Editoriale

La fine della democrazia e la fine del tempo che conosciamo. Il futuro? Una dolorosa post-democrazia

Si alimenta il conflitto sociale per dividere il popolo, si liberano fisco e magistratura che schiacciano i diritti dei più deboli e determinano la politica

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

onfessiamo ai nostri lettori di essere preda di un annichilimento depressivo e ammutolente. Le cronache, che anche noi proviamo a registrare, ma ancor di più la quotidiana verifica della sconcertante realtà politica e sociale nella quale siamo immersi, ci toglie la parola oltre che il respiro.

Elenchiamo disordinatamente e in maniera incompleta i disastri che stiamo vivendo e che sono destinati a toglierci qualunque speranza di futuro:

Potere giudiziario incontrollato e incontrollabile che determina la politica, le sue scelte e i suoi indirizzi,  e esercita sui cittadini un'oppressione (tramite l'azione giudiziaria persecutoria libera e insindacabile e la altrettanto libera e insindacabile generosità nei confronti di assassini e stupratori) degna di tempi pre-illuministici.

Fisco intransigente con il ceto medio e i piccoli evasori o debitori, ma disposto a trattare con i grandi evasori. Già, perché tale fisco contro i poveretti -che certo se non hanno soldi per pagare quanto richiesto loro, figuriamoci se ne hanno per pagarsi un avvocato e un fiscalista che li difenda contro pretese spesso odiose - è supportato da quei magistrati giudici tributaristi che hanno il potere (e naturalmente lo esercitano senza pietà sempre contro chi è indifeso) di velocizzare e rendere esecutivo in poco tempo un pignoramento che normalmente interviene dopo qualche mese dalla contestazione del debito, anche per dare tempo al disgraziato di trattare la rateizzazione ecc. Viceversa quegli stessi giudici, che pignorano senza pietà e pensiamo con il gusto derivante dall'esercizio del potere su chi non può difendersi e in nome della "giustizia", si fermano o vengono fermati di fronte alla forza economica di chi può pagarsi avvocati difensori o solo essere lasciato in pace per meno nobili motivi.

Democrazia di fatto sospesa. Quando si parla troppo di democrazia appellandosi ad essa per giustificare ogni azione, significa che essa viene violata con ipocrita consapevolezza. È democratico dare 80 euro ad una sola categoria sociale ignorando quelle che stanno peggio, come per esempio tanti pensionati? È democratico bloccare lo stipendio solo ad alcuni statali e sbloccare quello di altri? È democratico rottamare una generazione (dai 50 in su) solo perché anagraficamente incompatibile con chi governa in nome del rinnovamento che evidentemente è solo anagrafico ma non qualitativo? È democratico dare come diritto inalienabile agli immigrati quello cui non hanno diritto i nostri poveri e i nostri anziani, per esempio vitto, alloggio, trasporti, e diaria a spese della comunità? È democratico esercitare il potere repressivo di fisco e magistratura verso chi non ha i mezzi per difendersi adeguatamente? È democratico affidare all'Europa la gestione del nostro paese permettendole di schiacciarci al punto da renderci poveri e debitori tanto da prendersi, non solo il nostro patrimonio, ma anche la gestione di tutto ciò che ci riguarda? E l'elenco potrebbe continuare all'infinito, anzi invitiamo i nostri lettori a completarlo.

A queste tre grandi criticità (come si usa dire), che come si vede sono strettamente interconnesse fra loro, andrebbero aggiunte tutte quelle che da esse derivano e che comporrebbero un elenco lunghissimo di disastri tutti riconducibili ai tre suindicati. Fra questi non possiamo tacerne uno indotto: il crescente conflitto sociale, che potrebbe trasformarsi pericolosamente,  fra le varie categorie di cittadini e di lavoratori sapientemente attizzato dai vari interventi del governo che, perpetrando ingiustizie, procede al divide et  impera di antica memoria. Già perché il popolo preferisce scagliarsi contro il privilegio del vicino e dunque contro il vicino, piuttosto che contro chi ha stabilito tale ingiustizia o non fa niente per eliminarla.

Ecco, cari amici, perché non abbiamo più voglia di scrivere, di protestare, di denunciare. Vediamo il nostro mondo andare alla deriva. Il '900 è stato il secolo breve della democrazia partecipativa, delle rivendicazioni sociali ecc ecc , quel secolo è finito e ci aspetta una lunga agonia che ci condurrà ad altri lidi.

Il '900 bene o male è stato il nostro secolo, in quello siamo nati, cresciuti ed educati e seppure ne abbiamo criticato le istanze, ne abbiamo comunque anche involontariamente assorbito l'essenza. Un tempo che muore, portando con sé una rovinosa sconfitta e un disastroso retaggio sociale, fa male anche se era un tempo sbagliato, soprattutto fa male perché fanno paura i tempi che ci si prospettano. Non sarà una marcia indietro ai tempi pre-democratici come li abbiamo conosciuti, ma una marcia avanti verso una post- democrazia e non sarà piacevole.

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