Editoriale

Imre Nagy, martire ungherese. Togliatti intercesse per lui: giustiziatelo dopo le elezioni italiane

In un libro la storia del comunista magiaro ucciso dai comunisti sovietici che repressero nel sangue la rivolta del '56 anche su consiglio del Migliore

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

er oggi  solo un semplice ma pressante invito, trascurando l’attualità politica e facendo così attenuare l’irritazione, stavo per usare termini più pesanti, provocata dall’indisponente uscita di Toti sui partiti minori, disprezzati ed considerati miseri portatori d’acqua, uscita quanto meno antidemocratica, sempre stando su toni ultradiplomatici.

L’invito, che è anche una richiesta moralmente significativa, nasce cogliendo un’opportuna segnalazione fatta da Dino Messina colta nella biografia dedicata da Romano Pietrosanti a Imre Nagy, un ungherese comunista. Vita e martirio di un leader dell’ottobre 1956, Firenze, Le Monnier.

Nel corposo lavoro (ben 462 pagine) un lungo capitolo è riservato alla sottolineatura del forte peso che Palmiro Togliatti ebbe non solo a proposito dell’intervento sovietico repressivo della rivolta per la libertà, ma anche – momento mortificante e squalificante per l’ Italia, in cui troppe vie e piazze ci ricordano il piemontese – nella decisione della condanna capitale, inflitta al legittimo capo del governo di Budapest.

In una lettera inviata al Comitato centrale del PCUS il 30 ottobre 1956 Togliatti denunzia la possibilità che la "direzione reazionaria" assunta dai fatti ungheresi potesse recare gravi lesioni all’unità dello stesso. Secondo Pietrosanti la missiva, chissà mai perché citata in sole tre parole in una delle più importanti biografie di Togliatti, quella di Agosti, determinò il successo dell’ala staliniana, guidata da Molotov, favorevole ad un rinnovato e decisivo intervento.

Secondo Janos Kadar, capo del nuovo governo vassallo dei sovietici, in un incontro svoltosi a Mosca con Togliatti il 10 novembre 1957, quest’ultimo avrebbe chiesto  una sola cortesia, quella di rinviare l’esecuzione ad una data successiva alle elezioni italiane, fissate il 25 maggio 1958. E’ l’ennesima prova di cinismo raffinato più volte dimostrato. Non dovrebbe essere l’atteggiamento tenuto durante la "rivolta controrivoluzionaria"  e la posizione assunta contro Nagy, occasione e stimolo per i consiglieri comunali di FI e di FdI dei centri, in cui siano state intitolate strade e piazze al "Migliore", per convinte e decise richieste di una cancellazione? 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 17/09/2014 12:34:23

    Questo editoriale dedicato al leader della rivoluzione ungherese dimostra come noi italiani non abbiamo memoria storica. Infatti i fatti d'Ungheria sembrano dimenticati, anche se sono la dimostrazione di quello che è stato il comunismo. I suoi eroi, il comandante Malater o lo stesso cardinale Mindtzenty, nessuno più li ricorda e magari i libri di storia non gli dedicano nemmeno la menzione. NOn parliamo dei giornali poi , viste le polemiche giornalistiche che c'erano state all'epoca, anche se io ero ancora bambino. Quanto al comportamento di Togliatti e di tanti altri poi si leggono grandi elogi, dimenticando infatti le vicende reali e cioè il servizio a favore dell'Unione Sovietica.

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