraverso una porta retrattile, anticamente si accedeva alla Torre Grossa, alla cosiddetta Camera del Podestà. Qui lo spaccato mostra il forziere che conteneva il tesoro della città e gli affreschi di Memmo di Filippuccio che, essendo privati e quindi non visibili al popolo, rappresentavano scene erotiche.

Altro spaccato sul Duomo, che risulta essere completamente dipinto sulle pareti laterali e nella controfacciata. Affreschi importanti di scuola senese, da Taddeo di Bartolo al Barna, che morì cadendo dall’impalcatura mentre dipingeva la grande Crocifissione. Nella navata di destra uno spaccato mostra l’interno della cappella dedicata a Santa Fina, la Santa giovanetta a cui la devozione popolare attribuisce molti miracoli. La cappella rinascimentale, progettata da Benedetto da Maiano, reca due celebri affreschi del Ghirlandaio dedicati alla Santa.

Il tipo di rappresentazione è quindi congeniale a una visione didascalica e didattica ed è di grande aiuto nella comprensione e nella valorizzazione  dell’insieme architettonico, senza dubbio uno dei momenti più alti dell’arte italiana. 

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