Editoriale

Economia. Il piano B di Capezzone: abbattere tasse e spesa

Semplice, ma non lo vuol fare nessuno, e va sempre peggio

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

urante il mio primo anno d’università, nell’’82 mi pare, è passato troppo tempo, esclusivamente per ragioni “tattiche” inerenti al mio piano di studi, dovetti allora introdurre un esame che in effetti con la Storia dell’Arte non c’entrava – almeno a mio avviso – molto: Economia Politica.

Mi ricordo che, dal momento che non era proprio la materia a me più confacente, diciamo che non ci capivo un’acca, mi sacrificai a seguire le due lezioni settimanali del fu Prof. Gaetano Ferro, insigne economista. Il mio sforzo, non certo la mia competenza in materia, venne premiato con il voto più basso del mio libretto: un ventiquattro, che mi parve un trenta con lode, bacio accademico e saltimbocca alla romana. Carpiato.

Tutto questo per farvi sapere che il sottoscritto di economia è realmente ignorante ed incompetente.

Il mio rapporto con il denaro infatti è sempre stato disastroso, persino per fare la spesa al supermercato se non ci fosse mia moglie farei dei danni apocalittici alla nostra economia familiare.

Ora, se io che non sono proprio Keynes, ho potuto comprendere ed apprezzare e condividere oggi, totalmente, le tesi e le risposte economiche date da Daniele Capezzone nel suo ultimo libro elettronico Per la Rinascita.  Software liberale per tornare in partitavuol dire che le cose sono state esposte in un modo talmente limpido, semplice, esaustivo ed efficace che persino io posso applaudirle.

Non entrerò pertanto nel merito tecnico del testo, non sarei in grado, ma le tesi affermate da Capezzone incontrano il mio favore. Innanzitutto perché persino a me pare evidente che detassare, riducendo le spese pubbliche, sia l’ovvia risposta alla tragica situazione di questo paese.

Invece viene fatto l’opposto. Si vuole così offrire una nuova possibilità a chi è, anche comprensibilmente, deluso dall’operato non proprio brillantissimo del Centrodestra, di tornare ad avere fiducia cominciando a ritornare a votare e a non assentarsi, lasciando così campo libero alla necropolitica della Sinistra.

L’autore, con onestà alquanto rara anche nelle file liberali, riconosce dunque una serie di responsabilità da addebitarsi proprio alla “destra” seppur precedute e dovute ad antiche e quasi insanabili colpe della Sinistra.

Nel libro, nell’e-book anzi - che in effetti è altra cosa da un libro di carta - ma in questo caso ben venga, vengono prospettate concrete proposte, linee guida, idee fattibili ed applicabili e non soltanto mere teoresi appunto da cattedra universitaria.

Un “Piano B” lo ha più volte definito Capezzone. Temo che però il nostro paese necessiti anche di una piano di emergenza, uno di riserva e uno di salvezza, oltre al “Piano B” da quello A di Renzi.

Certo attualmente la compagine del Centrodestra è, come avrebbe detto Paolo Guzzanti nel Profeta di Quelo anni fa, in “grossa crisi”.

Ciò che più ho apprezzato dell’impresa di Daniele Capezzone, è però qualcosa che, almeno oggi egli ha appena accennato, ovvero il desiderio, spero presto realtà, di poter realizzare un “Laboratorio Culturale 2.0” dove vi siano “contenuti” reali e non chiacchiere.

Questo è un bel progetto che approvo pienamente, e voglio, in questo caso però mi permetto di entrare nelle mie materie, ricordare all’Amico Daniele, alcune semplici cose che egli certamente sa già benissimo:

Ricordi che, contrariamente a quanto disse Tremonti, con la Cultura ci si mangia, o meglio ci si mangerebbe se ci fossero le persone capaci nei posti giusti.

Ricordi che i “contenuti” valgono quanto i “contenitori”, non si può avere un’etica senza un’estetica.

Ma soprattutto mi permetto di rammentagli – è forse l’unica cosa che ho imparato seppur con ritardo da quell’esame di economia politica di tanti anni fa – che la Cultura, l’Arte, insomma tutti quei Beni che l’Italia possiede in così larga copia e che tanto deprezza, sono strettamente e  indissolubilmente legati all’economia, alla ricchezza e dunque anche al denaro.

Una tela di Guido Reni, una pala del Tiepolo, un Sansovino, un Sebastiano del Piombo, una statua romana, una villa liberty sono un valore economico tangibile!

Questo fino ad oggi è stato applicato in minima parte.

Un Ministero del Tesoro dovrebbe essere tutt’uno  o comunque solidale con il Ministero dei Beni Culturali. Quello è il nostro “oro” inesauribile.

Se questo non verrà fatto tra pochi anni la deriva del paese ove viviamo sarà inarrestabile. Continuando così dovranno svendere, svendere tutto ad una nuova forma di barbarie e di inciviltà fatta da Brand, da Logo, da marchi industriali.

Sulla cuspide di Sant’Ivo alla Sapienza campeggerà la M del McDonald. Questo meraviglioso paese finirà smembrato in lotti da asta, si trasformerà, nella migliore delle ipotesi, in un immenso “parco a tema”, una sorta di DisneyWorld con ruderi, antichità, monumenti ed opere d’arte infarcite di turismo enogastronomico marcato USA o Germania.

Sono un profeta di sventura? Prevedo l’apocalisse? No, temo le persone, le leggi e soprattutto “chi pon mano ad esse”. Speriamo che qualcuno ascolti ciò che sta scrivendo Capezzone ed il tentativo di Sylos Labini. Potrebbe essere l’ultimo treno prima di una lunga notte.

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da Dalmazio il 08/07/2014 19:36:18

    Troppo gentile, ma temo che il mondo non ne potrebbe sopportare un altro figuriamoci fossero pure tanti! ;)

  • Inserito da ghorio il 08/07/2014 17:46:34

    E pensare che una volta, parlo anni 60 e anni 70, c'era l'orgoglio culturale dell'area di centrodestra. Basta andare a sfogliare le terze pagine dei giornali di area o i tanti appelli , parlo periodo 1975, i tanti appelli a firma deli intellettuali di area, in contrapposizione alla sinistra. Poi è arrivata la cosiddetta seconda Repubblica, con almeno, dieci anni di potere, ma la cultura e l'impegno intellettuale di centrodestra è quasi caduto nel dimenticatoio. Naturalmente in termini di iniziative culturali, riviste di riferimento, settimanali di riferimento e anche quotidiani, con i cosiddetti intellettuali, in ordine sparso, e che si guardano in cagnesco. Naturalmente ci vorrebbero tanti Dalmazio Frau.

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