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Maientag

Sulla riva del flumen frigidum, l’Adige dei Latini, le traiettorie fischianti delle rondini si inseguono

La progressione dell’oscurità è rapida quando il sole è scomparso e i monti sono ora oscuri, l’acqua che scorre è pure una massa scura...

di Piccolo da Chioggia

Sulla riva del flumen frigidum, l’Adige dei Latini, le traiettorie fischianti delle rondini si inseguono

E’ arrivato il maggio. Sulla riva del flumen frigidum, l’Adige dei Latini, le traiettorie fischianti delle rondini si inseguono. Le “beazze”, le scaglie di ghiaccio che galleggiavano sulle fredde acque del fiume lungo il lento corso in pianura sono solo lo sfocato ricordo delle stagioni invernali di oltre un secolo addietro. E da tempo che non vengono purtroppo più avvistate. E’ il far della sera e se guardo a ponente il tramontare del sole sotto i cirri lontani, rosati e violacei, l’acqua corrente del fiume si tinge d’argento e rosa e il quadro di riflessi mobili ch’essa mi offre si incornicia nel verde pieno e cupo degli alberi sulle rive, i salici gli olmi i carpini, bagnati dalla pioggia intermittente di questi giorni. A settentrione i monti delle Prealpi si ergono muti e sulle loro creste luccicano rosati, agli ultimi raggi luminosi del dì, le poche nevi rimaste e rinnovate da qualche attardata tempesta. Agguato di retroguardia dell’inverno appena concluso. L’aria è chiarissima e sui rilievi si distinguono a occhio i paesi, le macchie forestate, i poggi sulle alture. Arriva l’oscurità del crepuscolo e sui cespugli lambiti dall’acqua corrente lungo il sentiero che percorro ecco che appare come un fresco miracolo lo scintillio a traiettorie luminescenti delle prime lucciole. Mi arresto a contemplarle. Poco lontano, dall’allevamento di cavalli che segna la metà del mio cammino arriva qualche nitrito. Ora il cielo a levante si fa carico di celeste iscurito sulla linea disegnata dalle cime degli alberi. Alcuni strati sopra di esso sono rosa per i raggi del tramonto che anticipa così la promessa dell’aurora che seguirà la notte che sta per arrivare. Continuano e danno forma ad una sorta di vapore luminoso le lente traiettorie intermittenti delle lucciole occupate intorno al cespuglio. Dopo i nitriti è solo il sommesso scorrere delle acque che rompe il silenzio. 


Rammento che in estremo Oriente è il pennello intinto nell’inchiostro di China dal poeta Li Po ad aver tracciato per una lucciola solitaria, gli ideogrammi di una poesia. L’avevo trascritta


                                 Se la pioggia non ti può spegnere

                                 e il vento ti ravviva

                                 perché non sali al cielo

                                 a brillare come una stella

                                 accanto alla luna? 


D’un tratto per la forza irresistibile del caso o vuoi della fantasia poetica, queste note vibranti dall’Oriente ricreano hic et nunc  in questo quieto e freddo perimetro fluviale Atestino l’esatta traduzione nella realtà del quadro che doveva essersi presentato a di Li Po: il mio occhio segue il volo di una lucciola sui cespugli umidi che si è staccata dal suo sciame indaffarato. La progressione dell’oscurità è rapida quando il sole è scomparso e i monti sono ora oscuri, l’acqua che scorre è pure una massa scura, macchie ancora più oscure sono gli alberi a me prossimi e quelli dell’altra riva. Solo un lieve chiarore a levante annuncia che in salita è il disco lunare. Continuo a seguire per curiosità la lucciola anarchica che percorre le volute lente della sua traiettoria e per un attimo si eleva leggermente oltre il fogliame di un rovo per stagliarsi poco più in alto della mia testa nel cielo a levante. A brillare come una stella accanto alla luna appena uscita allo scoperto sopra le cime arboree. 

 

Poscritto 

Li Po o anche Li Tai Pe fu uno dei massimi lirici dell’Impero di Mezzo. Vissuto tredici secoli addietro nell’epoca della dinastia Tang. Nel nostro latino tradotto o forse solo rimaneggiato dal poeta steineriano Arturo Onofri. La sua versione della poesia ho qui riportato con alcune lievi varianti. Mi diletto infatti a far qualche correzione stilistica qua e là nei testi che ammiro e vorrei aver composto io. Una sorta di vanità sulla quale si può essere indulgenti dato che viene esplicitata e ammessa. In fondo si svolge nel panorama rustico come quello di questa passeggiata. Anche mi giova sapere che queste note se ne stanno nascoste entro le pagine della rivista.


Poscritto secondo


Il titolo a queste linee che in tedesco vuol dire “giorno di maggio” è il titolo d’un lied musicato dal compositore Ernst Lothar von Knorr. L’ho scelto perché la passeggiata che mi ha riservato il gradito spettacolo dei volteggi luminosi si è svolta che il sole era ancora alto, e dunque si era nel dì. Il cammino fino all’allevamento dei cavalli è però lungo, in riva al fiume e fra gli arbusti, i roveri, i pruni selvatici delle varie macchie che incontro. Nei pressi dell’allevamento, dopo la svolta che traversa un ponticello su di un rio che versa le poche acque nella corrente del fiume, il sole è già trascorso al suo tramonto pomeridiano. Cielo e aere sono ancora sospesi nella luce degli ultimi raggi proiettati e non è ancora cominciata quella fase di attesa dell’ombra che è il crepuscolo. Ma è questione di poco. In pochi passi si è nella sera. Voltandomi indietro vedo nitido il ponticello transitato, ma le acque del fiume ora non luccicano più all’ultimo vapore di luce. Cala lievissimo e continuo il mantello d’oscurità ed è qui che mi si fa incontro, con il paesaggio a me intorno ancora perfettamente distinguibile e sopra un arbusto che costeggio camminando la prima lucciola. 


Ma Maientag alberga pure altre cose rammentate: le note del lied facevano da epigrafe alla pagina iniziale del poemetto “La parole obscure du paysage interieur” di Julius Evola. Il quale fu molto in contatto con Arturo Onofri durante quella oggi assai difficilmente ricostruibile temperie romana dei primi anni venti nella quale al futurismo si associarono astrazione mistica, idee steineriane, occultismi vari e pure traduzioni o forse meglio introduzioni importanti per la nostra cultura, allora davvero in avanguardia: a Lao-Tzè dedicava un interessante volumetto Evola, Li-Po e altri poeti della Cina antica venivano tradotti da Onofri. 

 


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