Film da vedere

Capitan Harlock, una bandiera che vuol dire libertà

Un fascino dovuto al rinnovarsi di un mito contemporaneo adattato a questi tempi oscuriUn fascino dovuto al rinnovarsi di un mito contemporaneo adattato a questi tempi oscuri

di Dalmazio Frau

Capitan Harlock, una bandiera che vuol dire libertà

Non amo il cinema in 3D. Mi fa bruciare gli occhi e detesto gli occhialini. I migliori film della mia vita li ho visti tutti in maniera tradizionale e il senso della meraviglia non è mai mancato, anche senza la “terza dimensione”, comunque passare il primo dell’anno a vedere “Capitan Harlock” era un’occasione da non perdere, quindi siamo andati a vederlo.

Ricordo il cartone quando uscì in tv nel ’77 e anche se non ero già più bambino mi piacque subito. Era “goth”, “dark” come il movimento di ribellione appena nato ma non così tanto, era romantico, triste, avventuroso e controcorrente. Era il Corsaro Nero proiettato nel futuro pensato dai giapponesi.

Il resto dell’eroe dal nero mantello che solca i cieli del cosmo a bordo dell’astronave Arkadia è noto. Il successo produrrà nuove serie animate e nuove storie che approfondiranno sempre più il personaggio di Capitan Harlock ed i suoi comprimari trasformandolo in mito dei giorni nostri.

Premetto che non ho mai compreso chi – ma questo è un fenomeno tipicamente italiota – abbia voluto appiccicare a questa figura l’etichetta di “destra”. Harlock è un “pirata”, un “libero principe” individualista, un anarchico che combatte per un ideale di libertà e che non vuole né padroni né domini. È, il suo prototipo, al più da ritrovarsi nell’anarca jungeriano che non nel tipico eroe tutto legge ed ordine.

L’Arkadia ci fa sognare perché spezza l’ordine costituito, inalbera un vessillo nero e attraversa gli spazi siderali in perfetta indipendenza.

Così, ritornando al film di Aramaki, accolgo con piacere le innovazioni goticheggianti e tenebrose con cui è stato realizzato.

Il Capitano è un nuovo “Olandese Volante” dove al posto del patto con il Diavolo vi è stato un suo “errore” compiuto con la “Materia Oscura”. Un errore a fin di bene ma pur sempre tale, che non soltanto gli ha fatto distruggere la Terra ma lo ha mutato in uno spirito irrequieto e umbratile ancor più unito alla sua nave, l’Arkadia, ora decisamente più “aliena” e spettrale.

Un vascello senziente, carico di spettri e immortale, in grado di autoripararsi ed invincibile, perennemente avvolto in nubi tempestose ed inoltre chi ha concepito il film ha saputo prendere da altri scrittori, come l’uso delle Armature Spaziali e delle Asce dovuto alla fantasia di E. E. “Doc” Smith negli anni Trenta.

È un Harlock amletico questo, un Capitano che ammette i propri sbagli ed i suoi dubbi ma non per questo cede e rinuncia a combattere facendosi carico anzi dei propri errori e ponendovi rimedio.

Immortale controvoglia, siede sull’alto scranno della plancia, sta impavido al timone negli scontri colossali tra le astronavi, sotto il fuoco delle torrette a impulso e danza, duellando con la sua spada, tra i soldati nemici negli arrembaggi.

Un bel film, anche senza il 3D ed il “motion capture”, perché rinnova un mito contemporaneo senza snaturarlo, semplicemente adattandolo a questi tempi oscuri.

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